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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Fabiano De Micheli

Donne, daparox e incredibili fobie

Giulio Perrone Editor, Lab., Pag. 107 Euro 12,00
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La nostra non è la prima epoca che esplora questi confini dell'anima, ma è di certo quella che lo sta facendo in maniera più ottusamente perentoria: viviamo alla ricerca spasmodica dell'apocalisse. Noi invochiamo quotidianamente il millennio.

Anzi, facciamo di più.

Dismesse le capacità simboliche in cambio di un perfetto adeguamento alla retorica del realismo, noi la catastrofe la creiamo con le nostre stesse mani. L'anno Mille fu aspettato, non necessariamente creduto. Nessuno fece nulla perché si realizzasse. E invece noi, giusto il tempo per dare più slancio esoterico alla fine del vecchio millennio, nel 2001 abbiamo inventato una guerra santa delle più improbabili. Improbabile, in effetti, al punto da deludere molti. Per fortuna possiamo rifarci, in tempi di globalizzazione, con un esotico 2012.

La pazzia ha sempre fatto parte della vita: ora fa la vita.

Questo potrebbe essere il tema di Donne, Daparox e incredibili follie di Fabiano De Micheli, che è una piccola raccolta di racconti, in cui si muove un personaggio, che, con diversi nomi e in diverse situazioni, sembra essere sempre lo stesso. Un personaggio in preda a paranoie e fobie millenarie, lì dove si ritrova circondato da arabi pronti a farsi saltare in aria, almeno nei reconditi recessi delle sue paure (o magari speranze); ma anche dove è semplicemente alla presa con l'amore: ma l'amore ai nostri tempi, pieno di schermi, paure, ritrosie, impedito dalle costruzione elaborate di un io sempre più granitico e grandioso, e, quindi, sempre più prossimo al crollo.

Storie di tutti i giorni, anche quando l'autore le ambienta in un impercettibile futuro. Un futuro, claustrofobico e disperato, dove si vive in una società ultra-classista e super controllata talmente prossima alla nostra da indurci a sospettare che, in fondo, manca giusto un piccolo sforzo di fantasia ulteriore perché sia realizzata.

I generi in cui viene sfumata questa storia sociale della nostra quotidiana paranoia, della nostra apocalisse, sono diversi: si va dal confidenziale all'autobiografico, dall'apologo al reportage psicologico. Eppure la chiave stilistica che lega tutta la raccolta è una sola, e corrisponde ad una strana declinazione del comico. Il comico, in realtà, è già suggerito dalla struttura interna della raccolta, legata, come abbiamo detto, da una sostanziale identità del personaggio principale. Leggendo questo libro si ha, infatti, l'impressione di assistere ad uno spettacolo congegnato da Stan Laurel e Oliver Hardy. Come nelle pellicole di Stallio e Ollio si passa da una storia all'altra, si assiste al camuffamento dei personaggi, per godere dello stesso terrorizzato imbarazzo nei confronti della realtà. Il terrore. Il terrore che suggerisce un umorismo fondato sull'eufemismo, almeno quello di tono inglese. Se i greci hanno concepito questo strumento retorico come mezzo per esprimere verità che, dette quali sono, risulterebbero, in quanto verità, banali, gli inglesi lo fanno corrispondere a uno stato d'animo: la paralisi dettata dal terrore: quello non si dice, di questo non si parla.

È di questo terrore, realizzato tutti i giorni, che De Micheli in questo libro ci fa la cronaca con tono falsamente distratto, leggero, aggraziato.



di Pier Paolo Di Mino


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