RECENSIONI
Aldo Grasso
Buona maestra
Strade Blu-Mondadori, Pag. 308 Euro 15,50
Caro Direttore
seguo con passione ed interesse Il Paradiso degli Orchi. Mi piacciono soprattutto quelle divertenti recensioni, sempre assai lontane dalla spocchia cattedratica dei critici più blasonati (a trovarli poi i critici, spesso i libri sono ridotti a merce e chi li segnala veri e propri portabandiera degli uffici stampa), che ridicolizzando l'ambiente, in realtà, danno una frustata decisa al perbenismo e al trionfalismo becero e ridicolo delle prime e delle quarte di copertina.
Mi è capitato ultimamente, sotto l'ombrellone, di interessarmi al saggio di Aldo Grasso sui telefilm (sull'origine, la loro evoluzione, il successo, l'aggancio con la realtà, e la risposta del telespettatore) e mentre andavo avanti nella lettura pensavo che alcune considerazioni personali avrei potuto anche "lanciarle" sul vostro sito. Mi sono preso la libertà di farlo e sono, col vostro permesso, qui ad esporle.
Considero Aldo Grasso un buon critico. Considero questo libro una porcheriola. Sembra chissà quali verità voglia dire e poi ci propina delle ovvietà da pomeriggio in un salone di bellezza.
Cito dal testo (voi spesso lo fate, e voglio farlo anche io): Non c'è scritto da nessuna parte che per affrontare un problema sia necessario discuterne, magari in Tv. L'educazione sentimentale può anche scaturire dalla lettura di un libro. (pag.113). Della serie: come darsi la zappa sui piedi.
Ancora: Per certi versi, il teen drama (cioè il telefilm che narra le prurigini esistenziali dei ragazzetti... N.d.R.) rappresenta, per i giovani nati e cresciuti con la televisione, un'esperienza formativa simile a quella vissuta dalle generazioni precedenti attraverso la lettura, per esempio, di Piccolo donne, o de l'Isola del tesoro, di Sulla strada o de Il Giovane Holden (pag.116). Consiglierei a Grasso di riconsiderare il concetto del "potere all'immaginazione", che ritengo tutt'ora validissimo, ma che il critico sicuramente stimerà obsoleto.
La grande lezione di Dr House è che la malattia è prima di tutto un oggetto da pensare. (pag.147). Pazzesco! Ma da chi si cura Grasso, dal dottor Kildare? Ma gli basta davvero un antipaticissimo telefilm per comprendere la "sintassi" della medicina?
...c'è chi ha visto in Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte (le protagoniste di Sex and the city...N.d.R.) la personificazione delle quattro funzioni psichiche descritte da Jung in Tipi psicologici (pag.166). Come a dire che Il commissario Rex è la personificazione del caso freudiano dell'uomo dei lupi (anzi dei cani-lupo).
Lost è un capolavoro. Lost è una riflessione sull'Occidente, nella sua forma più angosciosa e irriducibile. Lost è una botola per sfuggire a quella tv e a quel cinema unificati nel grossolano.(pag. 218). Ma di che parla? Di quel telefilm noiosissimo con quel medico belloccio che sembra uscito dal negozio del parrucchiere di Brad Pitt?
Disperate Housewives (...) non è un telefilm sulla casalinghitudine, e sbaglia chi lo legge come un più o meno fedele ritratto della condizione femminile di oggi. E' molto di più, racconta delle delusioni di tutti noi (pag.231... e pensare che ci sono arrivato!). E chi lo racconta? Quel Marc Cherry (l'ideatore del serial) che una delle attrici del cast disse che al posto del cazzo aveva una fica in testa? (Direttore, mi perdoni, ma era necessario).
Grasso si dichiara "telefilo" (quand'era a suo tempo cinefilo). Sti cazzi, potremmo dire (no,no, direttore lo so, sto esagerando). Ma al di là di tutto mi sembra che col suo libro abbia fatto come quel tizio che diceva che i quattro Apostoli erano tre, Luca e Matteo.
A buon intenditor.
