RECENSIONI
Curzio Malaparte
Coppi e Bartali
Adelphi Biblioteca Minima , Pag. 56 Euro 5,50
Il ciclismo è uno sport che non appartiene alle nuove generazioni (a ben vedere non appartiene neanche a tante precedenti), ma ci sono stati anni nei quali la bicicletta, che fa parte, secondo Curzio Malaparte, del patrimonio artistico nazionale, era tutto, e tutto simboleggiava. Anni, nei quali. il ciclismo è stato lo sport più popolare, e soprattutto nell'Italia del dopoguerra divenne il simbolo del riscatto di un paese, che con abnegazione e pedalando ce l'avrebbe poi comunque fatta. Ma lo sport, anche per chi lo vuole leggere solamente come una metafora della vita, è soprattutto un'epopea, con tutto quello che ne consegue; per prima cosa il conflitto. Non esiste narrazione senza conflitto, senza dualismo, e a dividere l'Italia, ad incarnare i cavalieri pronti a sfidarsi sotto il sole c'erano Coppi e Bartali, non solo sportivi, ma eroi contrapposti, eroi senza tempo paragonati da Dino Buzzati addirittura a Ettore e Achille. E Buzzati non fu l'unico prestigioso cantore di questo eterno dualismo, a narrare le gesta del pedale ci furono anche Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, e ancora Nantas Salvataggio e Indro Montanelli. Ci vuole una buona penna per narrare i momenti di gloria, per farci credere che ogni discesa o salita diventi parabola dell'estremo. E poi, è un vezzo, soprattutto italiano, di riconoscersi solo specchiandosi in quello che non si è, necessitando di un altro per sentirsi Io, e nessuno, meglio dei due eroi della bici riuscirono nelle loro dicotomie a riunire un popolo intero. Nella nota finale che accompagna il saggio, Gianni Mura, si presta addirittura a scandagliare, in una tabella divisa in due, caratteristiche e significati dei due atleti, andando a semplificare non solo il pensiero di Malaparte, ma quello del sentire comune. E così, a un fedele, antico e classicista Bartali si contrappone, il moderno, progressista e cartesiano Coppi; Coppi il Robot, il miscredente a differenza del viscerale e pio campione toscano. Insomma, Coppi e Bartali, sono un patrimonio italiano, e come tale, le loro vite e avventure sono state spremute fino all'inverosimile. Uno imprescindibile dall'altro. Negli anni, tanti articoli, libri, film e fiction sui due sono quasi riusciti a insidiare la fama di Toto e Peppino; dunque c'è, forse, ormai poco da dire su di loro e se si deve, allora assolutamente si deve leggere questo breve saggio di Malaparte e per la maestria con la quale il toscano è riuscito a rileggere l'Italia che pedala : Senza dubbio la bicicletta nasconde qualche arcano significato. Che cosa c'è, infatti, di piú machiavellico? Ci chiediamo come possa stare in piedi ed ecco che lei prende il volo, in equilibrio su un invisibile filo d'acciaio, come un acrobata sulla fune. In silenzio trafigge lo spazio, in silenzio penetra nel tempo.. E poi chiedersi, a conferma di ogni sospetto, per quale delle due Italie Malaparte facesse il tifo; e come ovvio dalle prime righe non ne fa mistero, da "maledetto toscano" qual era, all'algido sportivo Coppi preferiva il compaesano Bartali. I due si toglievano appena cinque anni: Bartali del '14 campione di un mondo reduce e prossimo a scomparire, e Coppi del '19, figlio della modernità, del nuovo mondo. Due mondi per due cantori diversi, già, perché il progressismo di Fausto Coppi, secondo Malaparte, l'avrebbe potuto narrare Hemingway, mentre le gesta di Bartali sarebbe stato meglio affidarle a Henry de Montherlant, che meglio di altri sapeva raccontare le gesta di uomini integerrimi, eroi di vecchi mondi. Ultimamente in un articolo sul Corriere della Sera, Matteo Collura pensando di tessere l'elogio dell'autore, scrive che Malaparte rientra in quel gruppo di scrittori che qualunque cosa scrivono, anche una Divina Commedia, restano giornalisti; a parte apprezzare la strenua ed encomiabile difesa della categoria da parte dell'estensore dell'articolo, e seppur convinto che certi "pezzi" sportivi che si possono trovare nei quotidiani non sfigurerebbero di fronte ad altri narrativi, ritengo che sia vero esattamente il contrario: Malaparte (come gli autori sopraccitati) rimane uno Scrittore, anche in questo piccolo saggio, meglio in questo piccolo omaggio. Ad arricchire questo piccolo volume, a chiosa di ogni capitolo, ci sono le divertenti illustrazioni di René Pellos e la nota di Gianni Mura che, rispondendo a Malaparte ci fa capire , neanche troppo sottilmente, che il suo "partito" è un altro, e ancora a raccontarci aneddoti sull'autore, come il fatto che Curzio amava pedalare nudo e che avesse in progetto una traversata in bicicletta negli Stati Uniti, da costa a costa. Aveva pensato proprio a tutto, pure di farsi sponsorizzare dalla Coca-Cola. Un' altra Italia quella del 1946: circolavano tre milioni di biciclette e sole 149.000 auto. Oggi, nel 2009, rispetto a due anni fa le vendite dell'auto sono calate del 25,7% circa. Un buon inizio per sperare in nuovi eroi. Supereroi.
di Massimiliano Di Mino
di Massimiliano Di Mino
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