RECENSIONI
Ray Bradbury
Addio all'estate
Strade blu Mondadori, Pag. 172 Euro 15,00
Ho davvero amato quest'uomo e per svecchiare la nostra ammuffita scuola (altro che i provvedimenti deamicisiani della Gelmini) consiglierei di adottare il suo Cronache marziane insieme a I promessi sposi (il romanzo del Manzoni non lo possiamo mettere da parte visto che c'è stato imposto da dio, anzi dalla provvidenza e non se ne può fare davvero a meno). Sarebbe certo stimolante, come certe iniziate culturali francesi: avete visto l'ultima? Quella dove nelle sale rigide di Versailles hanno esposto le migliori opere della pop-art? Ma a chi lo vai a dire? Qui si discetta su grembiulini e sette in condotta, figuriamoci l'adozione di un classico (e capolavoro) dell'età migliore della fantascienza e monumento della malinconia e dell'incomunicabilità.
Ho amato quest'uomo per tutto quello che ci ha dato oltre Cronache marziane. E allora si ricordi soprattutto Fahrenheit 451 (e anche lo splendido film di Truffault) e Il popolo dell'autunno. Ma ahimé detesto le 'consacrazioni' o le inutili insistenze di curatori e traduttori (la traduzione del romanzo in questione è affidato al 'vecchio' e caro Giuseppe Lippi... ma sarebbe il caso che per le sue ossessioni/perversioni fantastiche di carattere letterario cambiasse finalmente registro e direzione) che non riescono a vedere oltre il proprio naso.
Malignamente penso che siamo di fronte all'ennesima santificazione di uno scrittore ora inutile: sono convinto, nonostante i nobel vengano dati alle persone ultrasettantenni, che il bello di un'artista coincida con la sua giovinezza o al massimo con una sua tardiva maturità espressiva. Mai con l'età avanzata. Arrivati ad un certo punto della vita quello che si scrive è solo una ripetizione dei propri errori. E rimestare continuamente nella merda non è sempre edificante.
Addio all'estate, secondo quanto dice lo stesso Bradbury, sarebbe il perfetto sequel de L'estate incantata (ne esiste una edizione Oscar Mondadori che ormai avrà più di 25 anni). Non ne sentivamo davvero la mancanza. Tutto in questo romanzo è vecchio e risaputo, con un linguaggio fiabesco e infarcito di metafore che dà prurigine.
In un'intervista recentemente apparsa su Il Venerdi di Repubblica, lo scrittore americano dice: Vorrei dire una cosa adesso, una cosa che la gente non capisce. Io ricordo quando sono nato. Ricordo quando ero nell'utero, qualcosa che è veramente raro. Ho scoperto di essere nato a dieci mesi e non nove. Pare che questo faccia una grande differenza. Io ricordo moltissime cose fin dall'inizio. Soprattutto ricordo di aver visto Il gobbo di Notre Dame quando avevo tre anni. Ho memoria totale praticamente di tutto e sono la totale memoria di tutto quello che ho amato...
E allora se le cose stanno così, caro buon vecchio Bradbury, abbi anche la memoria di quel tanto di buono che hai fatto per la letteratura e dei grandi momenti di evasione che ci hai regalato, ma smettila di propinarci immondizia solo perché il tuo nome ancora procura brividi di piacere a molti lettori.
Ti prego, fallo per noi, per la nostra memoria e per i nostri ricordi.
di Alfredo Ronci
Ho amato quest'uomo per tutto quello che ci ha dato oltre Cronache marziane. E allora si ricordi soprattutto Fahrenheit 451 (e anche lo splendido film di Truffault) e Il popolo dell'autunno. Ma ahimé detesto le 'consacrazioni' o le inutili insistenze di curatori e traduttori (la traduzione del romanzo in questione è affidato al 'vecchio' e caro Giuseppe Lippi... ma sarebbe il caso che per le sue ossessioni/perversioni fantastiche di carattere letterario cambiasse finalmente registro e direzione) che non riescono a vedere oltre il proprio naso.
Malignamente penso che siamo di fronte all'ennesima santificazione di uno scrittore ora inutile: sono convinto, nonostante i nobel vengano dati alle persone ultrasettantenni, che il bello di un'artista coincida con la sua giovinezza o al massimo con una sua tardiva maturità espressiva. Mai con l'età avanzata. Arrivati ad un certo punto della vita quello che si scrive è solo una ripetizione dei propri errori. E rimestare continuamente nella merda non è sempre edificante.
Addio all'estate, secondo quanto dice lo stesso Bradbury, sarebbe il perfetto sequel de L'estate incantata (ne esiste una edizione Oscar Mondadori che ormai avrà più di 25 anni). Non ne sentivamo davvero la mancanza. Tutto in questo romanzo è vecchio e risaputo, con un linguaggio fiabesco e infarcito di metafore che dà prurigine.
In un'intervista recentemente apparsa su Il Venerdi di Repubblica, lo scrittore americano dice: Vorrei dire una cosa adesso, una cosa che la gente non capisce. Io ricordo quando sono nato. Ricordo quando ero nell'utero, qualcosa che è veramente raro. Ho scoperto di essere nato a dieci mesi e non nove. Pare che questo faccia una grande differenza. Io ricordo moltissime cose fin dall'inizio. Soprattutto ricordo di aver visto Il gobbo di Notre Dame quando avevo tre anni. Ho memoria totale praticamente di tutto e sono la totale memoria di tutto quello che ho amato...
E allora se le cose stanno così, caro buon vecchio Bradbury, abbi anche la memoria di quel tanto di buono che hai fatto per la letteratura e dei grandi momenti di evasione che ci hai regalato, ma smettila di propinarci immondizia solo perché il tuo nome ancora procura brividi di piacere a molti lettori.
Ti prego, fallo per noi, per la nostra memoria e per i nostri ricordi.
di Alfredo Ronci
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