RECENSIONI
Fabio Izzo
Il Nucleo
Edizioni il Foglio, Pag. 259 Euro 15,00
Dice l'amico Curtis:
- E poi non c'è trama...
Viva la faccia dei puri.
Sì perché questo ambizioso romanzo di Fabio Izzo ha poca storia, e bisogna leggere cinquanta pagine per capire che il protagonista è andato dal dentista.
Il resto è il solito post-modernariato... Il piano diabolico delle megalopoli usato per Belushi, tornava anche per Cobain pensavo fissandola strana coppia che avrebbe potuto benissimo essere filmata da tarantino perché Pulp Fiction è un Kaddish moderno sulla morte delle periferie.
Ditemi voi.. maledetto il giorno che il primo romanziere italiano ha cominciato a riempire i propri libri di elenchi di canzoni, di film e altre amenità.
Il romanzo di Izzo non è una prova narrativa, ma una play-list, che comincia con i CSI (e quindi Lindo Ferretti presbornia leghista) finisce con i Tomakin (gruppo di amici) passando ovviamente per Smith, Ian Curtis, Simon&Garfunkel, Springsteen e Penny Lane...
Dunque post-moderno? Caso mai un post-morendo di noia.
Ed è un peccato perché, nonostante tutto, Izzo è uno scrittore di talento, che se un editor coi contro coglioni lo avesse imbrigliato e lo avesse preso a cazzotti sulle gengive ogniqualvolta fosse stato preso dall'irrefrenabili impulso di citar canzoni... beh qualcosa di assai buono sarebbe uscito.
Invece ci tocca leggere del protagonista Dante Fante (pensa te), dei suoi viaggi in Polonia, dei suoi lavori assurdi (sì vabbè, il precariato... ma già non se ne può più!), del suo amore per J. E altre sciocchezzuole.
Quasi quasi lo prendo a legnate se dovesse capitarmi tra i piedi, perché così si spreca una dote!
Quest'ultima apparizione rimanendo nelle debite proporzioni, è per me è stato come il Darwinismo, sconvolgendo karmicamente l'isterismo delle mie credenze.
L'ascetismo estemporaneo in cui il mio flusso di pensieri si è riversato non è niente altro che un impassibile barriera evolutiva (... non ho aggiunto né tolto nulla, è scritto proprio così, compresi gli errori).
Che cazzo sto dicendo?
Ecco bravo, meno male che te lo dici da solo.
di Alfredo Ronci
- E poi non c'è trama...
Viva la faccia dei puri.
Sì perché questo ambizioso romanzo di Fabio Izzo ha poca storia, e bisogna leggere cinquanta pagine per capire che il protagonista è andato dal dentista.
Il resto è il solito post-modernariato... Il piano diabolico delle megalopoli usato per Belushi, tornava anche per Cobain pensavo fissandola strana coppia che avrebbe potuto benissimo essere filmata da tarantino perché Pulp Fiction è un Kaddish moderno sulla morte delle periferie.
Ditemi voi.. maledetto il giorno che il primo romanziere italiano ha cominciato a riempire i propri libri di elenchi di canzoni, di film e altre amenità.
Il romanzo di Izzo non è una prova narrativa, ma una play-list, che comincia con i CSI (e quindi Lindo Ferretti presbornia leghista) finisce con i Tomakin (gruppo di amici) passando ovviamente per Smith, Ian Curtis, Simon&Garfunkel, Springsteen e Penny Lane...
Dunque post-moderno? Caso mai un post-morendo di noia.
Ed è un peccato perché, nonostante tutto, Izzo è uno scrittore di talento, che se un editor coi contro coglioni lo avesse imbrigliato e lo avesse preso a cazzotti sulle gengive ogniqualvolta fosse stato preso dall'irrefrenabili impulso di citar canzoni... beh qualcosa di assai buono sarebbe uscito.
Invece ci tocca leggere del protagonista Dante Fante (pensa te), dei suoi viaggi in Polonia, dei suoi lavori assurdi (sì vabbè, il precariato... ma già non se ne può più!), del suo amore per J. E altre sciocchezzuole.
Quasi quasi lo prendo a legnate se dovesse capitarmi tra i piedi, perché così si spreca una dote!
Quest'ultima apparizione rimanendo nelle debite proporzioni, è per me è stato come il Darwinismo, sconvolgendo karmicamente l'isterismo delle mie credenze.
L'ascetismo estemporaneo in cui il mio flusso di pensieri si è riversato non è niente altro che un impassibile barriera evolutiva (... non ho aggiunto né tolto nulla, è scritto proprio così, compresi gli errori).
Che cazzo sto dicendo?
Ecco bravo, meno male che te lo dici da solo.
di Alfredo Ronci
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