RECENSIONI
Enrico Deaglio
C’era una volta in Italia. Gli anni sessanta.
Feltrinelli, Pag. 590 Euro 35.00
Chi come noi riceve ben poca cosa gratuitamente e spesso invece mette mano ai soldi, quello che è capitato all’ultimo libro di Deaglio va quanto meno detto. Per un certo periodo di tempo, dopo l’uscita del volume, della sua presenza si erano perse le tracce. E cosa mai potrà essere successo mi chiesi, ma non so dare una risposta perché tutt’ora dell’ambiguo fatto nulla mi è stato rivelato. Credo siano quisquiglie e pinzillacchere dovute alla distribuzione e niente altro. Ma che comunque va riportato.
Veniamo al libro in sé. Dice Deaglio: Con gli “anni sessanta” comincia l’avventura di “C’era una volta in Italia”, organizzata per decenni, che arriverà fino agli anni venti di questo secolo – per cui: fate posto sui vostri scaffali. Abbiamo scelto di farlo con uno strumento vintage, il libro illustrato. L’azione si svolge al tempo presente, quando effettivamente le cose sono successe (anche se spesso non si sapevano o erano passate inosservate), il racconto considera tutto il paesaggio: la politica, l’economia, il crimine – le crime stories, i misteri, le tenebre hanno un grande peso nella storia italiana, vien quasi voglia di farle diventare l’essenza della storia – la musica, i cinema – il cinema egli anni sessanta è stato davvero favoloso -, la parola scritta, il teatro, la moda le idee.
Perché dare spazio a Deaglio piuttosto che ad una nostra specifica più circoscritta? Perché oltre quello che ha scritto nell’introduzione il nostro scrittore-storico c’è poco o niente altro da dire (anche se su Facebook ho lette delle critiche al volume per la poca importanza alla letteratura e alla cultura in genere, sic).
Piuttosto mi piace ricordare che nel presentare ordinatamente i vari episodi Deaglio elenca un numero impressionante di nomi (ma non solo quello e noi che di classico ce ne intendiamo, possiamo dire che è davvero l’oltre della cultura) che i boomers come noi in qualche modo tirano un filo di sollievo.
Chi lo dovrebbe leggere? Io andrei oltre, lo consiglierei come libro accademico dell’anno nelle scuole, in modo che tra un Manzoni e un Garibaldi (tanto oltre storicamente nelle nostre scuole non si è mai andato) ci fosse anche un Sandro Pertini, un Federico Fellini, un Enrico Mattei, un Diabolik, le esagerazioni del Gruppo 63 e perché no… la strage di Piazza Fontana. Tanto per citare alcuni nomi e alcuni episodi.
Assolutamente da avere.
di Alfredo Ronci
Veniamo al libro in sé. Dice Deaglio: Con gli “anni sessanta” comincia l’avventura di “C’era una volta in Italia”, organizzata per decenni, che arriverà fino agli anni venti di questo secolo – per cui: fate posto sui vostri scaffali. Abbiamo scelto di farlo con uno strumento vintage, il libro illustrato. L’azione si svolge al tempo presente, quando effettivamente le cose sono successe (anche se spesso non si sapevano o erano passate inosservate), il racconto considera tutto il paesaggio: la politica, l’economia, il crimine – le crime stories, i misteri, le tenebre hanno un grande peso nella storia italiana, vien quasi voglia di farle diventare l’essenza della storia – la musica, i cinema – il cinema egli anni sessanta è stato davvero favoloso -, la parola scritta, il teatro, la moda le idee.
Perché dare spazio a Deaglio piuttosto che ad una nostra specifica più circoscritta? Perché oltre quello che ha scritto nell’introduzione il nostro scrittore-storico c’è poco o niente altro da dire (anche se su Facebook ho lette delle critiche al volume per la poca importanza alla letteratura e alla cultura in genere, sic).
Piuttosto mi piace ricordare che nel presentare ordinatamente i vari episodi Deaglio elenca un numero impressionante di nomi (ma non solo quello e noi che di classico ce ne intendiamo, possiamo dire che è davvero l’oltre della cultura) che i boomers come noi in qualche modo tirano un filo di sollievo.
Chi lo dovrebbe leggere? Io andrei oltre, lo consiglierei come libro accademico dell’anno nelle scuole, in modo che tra un Manzoni e un Garibaldi (tanto oltre storicamente nelle nostre scuole non si è mai andato) ci fosse anche un Sandro Pertini, un Federico Fellini, un Enrico Mattei, un Diabolik, le esagerazioni del Gruppo 63 e perché no… la strage di Piazza Fontana. Tanto per citare alcuni nomi e alcuni episodi.
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