RECENSIONI
Cormac Cullinan
I diritti della natura
Piano B edizioni, Pag.161 Euro 16,00
Cormac Cullinan non lo inviterei a cena nemmeno se mi facesse la spesa. Lo troverei palloso ed invadente ed anche con l'aria da primo della classe (ma in genere gli ecologisti ce l'hanno 'sta faccia). Ovviamente questa mestizia a pelle (rimane tale perché non lo conosco e quindi, anche volendo, non potrei mai invitarlo a casa mia) si ripercuote su ciò che scrive.
Credo, ma mi piacerebbe anche essere smentito, che per parlare di ordinamento non ci sia bisogno di scomodare il diritto romano o gli assiro-babilonesi: a volte potrebbe bastare anche il semplice buonsenso. Ma ahinoi solo il buonsenso, in certi casi, non può essere sufficiente perché si rischierebbe di essere tacciati di qualunquismo e di disinformazione dagli avversari.
Dunque, per frustrazione ontologica, gli ecologisti e affini, per ribadire concetti e patimenti devono essere necessariamente pallosi e sesquipedali.
Però... come dar loro torto?
Quando Cullinan affronta il problema del confronto tra legge e 'selvaggio' (termine questo inteso come sostanza della Terra) dice una grande e semplice verità: E' esattamente la rigidità di questa falsa dicotomia tra 'selvaggio' e 'legge', tra 'natura' e 'civiltà' che dobbiamo superare.
Perché, ci spiega, la fisica quantistica ha elaborato la concezione di un universo fatto di un 'tot' di mattoncini che combinano tra loro: la posizione sbagliata di uno solo di essi può compromettere la stabilità dell'insieme.
Nulla è più sbagliato, aggiunge l'autore, di considerare chi si batte per la Terra (o meglio, chi propugni, con un concetto felicissimo e giusto, la Giurisprudenza della Terra) avversario della tecnica, dell'evoluzione: Io davvero credo che la tecnologia avanzata sia una parte desiderabile del futuro delle società umane, ma essa deve essere idonea: in altre parole, deve essere progettata per essere costruita, usata e riciclata in maniera compatibile con lo scopo che Berry chiana 'la grande opera'.
Non vorrei essere semplicistico, ma in poche parole, anzi, in pochi concetti, Cullinan ha esposto in modo funzionale il problema:
Idoneità
Riciclo
Compatibilità.
Basterebbero davvero queste nozioni praticabili per risolvere i mille problemi di uno sviluppo incontrollato della società e dello spreco delle risorse del pianeta.
E' chiaro che la portata della questione necessita di un substrato culturale, legislativo e 'umanistico' e forse solo in questo Cullinan è verboso e a tratti anche irritante nella sua coazione a ripetere.
Ma il libro è necessario. Come è necessario aprire gli occhi prima che davvero sia troppo tardi. Per tutto.
di Alfredo Ronci
Credo, ma mi piacerebbe anche essere smentito, che per parlare di ordinamento non ci sia bisogno di scomodare il diritto romano o gli assiro-babilonesi: a volte potrebbe bastare anche il semplice buonsenso. Ma ahinoi solo il buonsenso, in certi casi, non può essere sufficiente perché si rischierebbe di essere tacciati di qualunquismo e di disinformazione dagli avversari.
Dunque, per frustrazione ontologica, gli ecologisti e affini, per ribadire concetti e patimenti devono essere necessariamente pallosi e sesquipedali.
Però... come dar loro torto?
Quando Cullinan affronta il problema del confronto tra legge e 'selvaggio' (termine questo inteso come sostanza della Terra) dice una grande e semplice verità: E' esattamente la rigidità di questa falsa dicotomia tra 'selvaggio' e 'legge', tra 'natura' e 'civiltà' che dobbiamo superare.
Perché, ci spiega, la fisica quantistica ha elaborato la concezione di un universo fatto di un 'tot' di mattoncini che combinano tra loro: la posizione sbagliata di uno solo di essi può compromettere la stabilità dell'insieme.
Nulla è più sbagliato, aggiunge l'autore, di considerare chi si batte per la Terra (o meglio, chi propugni, con un concetto felicissimo e giusto, la Giurisprudenza della Terra) avversario della tecnica, dell'evoluzione: Io davvero credo che la tecnologia avanzata sia una parte desiderabile del futuro delle società umane, ma essa deve essere idonea: in altre parole, deve essere progettata per essere costruita, usata e riciclata in maniera compatibile con lo scopo che Berry chiana 'la grande opera'.
Non vorrei essere semplicistico, ma in poche parole, anzi, in pochi concetti, Cullinan ha esposto in modo funzionale il problema:
Idoneità
Riciclo
Compatibilità.
Basterebbero davvero queste nozioni praticabili per risolvere i mille problemi di uno sviluppo incontrollato della società e dello spreco delle risorse del pianeta.
E' chiaro che la portata della questione necessita di un substrato culturale, legislativo e 'umanistico' e forse solo in questo Cullinan è verboso e a tratti anche irritante nella sua coazione a ripetere.
Ma il libro è necessario. Come è necessario aprire gli occhi prima che davvero sia troppo tardi. Per tutto.
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