RECENSIONI
Luca Gallo
Come l'insalata sotto la neve
Intermezzi, Pag. 279 Euro 14,90
Anni fa Paolo Villaggio fece un'acuta osservazione: i comici non fanno sesso. Nel senso che i grandi, tipo Chaplin, Keaton, Stanlio ed Ollio ed altri, hanno sempre avuto un cattivissimo rapporto con l'altra parte (Chaplin meno, è vero), ma la loro maschera da commedia dell'arte escludeva a priori qualsiasi parvenza di erotismo. Anche Sordi se vogliamo, pur rappresentando nel corso degli anni l'italiano medio e democristianamente furbo, dal lato più strettamente 'fisico' era decisamente scarso, per non parlare del suo figlioccio Verdone.
Inutile cercar spiegazioni a questo stato di cose: può anche venir da sé, quel che spaventa è che ormai sesso non se ne fa più ovunque. In letteratura meno che mai (se non fosse per Bevilacqua che ricicla le sue avventure da ninfetto infoiato ma che fa ridere i polli): si scopa davvero poco.
Lo dissi anni fa anche a Marco Mancassola dopo aver letto la sua opera prima: sollevai un vespaio. E mica siamo tutti Busi: non fu la risposta esatta, ma sotto sotto era la conclusione (ma anche Busi stesso dopo i fulgori da primato in Sodomie in corpo 11 ha rallentato molto il passo... ma si sa, soprattutto i gay lo insegnano, dopo una vita a sfarti tra un amplesso ed un altro subentra una certa stanchezza, o noia, o nausea).
Qualcuno si chiederà: ma 'sta tiritera iniziale ha un senso?
Lo ha sì, per la miseria, e mica stiamo qui a collezionar farfalle.
In primis perché in Come l'insalata sotto la neve dell'esordiente Luca Gallo si scopa poco (c'è il fatto che il protagonista è un tredicenne: ma vuoi che adesso ci mettiamo a parlare di 'robe' con uno che ha ancora il latte alla bocca? Ma non sarà un alibi?) e poi perché oltre il fattore X (che non è quello di Morgan) vi è la sensazione che questa nuova letteratura giovanile sia perfettamente interscambiabile.
Spiego (tralasciando per un attimo il sesso): già dissi altrove, ma sempre sul Paradiso, che i giovani d'oggi scrivono tutti bene, sono tutti informati, sono tutti spiritosi, sono tutti figli di Tondelli (ahimé) e ascoltano tutti musica, ma come sentenziò il professor Luperini: Oggi i nostri romanzieri scrivono (quasi tutti) come si parla al bar. Non c'è più nessuna ricerca letteraria specifica; rarissimi sono i casi di un'attenzione alla lingua.
Non sfugge a questa catalogazione nemmeno Luca Gallo: che ha talento, che ha una buona dose d'ironia, che sa costruire una storia sensata, che strappa spesso il sorriso, che sarebbe simpatico anche a mia madre, che forse piacerebbe a mia sorella che se lo porterebbe a letto (lei sì!), che sa scrivere... ma ahimé non trasmette emozioni, perché quel che racconta è stato detto già mille volte da altri e addirittura rappresentato cinematograficamente da decine di registi (un titolo tra i tanti? Ovosodo).
Ecco dunque la interscambiabilità di cui sopra: Luca Gallo potrebbe essere tranquillamente un altro, con un altro nome e cognome, nessuno se ne accorgerebbe. Capita la ramanzina?
Colpa degli editori che si adagiano su ciò che è richiesto (che poi alla conta dei fatti nemmeno rende più, perché il colpaccio riesce una volta, massimo due)?. Direi di sì. Ma colpa soprattutto degli stessi scrittori che non si sforzano a trovare soluzioni adeguate. Magari se scopassero di più troverebbero stimoli...
di Alfredo Ronci
Inutile cercar spiegazioni a questo stato di cose: può anche venir da sé, quel che spaventa è che ormai sesso non se ne fa più ovunque. In letteratura meno che mai (se non fosse per Bevilacqua che ricicla le sue avventure da ninfetto infoiato ma che fa ridere i polli): si scopa davvero poco.
Lo dissi anni fa anche a Marco Mancassola dopo aver letto la sua opera prima: sollevai un vespaio. E mica siamo tutti Busi: non fu la risposta esatta, ma sotto sotto era la conclusione (ma anche Busi stesso dopo i fulgori da primato in Sodomie in corpo 11 ha rallentato molto il passo... ma si sa, soprattutto i gay lo insegnano, dopo una vita a sfarti tra un amplesso ed un altro subentra una certa stanchezza, o noia, o nausea).
Qualcuno si chiederà: ma 'sta tiritera iniziale ha un senso?
Lo ha sì, per la miseria, e mica stiamo qui a collezionar farfalle.
In primis perché in Come l'insalata sotto la neve dell'esordiente Luca Gallo si scopa poco (c'è il fatto che il protagonista è un tredicenne: ma vuoi che adesso ci mettiamo a parlare di 'robe' con uno che ha ancora il latte alla bocca? Ma non sarà un alibi?) e poi perché oltre il fattore X (che non è quello di Morgan) vi è la sensazione che questa nuova letteratura giovanile sia perfettamente interscambiabile.
Spiego (tralasciando per un attimo il sesso): già dissi altrove, ma sempre sul Paradiso, che i giovani d'oggi scrivono tutti bene, sono tutti informati, sono tutti spiritosi, sono tutti figli di Tondelli (ahimé) e ascoltano tutti musica, ma come sentenziò il professor Luperini: Oggi i nostri romanzieri scrivono (quasi tutti) come si parla al bar. Non c'è più nessuna ricerca letteraria specifica; rarissimi sono i casi di un'attenzione alla lingua.
Non sfugge a questa catalogazione nemmeno Luca Gallo: che ha talento, che ha una buona dose d'ironia, che sa costruire una storia sensata, che strappa spesso il sorriso, che sarebbe simpatico anche a mia madre, che forse piacerebbe a mia sorella che se lo porterebbe a letto (lei sì!), che sa scrivere... ma ahimé non trasmette emozioni, perché quel che racconta è stato detto già mille volte da altri e addirittura rappresentato cinematograficamente da decine di registi (un titolo tra i tanti? Ovosodo).
Ecco dunque la interscambiabilità di cui sopra: Luca Gallo potrebbe essere tranquillamente un altro, con un altro nome e cognome, nessuno se ne accorgerebbe. Capita la ramanzina?
Colpa degli editori che si adagiano su ciò che è richiesto (che poi alla conta dei fatti nemmeno rende più, perché il colpaccio riesce una volta, massimo due)?. Direi di sì. Ma colpa soprattutto degli stessi scrittori che non si sforzano a trovare soluzioni adeguate. Magari se scopassero di più troverebbero stimoli...
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