RECENSIONI
Andrea G. Colombo
Il Diacono
Gargoyle books, Pag. 488 Euro 15,00
Non bisognerebbe mai avvicinarsi a un romanzo tanto acclamato, definito da molti tra i migliori horror italiani. Questo perché le aspettative, leggendo recensioni positive e commenti entusiasti, rischiano di essere troppe e dunque disattese.
Di sicuro Il Diacono fatica di Andrea G. Colombo, edita dalla sempre interessante casa editrice Gargoyle (tra l'altro al centro delle polemiche, negli ultimi periodi, per un deciso cambio di rotta) è uno di quei lavori che o si ama o non piace.
Questo accade per quei romanzi comunque interessanti, degni di nota, che non possono e non devono lasciare indifferenti.
Il Diacono ha una struttura interessante, costruito attraverso continui cambi di ambientazione e in un sistema che ricorda da vicino le descrizioni di Lovecraft, nelle atmosfere al limite del mondo dove l'individuo è al continuo cospetto di grevi poteri superiori. Volendo trovare una qualche correlazione cinematografica, dovuti, quasi obbligati, i riferimenti all'ultimo capitolo della saga de L'Esorcista. Rifacendosi a portentosi flashback, Colombo è bravo a tessere una trama che ricongiunge la vita di diversi personaggi, fino a giungere ai 33 esorcisti (nulla è lasciato al caso, nemmeno la numerologia) che dovranno combattere, contro l'imperversare di un male strisciante, una guerra che non sarà indolore.
Un male che unisce, concetto contrario di quel Diavolo che agisce per dividere. Una forza tanto oscura quanto brillante che nel bene trova il suo sfogo, come se, e questo è quello che pensa il sottoscritto, bene e male fossero correlati da un'unica linea di congiunzione che li unisce sancendone la dipendenza l'uno dall'altro.
A modesto parere di chi scrive però, tra i pochi stonati in un coro di voci che comunque elegge il romanzo qui presente tra le cose migliori di questo 2011, è proprio la storia in sé a stridere, a bloccarsi in più punti costringendo a faticare non poco chi legge, interrompendo quell'avvolgente atmosfera creatasi fino a quel momento. La tematica trattata non è semplice in sé, dunque meriterebbe forse qualche passaggio più fluido per non appesantirne troppo lo scorrere e sviare l'attenzione dal fulcro centrale della vicenda raccontata. Questo si denota soprattutto nelle ultime cento pagine, in cui complice forse una discreta voglia di giungere all'epilogo, ogni riga diventa pesante quanto un macigno.
Ad ogni modo non è un libro che mi sento di sconsigliarvi, sarei peraltro ingenuo nel farlo, dovendo far fronte comunque a tutta una serie di recensioni positive che lo hanno portato all'attenzione di concorsi prestigiosi e a lottare con case editrici di primo ordine, segno di un lavoro ben fatto e comunque apprezzabile dagli appassionati di horror apocalittico.
di Alessandro Vigliani
Di sicuro Il Diacono fatica di Andrea G. Colombo, edita dalla sempre interessante casa editrice Gargoyle (tra l'altro al centro delle polemiche, negli ultimi periodi, per un deciso cambio di rotta) è uno di quei lavori che o si ama o non piace.
Questo accade per quei romanzi comunque interessanti, degni di nota, che non possono e non devono lasciare indifferenti.
Il Diacono ha una struttura interessante, costruito attraverso continui cambi di ambientazione e in un sistema che ricorda da vicino le descrizioni di Lovecraft, nelle atmosfere al limite del mondo dove l'individuo è al continuo cospetto di grevi poteri superiori. Volendo trovare una qualche correlazione cinematografica, dovuti, quasi obbligati, i riferimenti all'ultimo capitolo della saga de L'Esorcista. Rifacendosi a portentosi flashback, Colombo è bravo a tessere una trama che ricongiunge la vita di diversi personaggi, fino a giungere ai 33 esorcisti (nulla è lasciato al caso, nemmeno la numerologia) che dovranno combattere, contro l'imperversare di un male strisciante, una guerra che non sarà indolore.
Un male che unisce, concetto contrario di quel Diavolo che agisce per dividere. Una forza tanto oscura quanto brillante che nel bene trova il suo sfogo, come se, e questo è quello che pensa il sottoscritto, bene e male fossero correlati da un'unica linea di congiunzione che li unisce sancendone la dipendenza l'uno dall'altro.
A modesto parere di chi scrive però, tra i pochi stonati in un coro di voci che comunque elegge il romanzo qui presente tra le cose migliori di questo 2011, è proprio la storia in sé a stridere, a bloccarsi in più punti costringendo a faticare non poco chi legge, interrompendo quell'avvolgente atmosfera creatasi fino a quel momento. La tematica trattata non è semplice in sé, dunque meriterebbe forse qualche passaggio più fluido per non appesantirne troppo lo scorrere e sviare l'attenzione dal fulcro centrale della vicenda raccontata. Questo si denota soprattutto nelle ultime cento pagine, in cui complice forse una discreta voglia di giungere all'epilogo, ogni riga diventa pesante quanto un macigno.
Ad ogni modo non è un libro che mi sento di sconsigliarvi, sarei peraltro ingenuo nel farlo, dovendo far fronte comunque a tutta una serie di recensioni positive che lo hanno portato all'attenzione di concorsi prestigiosi e a lottare con case editrici di primo ordine, segno di un lavoro ben fatto e comunque apprezzabile dagli appassionati di horror apocalittico.
di Alessandro Vigliani
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