RECENSIONI
Satoshi Yagisawa
I miei giorni alla libreria Morisaki
Feltrinelli, traduzione di Gala Maria Follaco, pa. 152 16,00
Quando Hideaki dice a Takako che si sposerà, a lei crolla il mondo addosso. I due infatti lavorano insieme e si frequentano da un anno, tanto che lei si è convinta che stiano insieme. Purtroppo non così non è, e Takako si sposa con un’altra, e allora meglio licenziarsi e andarsene. È questa la situazione di partenza de I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa, piccolo caso editoriale in Giappone, da cui è stato tratto anche un film.
Dormire per dimenticare, sembra essere questa la soluzione per Takako. Per cui la ragazza si mette a letto e non esce più di casa per un mese (avete sentito parlare degli hikikomori? fenomeno tutto giapponese). Poi una sera squilla il telefono a chiamare è Satoru, uno zio che lei non vedeva da molto tempo, un personaggio particolare, mezzo squinternato. Satoru gestisce una piccola libreria — “La libreria Morisaki (…) È piccola, vecchia (…) Eppure c’è chi ama quel posto” —. Lo zio le propone di venire ad aiutarlo e questo per la ragazza è una sorta di ancora di salvezza, perché da quest’incontro inizia per Takako una lenta maturazione
Insomma, la storia non è nulla di trascendentale, ma Yagisawa riesce a raccontarla con una grazia tale che il libro si fa leggere d’uno fiato fino alla fine. È una narrazione lieve, che mette bene in evidenza la lenta crescita di Takako all’interno della libreria. Passato il primo momento infatti, lei riesce ad ambientarsi e ad accorciare le distanze, non solo con lo zio Satoru, che le racconterà della donna che ha amato e lo ha lasciato, ma anche con la piccola comunità che frequenta la libreria Morisaki o si ritrova al Café di Sobouru. Si parte dai libri per arrivare a qualcosa di più intimo, più elevato.
Da leggere (anche se ci aspettavamo qualcosa in più).
di Marco Minicangeli @gattospinoso
Dormire per dimenticare, sembra essere questa la soluzione per Takako. Per cui la ragazza si mette a letto e non esce più di casa per un mese (avete sentito parlare degli hikikomori? fenomeno tutto giapponese). Poi una sera squilla il telefono a chiamare è Satoru, uno zio che lei non vedeva da molto tempo, un personaggio particolare, mezzo squinternato. Satoru gestisce una piccola libreria — “La libreria Morisaki (…) È piccola, vecchia (…) Eppure c’è chi ama quel posto” —. Lo zio le propone di venire ad aiutarlo e questo per la ragazza è una sorta di ancora di salvezza, perché da quest’incontro inizia per Takako una lenta maturazione
Insomma, la storia non è nulla di trascendentale, ma Yagisawa riesce a raccontarla con una grazia tale che il libro si fa leggere d’uno fiato fino alla fine. È una narrazione lieve, che mette bene in evidenza la lenta crescita di Takako all’interno della libreria. Passato il primo momento infatti, lei riesce ad ambientarsi e ad accorciare le distanze, non solo con lo zio Satoru, che le racconterà della donna che ha amato e lo ha lasciato, ma anche con la piccola comunità che frequenta la libreria Morisaki o si ritrova al Café di Sobouru. Si parte dai libri per arrivare a qualcosa di più intimo, più elevato.
Da leggere (anche se ci aspettavamo qualcosa in più).
di Marco Minicangeli @gattospinoso
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