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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Dante Serra

Il Marchese De Sade

Odoya, Pag. 256 Euro 18,00
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Donatien Alphonse François è stato uno di quei personaggi capaci di dare un nome a un aspetto della condizione umana, a una delle sue efferate possibilità.

Libertino intemperante ma meno di altri, diciamo, sfigato e perseguitato, autore delle impossibili 120 giornate di Sodoma (fosse stato un racconto di venti pagine sarebbe stato delizioso, e sarebbe stato lettissimo – invece anni fa si sosteneva dalle parti di certa critica francese che il suo fosse proprio uno sforzo linguistico di dire l'impossibile in una specie di ribaltamento assiologico della Commedia dantesca: si ometteva di dire, eravamo in pieno trip fricchettone, che i risultati erano un tantino differenti).

Ora rivede la luce una vecchia biografia di Dante Serra dedicata al Marchese, scritta nel 1950; scritta con apprezzabile verve narrativa, non tifosa, attenta al contesto dell'epoca. Non mancano gli apparati iconografici, le schede biografiche di personaggi importanti dell'epoca e qualche scheda illustrativa (la dimensione e la qualità delle fotografie non possono rendere la qualità a volte eccelsa delle vignette erotiche settecentesche: una vera delizia).

Volessimo fare dello spirito, diremmo che a Sade piaceva un certo genere di festicciole, se capite cosa intendo. E siccome non si limitava a godersele ma ne teorizzava la liceità, gliela fecero pagare. Anni di carcere sotto l'"Anciene Régime" e anni di carcere con i giacobini, lui rivoluzionario convinto. Lo arrestarono anche loro, invece, ritenendolo un moderato. Più tardi, con Napoleone, per non farsi mancare niente, si fece anche un lungo soggiorno in manicomio.

A maggior ragione, non potendo più darci dentro con i suoi hobby erotici fu costretto a scrivere migliaia di pagine che ne contenessero la libido. La biografia di Serra tiene dentro le ragioni dell'epoca, del clima storico e culturale, ed è attentissima – lo ricorda Francesca Mazzuccato che ha curato l'edizione – alle sfumature, ai dettagli psicologici e alle circostanze (le iperboli giuridiche da un canto, le montature "mitologiche" dall'altro) intorno ai meri fatti in assenza delle quali i secondi sarebbero quei "sacchi vuoti" verso i quali un altro irregolare della storia occidentale, Friedrich Nietzsche, dovrebbe averci messo in guardia una volta per tutte.

Sade, al netto delle intemperanze vere e presunte di cui fu costellata la sua vita, è un caso da manuale: se in vita pagò per essersi permesso licenze che alla sua classe sociale non erano consentite (esattamente come oggi, che non tutti possono permettersi ville in Sardegna, in Brianza o ai Caraibi con costellazioni di mignotte che girano intorno), da morto ha scontato il fatto di averli scritti, i suoi libri, e di averla praticata una filosofia atea del godimento alla luce del sole, ossia lontano dall'ancora invalso meccanismo del divieto biblico – silenziosa e occultata trasgressione alla norma – confessione riparatrice perché la volontà di seguire il signore è tanta ma la carne è debole, cari fedeli. E se i preti non assolvono che ci stanno a fare? Leopardi diceva che il problema non è il male in sé, ma il dirlo. Il nominarlo. Così, mai perdoneranno a Sade di aver messo nero su bianco parole come queste: "Sii uomo, sii umano, senza timore né speranza; abbandona i tuoi dei e le tue religioni; tutto ciò è buono solo per armare la mano degli uomini, e il solo nome di questi orrori ha fatto versare più sangue sulla terra di tutte le altre guerre e di tutti gli altri flagelli messi insieme. Rinuncia all'idea di un altro mondo, che non esiste, ma non rinunciare al piacere di essere felice, e di godertela in questo!". Con un aggravante: ricorda Serra che i libri di Sade erano pure famosi.

Ora, nella vita vissuta ci avrà messo del suo, e da questa vecchia biografia che potrà soddisfare le curiosità di molti, si potrebbe prendere l'abbrivo per provare a leggerlo, il divino marchese, senza gli orpelli ideologici pro e contro che lo hanno ridotto a una nozione giornalistica. Certo, il momento non sembra favorevole, stretti come siamo fra il sesso mercantile "instrumentum regni" e un moralismo bacchettone che non è più capace di distinguere nemmeno l'opera dalla vita. Potrebbe anche risultare divertente, Sade. Sfrondandolo, saltando le pagine a piacimento, seguirlo nel suo invito al godimento: hai visto mai che fra una pagina e l'altra succede qualcosa?



di Michele Lupo


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