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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Charles Simmons

Acqua di mare

BUR, Pag. 157 Euro 8,40
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...la luna sopra le reti/che sembrano piangere/acqua di mare negli occhi miei/ultima sera con te. Chi ha più di quarant'anni forse ricorda questi versi esiziali: appartengono all'hit estivo, Acqua di mare, credo, del 1969 di Romina Power. Ma ci fu, andando più indietro, un Sanremo '53 con un Acqua di mare! Acqua di mare! Acque amare più dolci d'un bacio d'amor ... mezzo fiasco di Katyna (attenzione alla y!) Ranieri e Carla Boni.

Vi chiederete perché queste reminiscenze? Un po' per sfoggio popolar-canzonettistico, un po' per una sorta di equazione struggimento=estate marina che fa anche da sfondo al romanzo in questione.

Che, intendiamoci, è tutt'altra pasta.

Intanto plaudiamo alla BUR (Rizzoli dunque) per questa bellissima collana di scrittori contemporanei che offre spesso inediti ed autori mai pubblicati in Italia. Segnalammo a suo tempo già l'olandese Willem Frederick Hermans con La casa vuota (recensito su queste pagine), uno dei più singolari ed affascinanti racconti sulla Resistenza. Non potevamo ignorare allora questo ottantatreenne scrittore americano, per la prima volta tradotto da noi, che in trentaquattro anni di attività ha pubblicato solo cinque libri (un po' come Pynchon, ma almeno Simmons non fa tutta quella commedia sulla vita appartata e sui misteri d'identità) e che scrisse a più di settant'anni questa storia di primi amori e convergenze.

Acqua di mare è, come spesso si dice, un romanzo di formazione. La vicenda di un sedicenne che s'innamora di una ventenne a sua volta concupita dal padre del ragazzo.

Incipit azzeccato: Nell'estate del 1963 io mi innamorai e mio padre morì annegato. Che per carità, per lettori massificati come siamo, potrebbe far sottintendere una linea vagamente noir, debitamente lasciata in sospeso.

No. Anzi ni. Nel senso che la traccia inquieta permane, ma quel che conta e poi alla fine resta è questo gioco asimmetrico di sensazioni e tormenti, di passioni e rivolgimenti.

Protagonista assoluta una famiglia: belloccio il padre quarantenne che potrebbe permettersi le migliore fighe del mondo, promettente il sedicenne, oggetto del desiderio anche di un omosessuale quasi mai sopra le righe (che fortuna eh?), un po' remissiva e a fasi alterne la moglie, assai più scontata. La mamma era l'unica a dirmi cosa dovevo fare e non dovevo fare. Papà mi diceva cosa avrei o non avrei dovuto fare (pag.43). E poi Zina, sorta di deus ex machina, quasi feroce emblema di una giovinezza pericolosa, ma essenziale.

Qualcuno, in vena di finezze, ha parlato anche dell'acqua stessa come protagonista. Simmons pare d'accordo anche nella sottigliezza espressiva di un passo quasi conclusivo: Le onde dal lato dell'oceano lanciavano spruzzi. Credo di avere pianto. Lacrime e acqua di mare hanno lo stesso sapore (pag.145).

Forse sì, ma potrebbero essere dettagli per un romanzo che non disconosce affatto paternità illustri (Primo amore di Turgenev) e che insegna l'arte imperfetta dell'abbandono. Ma c'è un altro insegnamento da parte di Simmons: la piena capacità espressiva dei mezzi letterari. Quando la letteratura è rivelazione immediata, senza orpelli, senza una parola di troppo, senza un ripensamento, che non sia la debole sostanza psicologica dei personaggi in quanto persone, per fortuna diciamo noi, senza certezze.

Acqua di mare, permettetemi l'affronto, è l'altra faccia del Bay watch caciottaro: sempre mare, anche sole, salsedine, gioia di vivere e divertimento. Ma se gli elementi del primo sono falsi e mercantili, quelli del romanzo sono parte di noi. Chi non si è mai abbandonato, nella trance estiva, ad una meditata ed anche dolorosa inquietudine esistenziale?



di Alfredo Ronci


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