Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina

Il Paradiso degli Orchi
Home » Recensioni » Il collegio di Santa Lucia per giovinette allevate dai lupi

Pagina dei contenuti


RECENSIONI

Karen Russell

Il collegio di Santa Lucia per giovinette allevate dai lupi

Elliot, Pag. 304 Euro 17,00
immagine
Onirico, fantastico e grottesco sono i tre assi portanti della scrittura della narratrice americana Karen Russell, classe 1981, nata e cresciuta in Florida, da qualche tempo ostaggio di New York. La scrittrice dimostra una seducente e fertile estraneità al realismo, tinteggiando, ombrosa ma divertita, satirica ma mai corrosiva, allegorie e metafore dell'esistenza (dell'amore, dell'amicizia, dell'educazione: del suicidio, e della morte) con personalità e fantasia. È piena di sentimento, ma del sentimento non è prigioniera. Non ha paura del male e non ha paura di descrivere contrasti e cattiverie dell'umanità. Quando vuole insegnare qualcosa di difficile da digerire, allora, come nelle favole della classicità, sfodera animali. O creature metamorfiche: licantropi, minotauri. I fantasmi non mancano, ma non fanno paura. Piuttosto, si inseguono. Non è una caccia. È la ricerca di un dialogo impossibile, e perduto.

Karen Russell è un'autrice notturna e lunare. Ho giocato a fare un mosaico con i suoi racconti, quando me ne sono accorto. Questo è quel che ne è derivato: è un frammento del suo dna autoriale. Ecco una delle sue cifre stilistiche: l'ossessione per la luna.

Ho amato troppo le stelle per aver paura della notte.

Gli alligatori parlano tra loro, e alla luna, con una voce stridula di donna. Nuvole sottili spengono la luna. Fango schiaffeggia l'oceano. Peccato che stanotte non ci sia la luna. La terra gioca al tiro alla fune con il cielo. Forse non sarebbe tanto male, se solo i sogni non avessero quell'orrore color cremisi delle profezie. Il compito di P. è fare la luna. Ha una luminosa e strana calligrafia, la luna.

Non interferite con la luna!

Ragazza, tu sei la mia luna. Sei la marea che fa andare avanti il tempo.


Ululiamo alla luna, leggendo. È un'antica abitudine che non dovrebbe cadere nel dimenticatoio. Reminiscenza genetica irremovibile, e limpida. Ludica, anche. E leggendo riconosciamo lo stato di grazia di quei letterati, giovani e sfrontati, che aggrediscono il foglio bianco perché devono incidere storia nuova nella storia della Letteratura; e non ha senso guardarsi indietro, perché quel passato non è chimera, è medusa. T'impietrisce. È insopportabile, e come se non bastasse è morto. Serve linfa nuova. La Russell è linfa nuova.

Nutriamocene. Questo è il nostro tempo. Questa è una delle sue voci. La più landolfiana tra i nuovi americani, pensando almeno a La pietra lunare. È una voce gotica, e bambina. Lullaby dell'inferno: dell'inferno che spesso viviamo, e non riconosciamo (ci ostiniamo piuttosto ad assimilarlo: invano).

Dieci racconti, in un'edizione pregiata dalla magnifica copertina del maestro Maurizio Ceccato.

Ava lotta con l'alligatore: lei e sua sorella passeranno un'estate da sole, nella palude, in attesa del ritorno del padre. Chiuse in un bungalow, felici e nervose. La narratrice ha dodici anni; la sorella maggiore sedici. Due i consigli: dare da mangiare gli alligatori e chiudersi per bene a chiave, ogni sera. Peccato che manchi la serratura. La porta è una zanzariera. Peccato che la sorella più grande sia posseduta dall'amore per Lussurioso, e ogni notte vada vagando per la palude. L'amore è uno spettro: un desiderio confuso. Il pezzo è un'allegoria della linea d'ombra, della femminilità che si scopre adulta, dell'estate delle scelte della vita.

Sul Mare vede protagonista il nonno delle due sorelle, Dente di Sega. Vive nella Comunità di Pensionati sul Mare, e riceve la notizia d'un prossimo arrivo d'una giovane, impegnata nel servizio civile. A differenza sua, che tra gli alligatori è cresciuto e vissuto, lei ne ha terrore. Scoprirà di avere terrore anche del suo incarico. Perché il vecchio, innocente e pazzo, s'innamora. E certi amori non esistono.

