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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Tommaso Labranca

Astrakhan la zia e l'estetica perbenista.

Excelsior 1881, Pag. 189 Euro 14,50
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Ricordo una polemica di parecchi anni fa dove s'invischiò il povero Alberto Castagna. Ancor prima di diventare il 'patron' di 'Stranamore' realizzò, in qualità di giornalista, un servizio per il TG2 dedicato a Capri: in esso sentenziò l'imbastardimento dell'isola a causa del flusso continuo di turisti poco 'selezionati' ed il rimpianto per un epoca meno popolare, ma più stilosa e fascinosa.

Apriti cielo! Giù contumelie e accuse pure di razzismo.

Che l'uomo avesse la puzzetta al naso non era cosa nuova, ma le insinuazioni furono pesanti ed ingiustificate: aveva torto e aveva ragione.

Il Labranca nazionale rischia la stessa fine, per motivi quasi simili e quando si presenta dicendo: A me, negli altri, non interessa che l'apparente. La forma degli oggetti, l'aspetto dei vestiti, i modi di vivere. Non mi interessano la sostanza, la filosofia, la politica. Non mi interessano le battaglie sociali, ecologiche, animaliste, vegane, terzomondiste che lascio agli Alieni più impegnati... s'espone ad una tortorata sulle gengive.

Ma lui non è Castagna, perché quest'ultimo non aveva saputo decifrare la differenza tra massificazione e progresso sociale. Labranca fa di più: relega la fighetteria della cultura contemporanea (i famosi, espressione sua, inestetismi della culturite), cioè il risultato del progresso sociale ammorbato dalla globalizzazione, ad uno stadio di imbarbarimento che è l'esatto opposto di quel che la stessa vorrebbe ottenere.

Ecco dunque che il maître à penser si schiera a favore dell'estetica perbenista della signora, ahimé defunta, Elsa Rundheim vedova Tirlaghi, che sarà conservatrice, che sarà immobile, che sarà antitecnologica, che sarà liturgica ma ha una coerenza di fondo che sembra mancare al popolo degli 'alieni' (come li definisce Labranca) tutti presi da una rappresentazione museale della realtà: Il design corrotto e ignorante degli antiperbenisti si fonda su alcuni punti: lo stravolgimento della funzione, la derisione della forma, l'ermetismo delle intenzioni e, soprattutto, l'incomprensibilità, un'antiqualità che trasforma un oggetto banale in un oggetto degno di ammirazione, da desiderare e possedere.

Dunque, dove la zia si circonda di oggetti artigianali e dalla forte archetipicità, gli opposti estremi annaspano in una sorta di esasperata materialità (plusvalore impalpabile) sulla cui utilità o importanza 'storica' ci sarebbe da discettare.

Astrakhan la zia e l'estetica perbenista è un pamphlet geniale e divertente, ironico e sfacciato (che mi si consenta di dire si contrappone esattamente all'aggettivo ipocrita), colto e pragmatico, essenziale ed urbano (come non immaginare di spellarsi le mani in un ipotetico applauso quando Labranca scrive: La sineddoche è una figura retorica che indica la parte per il tutto. E casa mia ne è piena! Per esempio: il mio scomodo letto a scomparsa è una sineddoche di camera da letto e il divano infeltrito che nasconde di giorno il letto è la sineddoche del salotto. Ora su questo stesso divano bevo dal mio mug inglese un caffè liofilizzato che non mi piace, ma che deve piacermi perché mi aiuta a immedesimarmi nel suo spot pubblicitario che rende allettante la miseria grazie ai suoi protagonisti giovani, spiritati e antiperbenisti. E questa brodaglia diventa la sineddoche della vita desiata da giovane artista concettuale, perso nel sogno di conquistare tutto il denaro del mondo.

Viva!



di Alfredo Ronci


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