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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Vittorio Lingiardi

Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale.

Il Saggiatore, Pag. 157 Euro 12,00
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Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicanalista e docente presso la facoltà di Psicologia 1 dell'Università la Sapienza di Roma, ha scritto un libro ineccepibile sotto tutti i punti di vista.

Civile innanzi tutto, non nel senso di contrapposizione all'inciviltà contemporanea (anche contro questa, certo), ma soprattutto come viatico per una riconsiderazione dell'intera problematicità dei diritti delle minoranze. E con una visione aggiornata e moderna dell'omosessualità che scava un fossato tra queste stesse istanze e le ipocrite provocazioni di una parte consistente (e non crediamo soltanto italiana) della società reazionaria e confessionale e gli stessi antichi retaggi di una diversità che sbandiera il motto "si stava meglio quando si stava peggio".

Mi pare che la battuta del film Saturno contro (provo a riportarla come la ricordo. Lei: ma tu sei uno di quelli? Lui: quelli chi? Lei: i gay. Lui: ma io non sono gay, sono frocio. Lei: pensavo fosse la stessa cosa. Lui: no io sono della vecchia scuola), peraltro citata dallo stesso Lingiardi, possa racchiudere in sintesi l'intero discorso socio-psicologico.

Perché in fondo cosa argomenta il professore? Il titolo è già molto indicativo: di famiglie, di diritti negati e di salute mentale. Ma le tre "categorie", necessariamente legate, non possono convivere se alla base dell'eventuale scelta vi è una rinuncia in partenza della propria potenzialità politica, intendendo con questa, la consapevolezza di essere un individuo-cittadino a tutti gli effetti.

Con il concetto di omosessualità interiorizzata Lingiardi trova la chiave per aprire molte porte. Cito dal glossario (indispensabile!) a fine libro: Insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi (dal disagio al disprezzo) che una persona omosessuale può provare (più o meno consapevolmente) nei confronti della propria (e altrui) omosessualità. Le caratteristiche associate all'omofobia interiorizzata sono una scarsa accettazione e stima di sé, che può raggiungere la forma dell'odio di sé, sentimenti di incertezza, inferiorità e vergogna, incapacità di comunicare agli altri il proprio orientamento, convinzione di essere rifiutati a causa della propria omosessualità, identificazione con gli stereotipi denigratori.

Credo che tutto possa partire da qui, ma mi rendo conto che è anche il classico cane che si morde la cosa: se una società non recepisce i cambiamenti impedirà, a chi ha difficoltà all'autodeterminazione, il definito riscatto.

Citizen gay è una guida (l'autore lo definisce "pamphlet", ma a me piace il termine: più che l'abusato "saggio o "lavoro" esso è uno strumento essenziale alla comprensione del problema della "diversità" e, in contrapposizione, di chi lancia anatemi per il "lassismo" dei costumi), ma anche un vero e proprio slogan per ricordare, sempre a detta dell'autore...che c'è un cittadino che deve alzarsi in piedi e dire: sono gay, sono lesbica, voglio diritti e rispetto.

Poi le questioni della famiglia, del matrimonio,delle adozioni vengono dopo, non perché meno importanti e fondanti, ma perché direttamente relazionabili al primario argomento: quello della piena accettazione di sé. Perché come sembra suggerisce Lingiardi, il nemico peggiore dell'omosessuale spesso (non sempre, ça va sans dire) è proprio l'omosessuale.

Un unico neo. Una dichiarazione riportata di Susan Sontag: Ebrei e omosessuali sono le principali minoranze creative della cultura urbana contemporanea. Creative nel senso più vero del termine: sono creatori di sensibilità. Le due forze pionieristiche della sensibilità moderna sono la serietà morale degli ebrei e l'estetismo e l'ironia degli omosessuali.

Della serie: come essere razzisti al contrario e non rendersene conto. A Roma si dice: a Susan, ma vattela a pia' 'n saccoccia. Per non dire di peggio.





di Alfredo Ronci


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