P.S. Piaciuto il finale, diretto'?
di A.R.
seguo con passione ed interesse Il Paradiso degli Orchi. Mi piacciono soprattutto quelle divertenti recensioni, sempre assai lontane dalla spocchia cattedratica dei critici più blasonati (a trovarli poi i critici, spesso i libri sono ridotti a merce e chi li segnala veri e propri portabandiera degli uffici stampa), che ridicolizzando l'ambiente, in realtà, danno una frustata decisa al perbenismo e al trionfalismo becero e ridicolo delle prime e delle quarte di copertina.
Mi è capitato ultimamente, sotto l'ombrellone, di interessarmi al saggio di Aldo Grasso sui telefilm (sull'origine, la loro evoluzione, il successo, l'aggancio con la realtà, e la risposta del telespettatore) e mentre andavo avanti nella lettura pensavo che alcune considerazioni personali avrei potuto anche "lanciarle" sul vostro sito. Mi sono preso la libertà di farlo e sono, col vostro permesso, qui ad esporle.
Considero Aldo Grasso un buon critico. Considero questo libro una porcheriola. Sembra chissà quali verità voglia dire e poi ci propina delle ovvietà da pomeriggio in un salone di bellezza.
Cito dal testo (voi spesso lo fate, e voglio farlo anche io): Non c'è scritto da nessuna parte che per affrontare un problema sia necessario discuterne, magari in Tv. L'educazione sentimentale può anche scaturire dalla lettura di un libro. (pag.113). Della serie: come darsi la zappa sui piedi.
Ancora: Per certi versi, il teen drama (cioè il telefilm che narra le prurigini esistenziali dei ragazzetti... N.d.R.) rappresenta, per i giovani nati e cresciuti con la televisione, un'esperienza formativa simile a quella vissuta dalle generazioni precedenti attraverso la lettura, per esempio, di Piccolo donne, o de l'Isola del tesoro, di Sulla strada o de Il Giovane Holden (pag.116). Consiglierei a Grasso di riconsiderare il concetto del "potere all'immaginazione", che ritengo tutt'ora validissimo, ma che il critico sicuramente stimerà obsoleto.
La grande lezione di Dr House è che la malattia è prima di tutto un oggetto da pensare. (pag.147). Pazzesco! Ma da chi si cura Grasso, dal dottor Kildare? Ma gli basta davvero un antipaticissimo telefilm per comprendere la "sintassi" della medicina?
...c'è chi ha visto in Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte (le protagoniste di Sex and the city...N.d.R.) la personificazione delle quattro funzioni psichiche descritte da Jung in Tipi psicologici (pag.166). Come a dire che Il commissario Rex è la personificazione del caso freudiano dell'uomo dei lupi (anzi dei cani-lupo).
Lost è un capolavoro. Lost è una riflessione sull'Occidente, nella sua forma più angosciosa e irriducibile. Lost è una botola per sfuggire a quella tv e a quel cinema unificati nel grossolano.(pag. 218). Ma di che parla? Di quel telefilm noiosissimo con quel medico belloccio che sembra uscito dal negozio del parrucchiere di Brad Pitt?
Disperate Housewives (...) non è un telefilm sulla casalinghitudine, e sbaglia chi lo legge come un più o meno fedele ritratto della condizione femminile di oggi. E' molto di più, racconta delle delusioni di tutti noi (pag.231... e pensare che ci sono arrivato!). E chi lo racconta? Quel Marc Cherry (l'ideatore del serial) che una delle attrici del cast disse che al posto del cazzo aveva una fica in testa? (Direttore, mi perdoni, ma era necessario).
Grasso si dichiara "telefilo" (quand'era a suo tempo cinefilo). Sti cazzi, potremmo dire (no,no, direttore lo so, sto esagerando). Ma al di là di tutto mi sembra che col suo libro abbia fatto come quel tizio che diceva che i quattro Apostoli erano tre, Luca e Matteo.
A buon intenditor.
P.S. Piaciuto il finale, diretto'?
di A.R.
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