RECENSIONI
Carlo Martigli
999. L'ultimo Custode
Castelvecchi, Pag. 472 Euro 18,50
Chi era il conte Pico della Mirandola e perché nel 2007 a più di 500 anni dalla sua morte (e la notizia è vera) è stata riesumata la sua salma (sulla quale, evidentemente, nulla di ciò che si cercava è stato trovato)? Carlo Martigli, autore alla seconda opera di narrativa, prova a rispondere con questo straordinario romanzo storico; molto, molto più interessante e intelligente del Codice Da Vinci a cui è stato, forse giustamente, accostato. Ci prova rimettendo in campo tutti i personaggi di quell'epoca, il 1497, anno in cui non solo Pico pubblicò le sue novecento tesi per dimostrare che esisteva un solo Dio comune a tutte e tre le religioni monoteiste, ma le ulteriori novantanove: le ultime tesi in cui dimostrava che il vero Dio creatore degli esseri umani in realtà è Donna, e non femmina (l'etimo di quest'ultima parola infatti deriva dalle radici fe e minus, 'minor fede'). Scoperto il tentativo di diffondere le sue tesi (e addirittura di organizzare un Concilio interreligioso a Roma), papa Innocenzo VIII alleatosi con Rodrigo Borgia e venuto in possesso delle copie incriminate decide non solo di farle sparire ma di mettere in atto quella che nella storia rimarrà famosa come la caccia alle streghe, basata su un testo, il Malleus Maleficorum, con cui si bruceranno, in tutta Europa ma soprattutto in Germania, Francia, Spagna e Italia, migliaia di donne accusate di ogni tipo di malefatte e collusioni col Maligno. Lo scopo era chiaro. Seppure le tesi del Dio Donna fossero sfuggite di mano e magari fossero per sbaglio venute alla luce, una tale campagna denigratoria avrebbe dovuto contrastarle e screditarle. Il romanzo si svolge in due epoche. Nel 1497 il conte della Mirandola dovette affidare a un suo fidato amico, l'unico che gli si rivelò fedele e protettore, la custodia dell'unica copia rimasta del libro con le sue novantanove tesi; era Ferruccio De Mola, discendente dell'ultimo cavaliere templare, Jacques De Molay, ucciso barbaramente da Filippo il Bello di Francia. Poi si salta nel 1938. E' l'anno delle leggi razziali italiane contro gli ebrei. Il regime nazista è venuto a sapere dell'esistenza delle novantanove tesi e vuole assolutamente recuperare il volume che, da Ferruccio in poi, è stato gelosamente tenuto segreto, grazie al lavoro di protezione svolto da un Ordine chiamato Omega, e le cui riunioni si tenevano a palazzo dei Georgofili a Firenze. Lo stile di Martigli è volutamente ricco di arcaismi e la lingua fluisce leggera ma gradevole, in un rifiorire di aggettivazioni inusuali e di sostantivi ricercati. E' evidente che dietro la stesura di questo romanzo si celi uno studio dettagliato e prolungato sugli usi e costumi delle epoche in questione (sono perfette le descrizioni degli abiti, delle pietanze servite, le collocazioni geografiche dei luoghi in quel tempo) ma anche dei fatti e delle cronache, politiche e sociali, di un'era che, a volerla davvero ripercorrere, nasconde molto più di quanto fino ad oggi si sia voluto far credere. E', infatti, il Rinascimento italiano, uno dei momenti più alti della storia dell'intera umanità (decisamente meno il periodo fascista); qualcuno ha tramato affinché le scoperte fatte dagli uomini di quel periodo passassero sotto silenzio, o tardassero a imporsi per l'importanza che effettivamente hanno. L'ultimo custode prova a rendere giustizia a un personaggio che i libri di scuola sfiorano appena. Le cui idee sono alla base non solo della moderna New Age (quella seria) ma le fondamenta di quel possibile cambiamento di cui il mondo, oggi più che mai, avrebbe bisogno. Ma, come ci ricorda il protagonista nell'ultima pagina; è davvero l'attuale il tempo giusto?
di Adriano Angelini
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