RECENSIONI
Roberto Mandracchia
Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza
Agenzia X, Pag. 156 Euro 13,00
La nostra è un'epoca ben educata e ragionevole. Le millenarie aspirazione ascetiche, la voglia di disinfettata purezza orfica si vende nei supermercati e tutti sappiamo guardare con diffidenza e distaccato ai sentimenti. Abbiamo dalla nostra il disincanto e il sarcasmo, e sappiamo dare una spiegazione a tutto. Eppure sembra che, ancora oggi, operare nei limiti dell'impossibile possa essere la speranza che nutre le aspettative di uno scrittore.
Per esempio il giovanissimo Roberto Mandracchia si incarica di praticare un genere che, sui banchi dei supermercati di cui sopra, prolifica con successo, ossia quel romanzo adolescenziale che si fa insieme reportage e strumento pedagogico in una società infantile che soffre di un costante bisogno di essere intrattenuta e maternamente rieducata. La cultura si è rinchiusa nei limiti della civilizzazione, e questa si è ridotta ad una psicoterapia di gruppo, o a un'ascesi da salotto, in cui si dà sfogo ai sentimenti per controllarli. Mandracchia, che vuole operare in quello che oggi ci sembra impossibile, sembra pensare che, questo controllo dei sentimenti, è esattamente lo strumento che rende possibile l'epocale attacco di panico, l'apocalisse snervante che stiamo vivendo.
Il suo romanzo adolescenziale è, per questo motivo, un romanzo di sformazione, un racconto visivamente sfigurativo, alla Bacon. Racconta la vicenda di un giovane siciliano, nato e cresciuto in una piccola città sprofondata nei soffocanti riti della mafia e di una chiesa che usa le peggiori premure nei confronti delle sue pecorelle più giovani. Con una restituzione del gotico al nostro meridione, la città potrebbe essere l'ambientazione di una pellicola di David Linch, e la vicenda si apparenta con quella di Mysterious Skin e, per certi versi, con quella di Doom Generation di Gregg Araki. Eppure questa comune qualità allucinogena e fantastica è di segno opposto. In Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza l'allucinazione non è alterazione di coscienza, non è una visione alternativa della realtà o dell'io, non c'è introspezione e analisi. I sentimenti, nel romanzo, vengono scatenati per essere vissuti implacabilmente quali sono; e l'allucinazione è un fatto corporeo, che sa di postumi escrementizi.
Siamo abituati a pensare all'estasi come a qualcosa che ci sospinga in alto, in regioni apollinee. Qui, invece, ci troviamo nella terra del grande dio Pan. Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza, infatti, ripercorre la vicenda erotica di Pan alle prese con le sue ninfe. La mafia, la chiesa, la città, i ragazzi e gli adulti che la abitano, i genitori del protagonista (altro segno della presenza del dio: un padre erotomane e una madre pazza) sono fatti circostanziali di una allucinazione viscerale della carne, che Mandracchia, con una lingua viva e vera, restituisce nei particolari con prepotente e dolorosa precisione. L'allucinazione di un giovane eroe che si rende a una ninfa e si fa trascinare nel segreto della sua essenza: la distruzione. L'eroe, che si finge autobiograficamente l'io del narratore (ed è, dunque, l'io) si innamora di una ragazza irresistibile, una ragazza che, come tutte le ninfe, c'è e non c'è, il cui erotismo è esuberante e minaccioso; una ragazza che lo fa morire di desiderio, che lo apre a tutte le proprie fantasie e a tutti i propri sentimenti; che li devasta come per un'inondazione e che, come per un'inondazione trascina via il giovane eroe, fino alla totale distruzione.
Le ninfe sono pericolose, portano via i marinai e non li restituiscono alle famiglie e ai cari ed educati affetti famigliari. Sono millenni che, con autodafè o altre terapie a vario titolo, cerchiamo di curare le ninfe dalla loro pericolosità e avvertire i marinai del pericolo, ma non c'è niente da fare.
Solo Pan aveva la soluzione.
