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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Grace Paley

Fedeltà

Minimum fax, Pag. 183 Euro 13,00
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Lo confesso: per me è un azzardo parlar di una scrittrice pure poetessa. Perché detesto i poeti (senza differenze anatomiche) e ancor di più le scrittrici (qui è d'uopo non dover differenziare).

Ma la Paley è la dimostrazione che i dogmi sono come i gioielli, vanno indossati in certe occasioni per far colpo, ma poi vanno riposti quando si torna a casa o nel silenzio delle proprie convinzioni.

Sfido chiunque a non trovar corpo e anima nelle due raccolte (ed esattamente Piccoli contrattempi del vivere e Enormi cambiamenti all'ultimo minuto) che il pubblico italiano ha avuto la fortuna di leggere prima dell'antologia poetica Fedeltà.

La Paley, mi va di dire, era una di noi, intendendo con ciò l'attitudine di pochi di sentire il passato ed il presente senza l'aggravio d'inutili dilatazioni: mi verrebbe da usare l'espressione 'pane al pane e vino al vino' dove l'essenzialità della narrativa e della poetica sta nell'infimo dettaglio e nella pochezza (che virtù!) dell'espressione.

Non è forse vero che nelle cose della Paley s'avverte struggente l'azione salvifica della scrittura? Lo dice lei stessa, quasi all'inizio di questa raccolta di poesie: ... così come io accostando/ la penna al foglio sono certa che la cosa/ che mi opprimeva insopportabile sul petto/ apparirà in parole prenderà forma e canto/ mi lascerà continuare a vivere.

Così la poesia come la prosa è esente da inganni e da esagerazioni: tutto quel che racconta la Paley è immediatamente 'verificabile' senza l'ausilio di esegesi se non addirittura di coperture falsamente liriche (ecco dove la poesia della 'domenica' commette adulterio!).

Fedeltà la interpretiamo essenzialmente come fedeltà alla vita e alla memoria. Come quando ricorda la sorella morta: Ho chiamato il suo telefono ha squillato quattro volte/ potete immaginarmi trattenere il respiro poi/ c'è stato un terribile rumore telefonico/ una voce ha detto questo numero non è/ più attivo che meraviglia ho/ pensato posso/ ancora chiamare non hanno assegnato/ il suo numero a un'altra persona malgrado/ due anni di assenza per morte.

Paolo Cognetti nell'introduzione ha scritto che la raccolta parla soprattutto di anziani: vero, per la Paley costituiscono una sorta di rifugio anche se con agghiacciante lucidità – lei che ha vissuto la tragedia del 'distacco' dal suo fisico con l'operazione al seno per un cancro – è costretta ad una sorta di mesto rituale sottrattivo: ... uno di noi potrebbe morire/ senza nemmeno dirlo/ la mia amica ha detto rassegnati è così che va il mondo uno a uno/ finché non ci sarà più nessuno seduto su questa panchina al sole.

Parlando della Paley qualcun altro ha sottolineato l'importanza della sua newyorkesità (che lei stessa confessa in una poesia): può essere un limite tremendo, nel momento in cui la leggerezza prosaica del suo passo artistico ci ricorda che non è difficile sentirla propria al di là dell'appartenenza geografica.

Forse la newyorkesità è solo una aggiustamento di comodo: come voler sistemare un ninnolo da qualche parte perché ce lo siamo trovati in mano.

Paley è gioiello di inestimabile valore che si vorrebbe indossato sempre (altro che i dogmi!).





di Alfredo Ronci


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