RECENSIONI
Luca Bortolazzi
Fohn
Effequ Edizioni, Pag. 187 Euro 14,00
Capitano tutte a me (anzi, capitano tutti a me i commissari o gli ispettori strani): comincio a sospettare che i poliziotti del G8 di Genova siano un'invenzione della propaganda comunista (comunista? Cos'è 'sta parola?), perché a ben vedere, i servitori dello Stato che s'incontrano nei romanzi noir italiani sono una spanna (se non tre) sopra la media culturale italiana e a tratti fanno a gara con l'intellettualità più originale del nostro paese.
Recentemente ne Il commissario incantato di Maurizio Matrone avevamo incontrato un commissario che invece di prediligere Gigi D'Alessio (e perché vi chiederete voi??) è un fan accanito dei Bauhaus e del pezzo Bela Lugosi's dead, ha una vignetta di Vauro al posto della foto del presidente della Repubblica e c'ha pure qualche rimorso di coscienza per essere poliziotto.
Ora in Fohn incontro l'ispettore Chatrian, uomo brusco e sognatore, come ci indica la quarta di copertina, che c'ha la puzzetta sotto il naso e sentite pure che fa: Lui e Ricki avevano parlato di Schopenhauer e di Wittgenstein sorseggiando una birra e mangiando una specie di crêpe alle banane, godendosi lo spettacolo di quel pomeriggio. (Pag.113).
Roba da matti, persino Schopenauer e Wittgenstein, qua il mondo si sta capovolgendo!
Fortuna però che la storia va sui soliti binari della produzione indigena poliziesca (tranne rarissime eccezioni che noi orchi, sistematicamente, segnaliamo alla vostra attenzione): e se mi posso permettere un paragone, Fohn, con le debite differenze, ricorda un po' le atmosfere del bel film di Andrea Maioli, La ragazza del lago, con un convincente (lo è sempre, a dir la verità) Toni Servillo.
Atmosfere nordiche ad essere precisi: la vicenda del noir di Bortololazzi si svolge ad Aosta, un capoluogo devastato dal vento caldo di fohn (ecco il titolo) che in qualche modo rimbambisce gli attori del dramma.
Una ragazza viene trovata uccisa nella biblioteca della città e il sospettato numero uno è il bibliotecario che però, ben presto, si trova a muoversi per proprio conto perché intorno al delitto si scoprono strani giochi erotici avvenuti proprio nei bagni della biblioteca, e ci sono anche riscontri di frequentazioni di chat-line.
Il romanzo scorre piacevole, ma senza scosse telluriche: non lo consiglierei a tutti. Distinguerei tra chi ha la passione del giallo, soprattutto nostrano, e quindi un ammazzamento in una regione ai confini dell'impero (mi perdonino i valdostani, ma è solo una expression figurée) può avere la sua fascinazione e al lettore che s'infogna in certe situazioni lo suggererei, mentre a chi legge il poliziesco come libro da spiaggia, da treno, da aereo, da nave (ma solo quando il mare è tranquillo) lo indirizzerei verso lidi più frequentati.
Scommettiamo, me lo dice il cuore, che prima o poi vedremo di nuovo l'ispettore Chatrian alle prese con qualche misterioso fattaccio? Si accettano scommesse.
di Alfredo Ronci
Recentemente ne Il commissario incantato di Maurizio Matrone avevamo incontrato un commissario che invece di prediligere Gigi D'Alessio (e perché vi chiederete voi??) è un fan accanito dei Bauhaus e del pezzo Bela Lugosi's dead, ha una vignetta di Vauro al posto della foto del presidente della Repubblica e c'ha pure qualche rimorso di coscienza per essere poliziotto.
Ora in Fohn incontro l'ispettore Chatrian, uomo brusco e sognatore, come ci indica la quarta di copertina, che c'ha la puzzetta sotto il naso e sentite pure che fa: Lui e Ricki avevano parlato di Schopenhauer e di Wittgenstein sorseggiando una birra e mangiando una specie di crêpe alle banane, godendosi lo spettacolo di quel pomeriggio. (Pag.113).
Roba da matti, persino Schopenauer e Wittgenstein, qua il mondo si sta capovolgendo!
Fortuna però che la storia va sui soliti binari della produzione indigena poliziesca (tranne rarissime eccezioni che noi orchi, sistematicamente, segnaliamo alla vostra attenzione): e se mi posso permettere un paragone, Fohn, con le debite differenze, ricorda un po' le atmosfere del bel film di Andrea Maioli, La ragazza del lago, con un convincente (lo è sempre, a dir la verità) Toni Servillo.
Atmosfere nordiche ad essere precisi: la vicenda del noir di Bortololazzi si svolge ad Aosta, un capoluogo devastato dal vento caldo di fohn (ecco il titolo) che in qualche modo rimbambisce gli attori del dramma.
Una ragazza viene trovata uccisa nella biblioteca della città e il sospettato numero uno è il bibliotecario che però, ben presto, si trova a muoversi per proprio conto perché intorno al delitto si scoprono strani giochi erotici avvenuti proprio nei bagni della biblioteca, e ci sono anche riscontri di frequentazioni di chat-line.
Il romanzo scorre piacevole, ma senza scosse telluriche: non lo consiglierei a tutti. Distinguerei tra chi ha la passione del giallo, soprattutto nostrano, e quindi un ammazzamento in una regione ai confini dell'impero (mi perdonino i valdostani, ma è solo una expression figurée) può avere la sua fascinazione e al lettore che s'infogna in certe situazioni lo suggererei, mentre a chi legge il poliziesco come libro da spiaggia, da treno, da aereo, da nave (ma solo quando il mare è tranquillo) lo indirizzerei verso lidi più frequentati.
Scommettiamo, me lo dice il cuore, che prima o poi vedremo di nuovo l'ispettore Chatrian alle prese con qualche misterioso fattaccio? Si accettano scommesse.
di Alfredo Ronci
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