RECENSIONI
Susan Finden
Casper
TEA, Pag. 232 Euro 10,00
Potrebbe perfino essere godibile, ma solo per gattofili, se durasse la metà, o magari un terzo. I motivi per cui si racconta una storia sono diversi. C'è chi lo fa perché è un'occasione (un'occasione, mai un pretesto) per esercitare l'arte della parola: in questo caso l'intento è di fare letteratura. C'è chi invece lo fa perché ha una storia vera da raccontare, e allora l'intento è di condividere con altri la propria storia. In questo caso è sufficiente che la scrittura sia chiara ed efficace, e che la storia sia significativa anche per chi la legge. Qualche volta succede che anche cominciando così capiti di fare ottima letteratura, ma è una cosa rara. La cattiva letteratura è comunque sempre peggiore di un libro che vuole soltanto dare una testimonianza. La premessa è per precisare che esamino i due generi con criteri diversi, e che se Casper avesse pretese letterarie non sarebbe nemmeno il caso di prenderlo in considerazione. Invece è la storia vera di un gatto inglese balzato alle cronache per la sua curiosa abitudine di girare da solo in autobus. La racconta (probabilmente con un sostanzioso aiuto editoriale) la padrona dell'animale, che anzi si definisce mamma dello stesso, con un glossario popolar-disneyano su cui, se interessa la storia, è giocoforza turarsi il naso. Per chi ama i gatti è interessante venire a conoscenza delle vicissitudini di questa autentica gattara, abituata ad avere intorno uno stuolo di gatti adottati, spesso esemplari di età "geriatrica", animali per i quali è molto più difficile trovare una casa perché la maggior parte della gente preferisce un grazioso e giovane micetto.
Anche Casper proviene da un rifugio, e deve aver passato le sue belle traversie. Una volta presa confidenza con la nuova famiglia, comincia a meritare il suo nome (Casper, il fantasmino dei cartoni animati) sparendo alla vista per intere giornate. Solo dopo un po' di tempo si scoprono i suoi segreti, quando la padrona se lo trova davanti prima in un ambulatorio medico, e poi comodamente seduto su una sedia in farmacia.
"Ma questo è il mio gatto!" esclamai rivolta alla cassiera. "Viene qui spesso?"
Si mise a ridere. "Spesso? Be', mettiamola così" spiegò, "tenevamo qui una sedia per i clienti in attesa dei farmaci - adesso ne abbiamo messe due! Dato che era sempre qui e nessuno poteva sedersi, abbiamo dovuto metterne una apposta per lui."
Sembra che Casper sia un gatto molto socievole, sempre contento di stare in mezzo alla gente, contraccambiato con attenzioni e coccole da parte di tutti. Secondo l'autrice questo rivela una meravigliosa, ancorché talora un po' bizzarra, inclinazione di noi britannici: l'amore per gli animali...
La realtà risulta assai più complessa quando la padrona di Casper si accorge che il gatto la sta osservando mentre prende l'autobus, e per timore che voglia seguirla prega il conducente di ripartire in fretta.
"L'unica cosa di cui deve preoccuparsi", e si mise a ridere, "è che si è seduta proprio al suo posto!"
Così si scopre che Casper sale regolarmente a bordo, mettendosi in fila insieme agli altri passeggeri, per farsi una bella gita fino al capolinea e ritorno. Ben presto la cosa si viene a sapere, finisce sui giornali locali e poi fa il giro del mondo. (Non so se sia arrivata anche alle orecchie di Minzolini, perché è una storia ideale per i suoi bei servizi).
Quando poi Casper muore investito da un taxi, la padrona trae consolazione da una miriade di messaggi di solidarietà da tutto il mondo: nel libro, che ormai dovrebbe essere concluso da un pezzo perché sta diventando noioso, trovano posto molti di quei messaggi, insieme a diverse teorie sulla sopravvivenza dell'anima degli animali (qui mi astengo dal commentare). Per concludere, aggiungo che il libro è corredato da foto a colori di Casper e dei suoi amici animali e umani.
di Giovanna Repetto
Anche Casper proviene da un rifugio, e deve aver passato le sue belle traversie. Una volta presa confidenza con la nuova famiglia, comincia a meritare il suo nome (Casper, il fantasmino dei cartoni animati) sparendo alla vista per intere giornate. Solo dopo un po' di tempo si scoprono i suoi segreti, quando la padrona se lo trova davanti prima in un ambulatorio medico, e poi comodamente seduto su una sedia in farmacia.
"Ma questo è il mio gatto!" esclamai rivolta alla cassiera. "Viene qui spesso?"
Si mise a ridere. "Spesso? Be', mettiamola così" spiegò, "tenevamo qui una sedia per i clienti in attesa dei farmaci - adesso ne abbiamo messe due! Dato che era sempre qui e nessuno poteva sedersi, abbiamo dovuto metterne una apposta per lui."
Sembra che Casper sia un gatto molto socievole, sempre contento di stare in mezzo alla gente, contraccambiato con attenzioni e coccole da parte di tutti. Secondo l'autrice questo rivela una meravigliosa, ancorché talora un po' bizzarra, inclinazione di noi britannici: l'amore per gli animali...
La realtà risulta assai più complessa quando la padrona di Casper si accorge che il gatto la sta osservando mentre prende l'autobus, e per timore che voglia seguirla prega il conducente di ripartire in fretta.
"L'unica cosa di cui deve preoccuparsi", e si mise a ridere, "è che si è seduta proprio al suo posto!"
Così si scopre che Casper sale regolarmente a bordo, mettendosi in fila insieme agli altri passeggeri, per farsi una bella gita fino al capolinea e ritorno. Ben presto la cosa si viene a sapere, finisce sui giornali locali e poi fa il giro del mondo. (Non so se sia arrivata anche alle orecchie di Minzolini, perché è una storia ideale per i suoi bei servizi).
Quando poi Casper muore investito da un taxi, la padrona trae consolazione da una miriade di messaggi di solidarietà da tutto il mondo: nel libro, che ormai dovrebbe essere concluso da un pezzo perché sta diventando noioso, trovano posto molti di quei messaggi, insieme a diverse teorie sulla sopravvivenza dell'anima degli animali (qui mi astengo dal commentare). Per concludere, aggiungo che il libro è corredato da foto a colori di Casper e dei suoi amici animali e umani.
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