La città delle conchiglie, racconta di Barnaby che attende una tempesta; nella Città delle Conchiglie, formazione megalitica Precambriana, tra poco si sentiranno rumori spettrali. Le conchiglie cominceranno a cantare. Il canto più tragico sarà quello di chi vorrà andare a nascondersi in una di quelle conchiglie, mentre si riempie d'acqua. I richiami del guardiano saranno vani.

L'ossessione di Olivia: nel Cimitero delle Barche, Fango nuota e non vede nessun fantasma. È tutta l'estate che lui e il fratello frugano tra le barche abbandonate. Tre fratelli, tre nomi (veri) da uccelli. Olivia è morta, scomparsa in una notte di luna nuova due anni prima; sono rimasti Timothy, il narratore, e lui. Dodici e quattordici anni. Lei non c'è più, ma i due ragazzi non vogliono accettarlo. Tra fantasmi del passato e carcasse del presente, nuotano e cercano. Lei potrebbe essere ovunque (qualcosa rimane. Sempre).

Il campo di Z.Z. per Sognatori Disturbati è una storia ambientata in uno strano campeggio. Qui si viene per stare sdraiati assieme, svegli. Al limite, per sognare. Sognando di sognare sogni normali (non disturbate Jonathan Coe: sta scrivendo d'altro, altrove). I disturbati sono stati suddivisi per baite: da narcolettici a digrignatori, da insonni semplici ad apnoici, e via dicendo. Il narratore, il ragazzo Elijah, ed Emma, di cui è innamorato, sono soli nel cesto della Mongolfiera dell'Insonnia. È una lampadina gigante, in realtà. La realtà s'è confusa. Sogni apocalittici e profetici, mentre poco distante agnellini vengono massacrati. La realtà sta perdendo dettagli e verità. Rimangono dei colori da decifrare (la notte non ha mai un colore soltanto. Guarda bene).

Almanacco astronomico dei crimini estivi: il narratore si unisce a una Banda Criminale Comico-ironica. Astronomi ragazzini, si dilettano a perdersi tra le stelle. La loro amicizia è una costellazione nuova. Il disegno si traccia in queste pagine. Tratto da Ricordi infantili della migrazione verso Ovest: il padre è un Minotauro. Ha letto una storia delle terre disabitate e sembra deciso a portare tutta la sua famiglia altrove. Vuole tirare il carro. Ha le corna, del resto. È il più forte e generoso dei carrettieri, e il meno mortale. Il figlio, narratore, è orgoglioso di sapere che gli stanno crescendo delle corna, nelle tempie. Assieme, andranno a Ovest, oltre il deserto, là, dove i trifogli crescono grandi quanto gli esseri umani. Puoi crederci (è tuo padre, semidio, che te lo dice).

Lady Yeti e il palazzo delle nevi artificiali: la bufera di neve è uno show, protagoniste delle scimmie nate in cattività, in un eterno inverno (inferno?) artificiale. L'ultimo show sarà, per dirla con le parole di Ballard e del ragazzo di Macclesfield, una Atrocity Exhibition. In questo racconto c'è un nascosto – ma non troppo – omaggio al Pianeta delle Scimmie di Boulle. Keyword, Cornelius. Un'altra disgrazia sul ghiaccio, forse l'episodio meno riuscito del libro, in Verbale d'incidente, il nono racconto. Lo lascio scivolare via, svicolo.

Last but not least, il racconto eponimo: Il collegio di Santa Lucia per giovinette allevate dai lupi. Quindici nuove allieve (outsider!) si presentano al collegio, introdotte da un assistente che sembra un topo, da un diacono col viso di bambino e da un cane lupo blu. Sono tutte figlie di licantropi, sono cresciute in un contesto anomalo: caverne, ululati, dispetti dei vicini e rifiuto dei lupi autentici, un po' stizziti dalla natura anfibia dei loro genitori. Devono essere civilizzate e addestrate alla vita in società. A partire dal linguaggio...

L'allegoria è divertente e mai scolastica. Come la scrittura di Karen Russell: non vi soffoca, vi cambia il respiro. Almeno per un po'. Quanto basta. Quanto domandavamo.



di Gianfranco Franchi


icona
Gustoso

CERCA

NEWS

RECENSIONI

ATTUALITA'

CINEMA E MUSICA

RACCONTI

SEGUICI SU

facebookyoutube