RECENSIONI
Monica Dall'Olio
Guida gastronomica al precipizio
Barbera editore, Pag. 135 Euro 13,50
Libro svelto ed accattivante, ma sulla cui essenza mi pongo una domanda: ma l'autrice (tra l'altro ospitata tanto tempo fa sul paradiso cartaceo... uhh altre epoche) vivendo in un mondo di attentati e abitando a Bologna, ci vuol suggerire l'aggancio con la tragedia della stazione del 1980?
Mi spiego meglio con qualche cenno alla trama: Mika, una ragazza trentenne, per campare ha deciso, pur non sapendo un accidenti di cucina, di fare la guida turistica gastronomica. Nel senso che, tramite un'agenzia, accoglie giornalisti-turisti che si alimentano di stereotipi culinari sulle città italiane.
Le giornate di Mika, non tutte per carità, sono spesso segnate dalle notizie a fosche tinte: prima l'attentato alla ferrovia di Madrid, poi quello alla metro di Londra.
Può sembrare forzato, ma l'accostamente con la strage di Bologna mi è saltato agli occhi. Vuol dire forse che ogni epoca ha le sue tragedie, che i tempi che viviamo sono segnati, nella diversità delle 'firme' terroristiche, dai drammi delle politiche e delle ideologie? Che un italiano, quando sente di morti ammazzati e di stragi non può non confrontarsi con il proprio passato?
Lecito che me lo sia chiesto io, forse lecito che se lo sia chiesto la Dall'Olio? La domanda rimane.
Il resto, si potrebbe dire, minimalista: libro si diceva svelto, contemporaneo, che vive dei dubbi continui di una generazione. A questi si aggiungono quelli per un lavoro, la guida turistica gastronomica appunto, che nemmeno lo si vorrebbe fare: Va bene i giornalisti, va bene il lavoro che può essere perfino divertente, ma io cosa voglio realizzare nelal vita? Qual è il mio equilibrio? Questi gli interrogatori che scatenarono la crisi. (Pag. 61).
Domande anche queste lecite in un mondo giovanile devastato dal senso di inutilità ed emarginato da quello del lavoro. Si insiste: Quali progetti? Io non ho alcun progetto. Se non riempir la pancia a questicavolo di giornalisti. Sopravvivere usando la città. (Pag. 66).
Mondo che ha una sua costruzione eterogenea, che si anima di vicende, oltre quella della protagonista, che in qualche modo sono il segno del cambiamento: basti pensare alle difficoltà di Carmen, la badante brasiliana, o alle stesse storie di Mika permeate quasi di un senso catechistico della pietas.
Guida gastronomica al precipizio ha titolo esaustivo: centrato al meglio, quando in genere si leggono intestazioni al limite del ridicolo (ma vogliamo parlare dell'insana abitudine del cinema italiano, vecchio e nuovo, di titolare le opere con richiami canzonettistici? Come se all'ossessione nsotalgica per il tempo che fu si dovesse sommare quello di una lingua troppo spesso mortificata?). Centrato perché dà il senso del baratro e della voragine che quotidianamente sfioriamo. Che i ragazzi, proprio per la lora età, rischiano di più è risaputo, ma quanti dei così detti adulti o stagionati, si sente immune dal senso di vuoto?
Brava la dall'Olio a ricordarci l'abisso sotto e intorno a noi.
di Alfredo Ronci
Mi spiego meglio con qualche cenno alla trama: Mika, una ragazza trentenne, per campare ha deciso, pur non sapendo un accidenti di cucina, di fare la guida turistica gastronomica. Nel senso che, tramite un'agenzia, accoglie giornalisti-turisti che si alimentano di stereotipi culinari sulle città italiane.
Le giornate di Mika, non tutte per carità, sono spesso segnate dalle notizie a fosche tinte: prima l'attentato alla ferrovia di Madrid, poi quello alla metro di Londra.
Può sembrare forzato, ma l'accostamente con la strage di Bologna mi è saltato agli occhi. Vuol dire forse che ogni epoca ha le sue tragedie, che i tempi che viviamo sono segnati, nella diversità delle 'firme' terroristiche, dai drammi delle politiche e delle ideologie? Che un italiano, quando sente di morti ammazzati e di stragi non può non confrontarsi con il proprio passato?
Lecito che me lo sia chiesto io, forse lecito che se lo sia chiesto la Dall'Olio? La domanda rimane.
Il resto, si potrebbe dire, minimalista: libro si diceva svelto, contemporaneo, che vive dei dubbi continui di una generazione. A questi si aggiungono quelli per un lavoro, la guida turistica gastronomica appunto, che nemmeno lo si vorrebbe fare: Va bene i giornalisti, va bene il lavoro che può essere perfino divertente, ma io cosa voglio realizzare nelal vita? Qual è il mio equilibrio? Questi gli interrogatori che scatenarono la crisi. (Pag. 61).
Domande anche queste lecite in un mondo giovanile devastato dal senso di inutilità ed emarginato da quello del lavoro. Si insiste: Quali progetti? Io non ho alcun progetto. Se non riempir la pancia a questicavolo di giornalisti. Sopravvivere usando la città. (Pag. 66).
Mondo che ha una sua costruzione eterogenea, che si anima di vicende, oltre quella della protagonista, che in qualche modo sono il segno del cambiamento: basti pensare alle difficoltà di Carmen, la badante brasiliana, o alle stesse storie di Mika permeate quasi di un senso catechistico della pietas.
Guida gastronomica al precipizio ha titolo esaustivo: centrato al meglio, quando in genere si leggono intestazioni al limite del ridicolo (ma vogliamo parlare dell'insana abitudine del cinema italiano, vecchio e nuovo, di titolare le opere con richiami canzonettistici? Come se all'ossessione nsotalgica per il tempo che fu si dovesse sommare quello di una lingua troppo spesso mortificata?). Centrato perché dà il senso del baratro e della voragine che quotidianamente sfioriamo. Che i ragazzi, proprio per la lora età, rischiano di più è risaputo, ma quanti dei così detti adulti o stagionati, si sente immune dal senso di vuoto?
Brava la dall'Olio a ricordarci l'abisso sotto e intorno a noi.
di Alfredo Ronci
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Monica Dall'Olio
Le descrizioni
Perdisa pop, Pag. 138 Euro 14,00Romanzo sbilenco.
Di donna già ospitata dal nostro paradiso cartaceo tanti anni fa.
Che potrebbe essere sinonimo di qualità.
Se volesse la Dall'Olio potrebbe riuscire nell'intento di costruire un romanzo come si deve: ma qui non s'argina. Anzi, forse il contrario, trattiene l'energia ed in parte implode.
Peccato però: l'idea iniziale era bella, anche se sfruttata.
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