RECENSIONI
Maurizio Baiata
Gli alieni mi hanno salvato la vita
X Publishing, Pag, 240 Euro 19,50
Giornalista ex critico musicale, uno dei più importanti negli anni'70, oggi ufologo di fama internazionale, Maurizio Baiata pubblica un autobiografia suggestiva e per certi, anzi molti versi scomoda. Coraggiosa. Prima di tutto perché si mette in gioco in prima persona, raccontando, nello scenario dimenticato di una suggestiva Roma anni '60 e '70, una sua personale sventura che tuttavia gli ha spalancato le porte di un'altra comprensione dei fatti e dell'esistenza. Poi raccontando da vicino il mondo della musica popolare nella sua accezione rock, dei concerti, delle riviste di settore che in quegli anni iniziavano a fiorire e che fotografavano una società occidentale in pieno cambiamento. Dai Beatles a Woodstock, dal progressive all'avvento del punk, gli anni'80, gli U2. Inoltre perché a un certo punto ha deciso di svolgere a tempo pieno l'attività di giornalista investigativo in un settore minato e per certi versi ancora tabù come l'ufologia. Senza alcun timore di perdere quella credibilità acquisita sul campo in anni di lavoro serio e pieno di passione. Baiata è stato redattore delle riviste musicali Ciao 2001, di Muzak e direttore dell'edizione italiana di Rolling Stone. Ha fatto corrispondenza per la Rai dagli Stati Uniti, era lì a New York il giorno in cui hanno ucciso John Lennon. Ha poi svolto il ruolo di capo ufficio stampa per la Virgin Italia.
Il libro racconta, senza seguire alcun percorso cronologico ma in un flusso di coscienza non preordinato, non solo le passioni di un ragazzo cresciuto in anni difficili e per cui la musica ha rappresentato una vera enciclopedia emotiva con la quale confrontare la propria sensibilità ma anche l'apertura mentale di una fetta generazionale che a un certo punto si è guardata intorno e ha detto; il mondo non finisce qui, sopra di noi c'è il cielo stellato (come disse un noto filosofo), e sicuramente c'è qualcun altro. Baiata ha avuto ragione. Insieme a tanti altri bravi investigatori, è riuscito a dimostrare, con un'opera efficace e umile di divulgazione tramite riviste e convegni, che non solo l'umanità non è e non è mai stata sola ma che le implicazioni di questa presenza aliena sul nostro pianeta hanno delle ripercussioni talmente vaste e imprevedibili che coloro che gestiscono il potere hanno fatto e stanno facendo ancora di tutto per nasconderla. Ma ormai, viene da dire, sembra essere il segreto di pulcinella.
L'ultimo periodo di questa sua accattivante carriera Baiata lo ha trascorso negli Stati Uniti, dove ha diretto un mensile di ufologia chiamato Open Minds. Il libro ci racconta dei paesaggi dell'Arizona e del Nevada, dell'Area 51, dei suoi incontri con i maggiori esponenti dell'ufologia americana, dei segreti e delle rivelazioni che i numerosi testimoni si portano appresso e che pian piano stanno facendo conoscere al mondo, anzi no; non al mondo; solo a coloro che hanno orecchi per intendere. Ed è giusto così, chi vuol rimanere sordo (e cieco) si accomodi. Rock e alieni, insomma. Un connubio contiguo e per certi versi 'naturale'. Baiata ce lo spiega. Tanti artisti o erano 'alienati' per conto loro, o hanno cercato, durante la loro carriera e con le loro note, un contatto con l'altrove. Jimi Hendrix, i Pink Floyd, gli Who, i Jefferson Airplane, Lennon, King Crimson, suoni che tendono all'oltre, a quell'altrove che non sta necessariamente nel cosmo, ma pure accanto a noi, in quella quarta (o quinta) dimensione che finora ci hanno detto esistere solo nei film. Ma che oggi, grazie al cielo, anche la fisica quantistica ci sta disvelando, a poco a poco.
di Adriano Angelini Sut
Il libro racconta, senza seguire alcun percorso cronologico ma in un flusso di coscienza non preordinato, non solo le passioni di un ragazzo cresciuto in anni difficili e per cui la musica ha rappresentato una vera enciclopedia emotiva con la quale confrontare la propria sensibilità ma anche l'apertura mentale di una fetta generazionale che a un certo punto si è guardata intorno e ha detto; il mondo non finisce qui, sopra di noi c'è il cielo stellato (come disse un noto filosofo), e sicuramente c'è qualcun altro. Baiata ha avuto ragione. Insieme a tanti altri bravi investigatori, è riuscito a dimostrare, con un'opera efficace e umile di divulgazione tramite riviste e convegni, che non solo l'umanità non è e non è mai stata sola ma che le implicazioni di questa presenza aliena sul nostro pianeta hanno delle ripercussioni talmente vaste e imprevedibili che coloro che gestiscono il potere hanno fatto e stanno facendo ancora di tutto per nasconderla. Ma ormai, viene da dire, sembra essere il segreto di pulcinella.
L'ultimo periodo di questa sua accattivante carriera Baiata lo ha trascorso negli Stati Uniti, dove ha diretto un mensile di ufologia chiamato Open Minds. Il libro ci racconta dei paesaggi dell'Arizona e del Nevada, dell'Area 51, dei suoi incontri con i maggiori esponenti dell'ufologia americana, dei segreti e delle rivelazioni che i numerosi testimoni si portano appresso e che pian piano stanno facendo conoscere al mondo, anzi no; non al mondo; solo a coloro che hanno orecchi per intendere. Ed è giusto così, chi vuol rimanere sordo (e cieco) si accomodi. Rock e alieni, insomma. Un connubio contiguo e per certi versi 'naturale'. Baiata ce lo spiega. Tanti artisti o erano 'alienati' per conto loro, o hanno cercato, durante la loro carriera e con le loro note, un contatto con l'altrove. Jimi Hendrix, i Pink Floyd, gli Who, i Jefferson Airplane, Lennon, King Crimson, suoni che tendono all'oltre, a quell'altrove che non sta necessariamente nel cosmo, ma pure accanto a noi, in quella quarta (o quinta) dimensione che finora ci hanno detto esistere solo nei film. Ma che oggi, grazie al cielo, anche la fisica quantistica ci sta disvelando, a poco a poco.
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