Immergersi, con questo racconto viscerale, di allucinazione carnale, nel suo mondo è una piccola ma buona occasione di dare nuovamente spazio a questo dio impuro, e salvarci un po' dall'epocale attacco di panico, dalla snervante apocalisse della nostra società.
di Pier Paolo Di Mino
Per esempio il giovanissimo Roberto Mandracchia si incarica di praticare un genere che, sui banchi dei supermercati di cui sopra, prolifica con successo, ossia quel romanzo adolescenziale che si fa insieme reportage e strumento pedagogico in una società infantile che soffre di un costante bisogno di essere intrattenuta e maternamente rieducata. La cultura si è rinchiusa nei limiti della civilizzazione, e questa si è ridotta ad una psicoterapia di gruppo, o a un'ascesi da salotto, in cui si dà sfogo ai sentimenti per controllarli. Mandracchia, che vuole operare in quello che oggi ci sembra impossibile, sembra pensare che, questo controllo dei sentimenti, è esattamente lo strumento che rende possibile l'epocale attacco di panico, l'apocalisse snervante che stiamo vivendo.
Il suo romanzo adolescenziale è, per questo motivo, un romanzo di sformazione, un racconto visivamente sfigurativo, alla Bacon. Racconta la vicenda di un giovane siciliano, nato e cresciuto in una piccola città sprofondata nei soffocanti riti della mafia e di una chiesa che usa le peggiori premure nei confronti delle sue pecorelle più giovani. Con una restituzione del gotico al nostro meridione, la città potrebbe essere l'ambientazione di una pellicola di David Linch, e la vicenda si apparenta con quella di Mysterious Skin e, per certi versi, con quella di Doom Generation di Gregg Araki. Eppure questa comune qualità allucinogena e fantastica è di segno opposto. In Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza l'allucinazione non è alterazione di coscienza, non è una visione alternativa della realtà o dell'io, non c'è introspezione e analisi. I sentimenti, nel romanzo, vengono scatenati per essere vissuti implacabilmente quali sono; e l'allucinazione è un fatto corporeo, che sa di postumi escrementizi.
Siamo abituati a pensare all'estasi come a qualcosa che ci sospinga in alto, in regioni apollinee. Qui, invece, ci troviamo nella terra del grande dio Pan. Guida pratica al sabotaggio dell'esistenza, infatti, ripercorre la vicenda erotica di Pan alle prese con le sue ninfe. La mafia, la chiesa, la città, i ragazzi e gli adulti che la abitano, i genitori del protagonista (altro segno della presenza del dio: un padre erotomane e una madre pazza) sono fatti circostanziali di una allucinazione viscerale della carne, che Mandracchia, con una lingua viva e vera, restituisce nei particolari con prepotente e dolorosa precisione. L'allucinazione di un giovane eroe che si rende a una ninfa e si fa trascinare nel segreto della sua essenza: la distruzione. L'eroe, che si finge autobiograficamente l'io del narratore (ed è, dunque, l'io) si innamora di una ragazza irresistibile, una ragazza che, come tutte le ninfe, c'è e non c'è, il cui erotismo è esuberante e minaccioso; una ragazza che lo fa morire di desiderio, che lo apre a tutte le proprie fantasie e a tutti i propri sentimenti; che li devasta come per un'inondazione e che, come per un'inondazione trascina via il giovane eroe, fino alla totale distruzione.
Le ninfe sono pericolose, portano via i marinai e non li restituiscono alle famiglie e ai cari ed educati affetti famigliari. Sono millenni che, con autodafè o altre terapie a vario titolo, cerchiamo di curare le ninfe dalla loro pericolosità e avvertire i marinai del pericolo, ma non c'è niente da fare.
Solo Pan aveva la soluzione.
Immergersi, con questo racconto viscerale, di allucinazione carnale, nel suo mondo è una piccola ma buona occasione di dare nuovamente spazio a questo dio impuro, e salvarci un po' dall'epocale attacco di panico, dalla snervante apocalisse della nostra società.
di Pier Paolo Di Mino
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