RECENSIONI
Maurizio De Benedictis
Da Paisà a Salò e oltre. Parabole del grande cinema italiano.
Avagliano, Pag. 584 euro 25,00
Libro dalla mole impegnativa, ricco però di spunti, riflessioni, analisi che, invece di ammorbare il lettore su minuzie da cinefili che spesso nella saggistica cinematografica rischiano l'autoreferenzialità, cercano nel cinema dei grandi registi italiani un'immagine che sia una specie di valore-mondo.
Che si tratti di Pasolini o di Rossellini, di Eduardo o di Antonioni, di Fellini o di Citti, in questo volume dell'editore Avagliano Maurizio De Benedictis descrive e cerca di dare significazione al grande cinema italiano nell'arco di un trentennio importantissimo, in certi casi formidabile, senza dimenticare le profonde differenze di sguardo e metodi e interpretazioni che i nomi sopra citati hanno dato della nostra storia.
L'aspetto più interessante che rende Da Paisà a Salò e oltre... un libro davvero importante è la capacità dell'autore di tenere insieme il livello alto della ricerca attraverso le immagini, le tecniche, il modo di girare di ogni regista con la ricchezza di aneddoti e racconti riguardanti ciascuno di loro: la sintesi non è peregrina perché attraverso la congerie di apporti eteroclitii, De Benedictis ci fa entrare nel laboratorio creativo con una sensazione di concretezza anche fisica, materiale del lavoro cinematografico. L'analisi è stilistica e tematica a un tempo, scorre dall'oggetto filmico ai suoi referenti esterni. Tutto fa insomma tranne che isolare il cinema dal contesto di insiemi artistico-letterari che lo precedono e lo premettono (cosa che nella giovane pseudocritica odierna succede spesso: il cinema mondiale non attraversa una fase splendida, la critica segue a ruota - o sarà il contrario? è quello che una volta si chiamava orizzonte d'attesa a esser crollato? -: come già detto tempo fa su queste pagine, i giovani che oggi si affacciano al cinema lo fanno spesso via Dams, preferendo però l'ultima lettera dell'acronimo ossia non avendo la più pallida idea di, in ordine sparso, storia, e storia della letteratura, e della pittura etc). Né il lavoro di De Benedictis dimentica l'apporto della psicoanalisi, o delle neuroscienze, o delle tecniche attoriali (per gli appassionati non solo di cinema, ma anche di antropologia italiana, un interessantissimo studio su Alberto Sordi). Ma soprattutto molto si guarda alla realtà in divenire e in brutale trasformazione che si andava facendo dall'Italia del conflitto mondiale a quella degli anni Settanta. I nostri grandi registi lo sapevano, perché innanzitutto la guardavano, la osservavano, per poi raccontarla o reinventarla a modo loro, e lo sa l'autore di questo bellissimo saggio. Non solo per addetti ai lavori.
di Michele Lupo
Che si tratti di Pasolini o di Rossellini, di Eduardo o di Antonioni, di Fellini o di Citti, in questo volume dell'editore Avagliano Maurizio De Benedictis descrive e cerca di dare significazione al grande cinema italiano nell'arco di un trentennio importantissimo, in certi casi formidabile, senza dimenticare le profonde differenze di sguardo e metodi e interpretazioni che i nomi sopra citati hanno dato della nostra storia.
L'aspetto più interessante che rende Da Paisà a Salò e oltre... un libro davvero importante è la capacità dell'autore di tenere insieme il livello alto della ricerca attraverso le immagini, le tecniche, il modo di girare di ogni regista con la ricchezza di aneddoti e racconti riguardanti ciascuno di loro: la sintesi non è peregrina perché attraverso la congerie di apporti eteroclitii, De Benedictis ci fa entrare nel laboratorio creativo con una sensazione di concretezza anche fisica, materiale del lavoro cinematografico. L'analisi è stilistica e tematica a un tempo, scorre dall'oggetto filmico ai suoi referenti esterni. Tutto fa insomma tranne che isolare il cinema dal contesto di insiemi artistico-letterari che lo precedono e lo premettono (cosa che nella giovane pseudocritica odierna succede spesso: il cinema mondiale non attraversa una fase splendida, la critica segue a ruota - o sarà il contrario? è quello che una volta si chiamava orizzonte d'attesa a esser crollato? -: come già detto tempo fa su queste pagine, i giovani che oggi si affacciano al cinema lo fanno spesso via Dams, preferendo però l'ultima lettera dell'acronimo ossia non avendo la più pallida idea di, in ordine sparso, storia, e storia della letteratura, e della pittura etc). Né il lavoro di De Benedictis dimentica l'apporto della psicoanalisi, o delle neuroscienze, o delle tecniche attoriali (per gli appassionati non solo di cinema, ma anche di antropologia italiana, un interessantissimo studio su Alberto Sordi). Ma soprattutto molto si guarda alla realtà in divenire e in brutale trasformazione che si andava facendo dall'Italia del conflitto mondiale a quella degli anni Settanta. I nostri grandi registi lo sapevano, perché innanzitutto la guardavano, la osservavano, per poi raccontarla o reinventarla a modo loro, e lo sa l'autore di questo bellissimo saggio. Non solo per addetti ai lavori.
di Michele Lupo
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