RECENSIONI
Max Blecher
Accadimenti nell'irrealtà immediata
Keller editore, Pag. 167 Euro 13,50
In piccoli oggetti insignificanti: una piuma nera di uccello, un libriccino banale, una vecchia foto con figure fragili e inattuali, che sembrano soffrire di una grave malattia interiore, un simpatico portacenere in ceramica verde, a forma di foglia di quercia, che ancora conserva l'odore di cenere stantia; nel semplice ed elementare ricordo degli occhiali dalle lenti spesse del vecchio Samuel Weber, in siffatti oggetti domestici e minute decorazioni ritrovo tutta la malinconia della mia infanzia e quell'essenziale nostalgia dell'inutilità del mondo che mi circondava da ogni parte come un mare dalle onde impietrite.
Se lo scrittore rumeno Max Blecher fosse un contemporaneo (in realtà nacque nel 1909 e morì nel 1938, ad appena ventinove anni, per una tubercolosi spinale) avrebbe fatto una 'fine' certamente diversa. O sarebbe finito in un reality a raccontare le sue strane 'connessioni' con gli oggetti, o sarebbe caduto nelle grinfie di un Cassano qualsiasi (Cassano psicoterapeuta, non il calciatore... ma sulla rozzezza di entrambi scommetterei pure mia madre), magari con qualche seduta di elettrochoc.
L'animismo esasperato ed esasperante del protagonista della storia, che intuisce negli oggetti e nella materia in generale la causa essenziale dei suoi black out esistenziali, è la chiave di volta di questo romanzetto inedito in Italia (come inedita è la figura stessa di Max Blecher, che durante il periodo del regime comunista fu praticamente dimenticato, per poi risorgere nel dopo post muro di Berlino e rivalutato fino a considerarlo alla stregua di un Kafka o di un Bruno Schulz... esageratamente, siamo onesti). Sì perché le 'interruzioni' che l'uomo subisce sembrerebbero prodrome di esiti ancor più drammatici: Penso che se dovesse nascere in me l'impulso verso uno scopo in questa vita e se questo istinto dovesse essere collegato a qualcosa di realmente profondo, essenziale e irrimediabile dentro di me, allora il mio corpo dovrebbe diventare una statua di cera all'interno di un museo e la mia vita una semplice e infinita contemplazione dalle vetrine del panoptikum.
L'inconscio dell'uomo, proprio perché attivato in una dimensione parossistica ed onirica, tende persino a trasformare le persone stesse in oggetti perché è l'inanimato quello che lo blocca, ma paradossalmente quello che lo stimola. Parlando del suo amico Paul - per cui nutre una stima ed un attaccamento non troppo lontano dalla dimensione omoerotica – e della moglie di costui che andrà di lì a conoscere, scrive: Al piano superiore di casa Weber, Paul era la figura di cera più enigmatica e più fine. Poco dopo,portò pure la donna cera, che ancora mancava, con gesti e portamento da meccanismo silenzioso.
Il romanzo si apre con la prima avvisaglia delle turbe del protagonista e si chiude con lo stesso che ha sempre più difficoltà a percepire il reale dall'irreale fino a chiedersi semmai ci sia qualcuno che possa svegliarlo da una ormai perenne situazione di 'attesa'.
Sì, probabilmente Max Blecher va riscoperto, come voce insolita e dimenticata dal passato regime, ma non spostiamo troppo l'ago della bilancia verso una dimensione da classico irrinunciabile. Mi sembra, con tutto il rispetto, troppo.
di Alfredo Ronci
Se lo scrittore rumeno Max Blecher fosse un contemporaneo (in realtà nacque nel 1909 e morì nel 1938, ad appena ventinove anni, per una tubercolosi spinale) avrebbe fatto una 'fine' certamente diversa. O sarebbe finito in un reality a raccontare le sue strane 'connessioni' con gli oggetti, o sarebbe caduto nelle grinfie di un Cassano qualsiasi (Cassano psicoterapeuta, non il calciatore... ma sulla rozzezza di entrambi scommetterei pure mia madre), magari con qualche seduta di elettrochoc.
L'animismo esasperato ed esasperante del protagonista della storia, che intuisce negli oggetti e nella materia in generale la causa essenziale dei suoi black out esistenziali, è la chiave di volta di questo romanzetto inedito in Italia (come inedita è la figura stessa di Max Blecher, che durante il periodo del regime comunista fu praticamente dimenticato, per poi risorgere nel dopo post muro di Berlino e rivalutato fino a considerarlo alla stregua di un Kafka o di un Bruno Schulz... esageratamente, siamo onesti). Sì perché le 'interruzioni' che l'uomo subisce sembrerebbero prodrome di esiti ancor più drammatici: Penso che se dovesse nascere in me l'impulso verso uno scopo in questa vita e se questo istinto dovesse essere collegato a qualcosa di realmente profondo, essenziale e irrimediabile dentro di me, allora il mio corpo dovrebbe diventare una statua di cera all'interno di un museo e la mia vita una semplice e infinita contemplazione dalle vetrine del panoptikum.
L'inconscio dell'uomo, proprio perché attivato in una dimensione parossistica ed onirica, tende persino a trasformare le persone stesse in oggetti perché è l'inanimato quello che lo blocca, ma paradossalmente quello che lo stimola. Parlando del suo amico Paul - per cui nutre una stima ed un attaccamento non troppo lontano dalla dimensione omoerotica – e della moglie di costui che andrà di lì a conoscere, scrive: Al piano superiore di casa Weber, Paul era la figura di cera più enigmatica e più fine. Poco dopo,portò pure la donna cera, che ancora mancava, con gesti e portamento da meccanismo silenzioso.
Il romanzo si apre con la prima avvisaglia delle turbe del protagonista e si chiude con lo stesso che ha sempre più difficoltà a percepire il reale dall'irreale fino a chiedersi semmai ci sia qualcuno che possa svegliarlo da una ormai perenne situazione di 'attesa'.
Sì, probabilmente Max Blecher va riscoperto, come voce insolita e dimenticata dal passato regime, ma non spostiamo troppo l'ago della bilancia verso una dimensione da classico irrinunciabile. Mi sembra, con tutto il rispetto, troppo.
di Alfredo Ronci
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