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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Liliana Guerriero

Formiche periferiche

Statale 11, Pag. 167 Euro 14,00
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Di che cosa non è capace un'ex impiegata prepensionata, frustrata, single e depressa? Lo si scopre in una storia che dura quattordici giorni, portata sul filo di un'ironia compatta, senza un attimo di stanchezza, senza un filo di banalità, senza cedimenti alla corda patetica, anche quando lo squallore si disegna in trasparenza.

Buona solo con gli animali (anzi buonissima al punto di convivere con una colonia di formiche come se fossero animali da compagnia), nei rapporti con gli esseri umani è invece allegramente cinica e, all'occorrenza, spietatamente vendicativa. Perfino inquietante, a dire la verità. Così com'è inquietante la sua abitudine di sedere a tavola con un manichino che ha il compito, anche lui, di mitigare la solitudine.

Il grigiore della sua vita, resa più vuota dalla perdita del lavoro, si accende di fantasia solo al pensiero degli amati vecchi film americani popolati dai suoi attori preferiti. La situazione diventa esplosiva quando le sembra di ravvisare in un vicino di casa una folgorante somiglianza con il suo beniamino assoluto: Robert Mitchum.

Da quel momento, lei che è così piccola e insignificante da godere del triste "dono dell'invisibilità", comincia a mettere in atto le strategie più demenziali per abbattere gli ostacoli che la separano dall'oggetto d'amore. Per prima cosa un'assidua attività di spionaggio e pedinamento.

Trascorro il resto della serata sul balconcino della cucina, tendendo l'orecchio ai rumori dell'appartamento accanto. Dopo un po'mi viene un dolore boia al collo, a furia di tenerlo girato verso le sue finestre. Non voglio nemmeno tentare di pensare ad altro per levarmelo dalla mente, perché avverto che in qualche modo questa ossessione è salvifica.(...) Un'onda invisibile parte da me, attraversa i muri e va a cercare Robert. Ho la certezza che ha ricevuto il messaggio quando lo vedo comparire nel vano del balcone con una birra in mano. Senza mai voltarsi, si scola tutta la bottiglia senza mai staccarla dalla bocca. Alla fine, un rutto baritonale squarcia il silenzio della notte di fine estate. E' così che un vero uomo beve la birra.

Poi vengono autentiche operazioni belliche nei confronti delle potenziali rivali in amore e dei nemici del suo idolo. A tratti vien da pensare alle situazioni paradossali di Carlo Manzoni, quello delle pupe e delle sventole. La nostra eroina non disdegna ricorrere a delazioni, botte in testa, impacchettamento di cadaveri veri o presunti, colpi bassi a trucidoni armati di pistola e attentati all'incolumità di rosse procaci e di vikinghe in jeans attillati.

... ne sbuca fuori una ragazza che sarà alta un metro e ottanta, tacchi compresi. Lei è incantevole, io annichilita. Da lassù, penso, neanche mi vede e, se anche mi vedesse, la mia è una di quelle facce che uno dimentica appena ha voltato le spalle. (...) Mi consolo pensando che da questo momento per lei è cominciato il conto alla rovescia. Tutt'a un tratto al primo posto nella lista delle mie priorità non c'è più come cambiare la mia vita, ma come porre fine alla sua.

E così via, in bilico fra il grottesco, l'assurdo, e un'analisi sociologica umoristica ma in fin dei conti fedele alla realtà. Avanti di questo passo, spesso ci si domanda dove vada a parare, ma ogni volta che la storia sembra approdare a un vicolo senza uscita, o a un qualche esito banale, subito arriva una trovata imprevista, spiazzante. Fino all'ultima pagina.

di Giovanna Repetto


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