RECENSIONI
Antonio Moresco
Gli incendiati
Mondadori, Pag. 182 Euro 18,50
Allora...un tizio che s'è rotto i coglioni del mondo, prende la macchina e s'avvia senza avere una precisa destinazione. Si ferma in un albergo in una località marina, non meglio precisata. Qui, dopo alcuni giorni, viene svegliato di notte perché un vasto incendio sta lambendo l'abitato e quindi anche l'albergo medesimo. Tutti fuggono, compreso il protagonista che durante la corsa ha una specie di visione: una bella donna gli si avvicina e gli sussurra: vuoi bruciare con me?
Quando torna a casa l'uomo è ossessionato da quell'apparizione. E la ritrova, durante una corsa in metropolitana. Si parlano, ma lei dice che è una schiava e deve di nuovo fuggire. Lui la vede che sale su una limousine nera e scompare. Non può lasciarla andare ora che l'ha ritrovata. La segue prendendo un taxi, ma a sua volta è seguito da una macchina dal cui interno partono colpi di pistola. Lui risponde, ma dopo uno scambio violento è ferito, quasi mortalmente.
Il protagonista sviene, quando si risveglia si trova in una stanza tenuto in osservazione da un medico, che sospetta russo e dalla donna misteriosa (di origine circassa!) che continua a proclamarsi schiava. Che gli dice di non chiamarla per un po', ma lui non deve uscire da quel rifugio perché è ricercato. L'uomo obbedisce finché non riceve una telefonata dalla bella donna che gli dice di raggiungerla a un certo indirizzo. Lui esegue e si ritrova in un'enorme villa proprietà di un pappa russo che colleziona modelle (una di queste ha il vizio assurdo di cagare nei corridoi e la fa pure lenta perché bevendo molto latte, lo sanno anche i bambini, prima o poi viene la diarrea) e che si nutre del cibo che la 'schiava' gli mastica all'uopo. Il pappa prende in simpatia il protagonista e gli fa girare la villa che ha enormi sotterranei, ma il protagonista deve fuggire perché la schiava gli ha detto che presto succederà un casino. Infatti dopo un po' si sente un boato e la villa viene completamente distrutta da un'esplosione: ma il pappa si salva. Non solo, organizza una spedizione punitiva per uccidere i due fuggitivi, che infatti vengono uccisi. Ma si risvegliano in un obitorio: lui si chiede come mai è vivo se è stato ammazzato, lei gli risponde che è morto perché deve portare a termine la missione di uccidere gli stessi 'vivi' responsabili della loro uccisione. Da lì parte la strage e il duello tra chi si crede morto e chi si crede vivo. Fine del romanzo.
Ora, Antonio Moresco, da più parti ritenuto uno dei grandi letterati del nostro tempo, sorta di guru per decine e decine di squinzi creduloni (chiedete a Scarpa, premio Strega) per questo romanzo merita una punizione divina. Noi che non siamo dei, ma semplici umani, potremmo accontentarci di un castigo minimo, tipo fustigazione, ma in pubblica piazza, o un castigo esemplare, tipo fucilazione e esposizione del corpo, a mo' di Piazzale Loreto.
Mi offro volontario, per il colpo finale, quello che in genere si da quando la 'vittima' non ha ancora stirato completamente le zampette.
P.S.
E non basta. Se lo incontro mi faccio restituire i soldi che ho speso per comprare questa, come direbbe Fantozzi, cagata pazzesca! E nel dirglielo in faccia sono sicuro che riceverò, sempre come Fantozzi, novantadue minuti di applausi. Questo prima di avergli fatto stirare definitivamente le zampette!
di Alfredo Ronci
Quando torna a casa l'uomo è ossessionato da quell'apparizione. E la ritrova, durante una corsa in metropolitana. Si parlano, ma lei dice che è una schiava e deve di nuovo fuggire. Lui la vede che sale su una limousine nera e scompare. Non può lasciarla andare ora che l'ha ritrovata. La segue prendendo un taxi, ma a sua volta è seguito da una macchina dal cui interno partono colpi di pistola. Lui risponde, ma dopo uno scambio violento è ferito, quasi mortalmente.
Il protagonista sviene, quando si risveglia si trova in una stanza tenuto in osservazione da un medico, che sospetta russo e dalla donna misteriosa (di origine circassa!) che continua a proclamarsi schiava. Che gli dice di non chiamarla per un po', ma lui non deve uscire da quel rifugio perché è ricercato. L'uomo obbedisce finché non riceve una telefonata dalla bella donna che gli dice di raggiungerla a un certo indirizzo. Lui esegue e si ritrova in un'enorme villa proprietà di un pappa russo che colleziona modelle (una di queste ha il vizio assurdo di cagare nei corridoi e la fa pure lenta perché bevendo molto latte, lo sanno anche i bambini, prima o poi viene la diarrea) e che si nutre del cibo che la 'schiava' gli mastica all'uopo. Il pappa prende in simpatia il protagonista e gli fa girare la villa che ha enormi sotterranei, ma il protagonista deve fuggire perché la schiava gli ha detto che presto succederà un casino. Infatti dopo un po' si sente un boato e la villa viene completamente distrutta da un'esplosione: ma il pappa si salva. Non solo, organizza una spedizione punitiva per uccidere i due fuggitivi, che infatti vengono uccisi. Ma si risvegliano in un obitorio: lui si chiede come mai è vivo se è stato ammazzato, lei gli risponde che è morto perché deve portare a termine la missione di uccidere gli stessi 'vivi' responsabili della loro uccisione. Da lì parte la strage e il duello tra chi si crede morto e chi si crede vivo. Fine del romanzo.
Ora, Antonio Moresco, da più parti ritenuto uno dei grandi letterati del nostro tempo, sorta di guru per decine e decine di squinzi creduloni (chiedete a Scarpa, premio Strega) per questo romanzo merita una punizione divina. Noi che non siamo dei, ma semplici umani, potremmo accontentarci di un castigo minimo, tipo fustigazione, ma in pubblica piazza, o un castigo esemplare, tipo fucilazione e esposizione del corpo, a mo' di Piazzale Loreto.
Mi offro volontario, per il colpo finale, quello che in genere si da quando la 'vittima' non ha ancora stirato completamente le zampette.
P.S.
E non basta. Se lo incontro mi faccio restituire i soldi che ho speso per comprare questa, come direbbe Fantozzi, cagata pazzesca! E nel dirglielo in faccia sono sicuro che riceverò, sempre come Fantozzi, novantadue minuti di applausi. Questo prima di avergli fatto stirare definitivamente le zampette!
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