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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Claudio Morici

Actarus, la vera storia di un pilota di robot

Meridiano Zero, Pag.222 Euro13,00
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- Tutto

E' il bla bla bla, signora mia, avrebbe detto Arbasino. O parafrasandolo da un articolo: Una volta, quale premio supremo, si promettevano odi non-stop. Adesso, tutta un'eternità di romanzetti tipo boys and girls. [...] Molta scrittura, ma nessuno spiega alla gente perché siano cessati certi antichi frequenti miracoli. [...] Forse avremo presto anche letterature 'deboli', così come analogamente funzionano da tempo i pensieri deboli?

Ma Arbasino non avrebbe mai parlato di lotta del proletariato: qui ce n'è, ma trasformata, com'è intuibile, in uno scarto della new economy. Che fare della vita di un trentacinquenne single che lavora in azienda, ammorbato dal datore di lavoro sempre alla ricerca della produttività a tutti i costi? Nulla, se non spronarlo alla rivoluzione.

Sto parlando non di un libro, ma di un suo derivato, come anche il latte ha: prodotto di una lunga pastorizia, ma oltre la scrematura più parziale. Perché è parto di una sottocultura – che qualche improvvido mecenate dell'astuzia e dei ricordini infantili ha elevato a Cultura – che era a sua volta sottocultura. Un ibrido che, proprio perché in ambito pastorale, fa doppio con le campagne imparentate musicalmente: insomma i cugini castrati degli anni settanta.

Arbasino parlerebbe di debolezza: io di copione stantìo rimacinato pure dal cinema di serie B, dal fantozzismo calato nelle braghe di un fumettista ossessionato dalle creature che crea (Sogni mostruosamente proibiti).

Ma che c'entra tutto questo con la carne? Che carne direbbe qualcuno? Con quella imparentata (eh sì!) con la parola. E' il binomio vincente che fa grandi i romanzi.

Qui, in questa storia, ci si astiene dall'uso: l'autore è vegetariano, con indosso pure un miasmo vago di broccoletti di Bruxelles.



-E il contrario di tutto

Vi è tutto in questo romanzo: il sospetto di un product placement (pubblicità occulta, come scrive Il Manifesto, sì l'ossessione del protagonista per la birra Peroni), ma anche una satira caustica della vita, quella di un pilota di robot che tanto assomiglia a quella di un normale trentenne magari finito tra le grinfie di call center o di un'azienda a responsabilità molto limitata.

Actarus, il pilota di Goldrake, è un'anima persa: sospetta ormai che le operazione per salvare il mondo assomiglino sempre di più alle belliche inutilità imperialiste della politica bushiana. Al mantenimento di uno status quo reazionario,fratello dei fascismi.

In questo romanzo c'è la disillusione dei rapporti umani: Actarus non ha nessun alleato, perché il desiderio di deliberarsi dal giogo delle convenzioni appartiene a lui e forse a pochi altri. Ma i pochi non li incontra. La donna che troverà sulla strada, Roberta, la pacifista bella e un po' anoressica, con la dispensa sempre piena di prodotti equosolidali è solo un inganno.

Libro che è post-tutto. Non appartiene più, come potevano essere i tondelliani anni '80, ad un universo identificabile. Qui siamo di fronte ad un'operazione che tritura ideologia, contenuti e tempo, per un prodotto (un passato, come quello di verdure, mi verrebbe da dire) che sfiora la liquidità. Non letto, addirittura assimilato, o bevuto.

Siamo di fronte ad una svolta nella letteratura? Dove tutto è oggetto di confronto, anche quello che si pensava effimero e frazionatamene generazionale (cioè più che ad una generazione, ad una frazione di essa)?

Comunque se ne dica, un atto di coraggio. Io non lo avrei pensato. Morici lo ha addirittura scritto. Viva!



P.S. Per me le due recensioni l'istesso sono.



di Alfredo Ronci


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