RECENSIONI
John Matthews
Il giorno dell'ascensione
Best thriller Superpocket, Pag. 657 Euro 5,90
Curioso noir: immaginate un inglese che se ne sta tranquillamente a vivere nel Sussex che decide di scrivere un poliziesco ambientato in America in uno degli stati in cui c'è ancora la pena di morte (credo che il motivo per cui la circostanza è tale sia da ricercare proprio nell'impossibilità di far morire un uomo per pena capitale in un paese europeo!) e dove il protagonista principale, oltre al condannato in questione è il suo avvocato scozzese che chissà per quale strana ragione si trova ad operare negli USA.
Nonostante 'st'inciucio transoceanico la storia fila: ed è quella di tal Larry Durrant che è stato condannato all'iniezione letale per aver ucciso la facoltosa donna di un pezzo grosso del posto e che nel braccio della morte attende il suo destino (legge assai e ci dice pure, in una sorta di citazione di genere: all'inizio leggevo qualcosa, ma era roba leggera: Grisham, Patterson, Elmore Leonard. Poi, quando sono diventato più bravo con i cruciverba e ho abbandonato quelli dell'Advocate e di Usa today per fare quelli criptati del Washington Post e del New York Times – e a volte ne facevo anche tre o quattro al giorno – ho cominciato a leggere cose più impegnate: Steinbeck, Melville, Dostoevskij, la Bibbia. Ora, o l'autore ha ironia da vendere oppure sospettiamo che gli scrittori di noir, soprattutto quelli citati, ben difficilmente firmeranno lo strillo di copertina del suo prossimo lavoro!) ed anche l'estremo tentativo dell'avvocato Jac McElroy, come si diceva prima scozzese, peraltro giovane pischello del mestiere, che però ha tempra e pazienza per portare avanti la sua tesi sull'innocenza del suo assistito.
Legal-thriller, si dice in questo caso, a rinverdire non tanto il Grisham citato in precedenza, ma forse il Perry Mason e la stirpe anni cinquanta delle avvocature di grido.
Tant'è: si diceva prima che la storia tiene (nonostante quasi settecento pagine, ma King,come abbiamo avuto modo di notare ha fatto di più, con le sue oltre mille pagine... e poveri noi!), con qualche spunto intelligente, ma che risente, come si diceva proprio nelle righe iniziali, delle condizioni storico-politiche, come l'appunto a pag. 379: Jac scrollò le spalle. "O forse, più semplicemente, non credo che lo stato dovrebbe uccidere le persone. Una specie di protesta contro la pena capitale." Jac trangugiò un sorso veloce, facendo una smorfia. "Per un europeo, è quasi obbligatorio, pensarla così".
Non vorrei essere cinica, ma la considerazione mi ricorda molto quella pubblicità che si vede in Tv dove un gioco di stato ti permette di vincere facilmente. Oppure chapeau! potrebbe dire qualcuno. Lo sappiamo tutti che in Europa la giustizia non uccide (tranne quando qualche piccolo consumatore di modiche sostanze stupefacenti ci lascia la pelle) e che se vuoi trovare ancora chi mette in pratica la pena capitale o te ne devi andare nei paesi dittatoriali o nei democratici USA.
Dettagli (sic!). Il romanzo si diceva fila liscio (se fossi stata un editor avrei cassato un paio di centinaio di pagine) e mostra un autore (inglese, mi raccomando) che gestisce sufficientemente bene la materia legal . In attesa di nuove, eroiche mirabolanti avventure: non si diceva così nei trailer dei film peplum italiani degli anni sessanta?
di Eleonora del Poggio
Nonostante 'st'inciucio transoceanico la storia fila: ed è quella di tal Larry Durrant che è stato condannato all'iniezione letale per aver ucciso la facoltosa donna di un pezzo grosso del posto e che nel braccio della morte attende il suo destino (legge assai e ci dice pure, in una sorta di citazione di genere: all'inizio leggevo qualcosa, ma era roba leggera: Grisham, Patterson, Elmore Leonard. Poi, quando sono diventato più bravo con i cruciverba e ho abbandonato quelli dell'Advocate e di Usa today per fare quelli criptati del Washington Post e del New York Times – e a volte ne facevo anche tre o quattro al giorno – ho cominciato a leggere cose più impegnate: Steinbeck, Melville, Dostoevskij, la Bibbia. Ora, o l'autore ha ironia da vendere oppure sospettiamo che gli scrittori di noir, soprattutto quelli citati, ben difficilmente firmeranno lo strillo di copertina del suo prossimo lavoro!) ed anche l'estremo tentativo dell'avvocato Jac McElroy, come si diceva prima scozzese, peraltro giovane pischello del mestiere, che però ha tempra e pazienza per portare avanti la sua tesi sull'innocenza del suo assistito.
Legal-thriller, si dice in questo caso, a rinverdire non tanto il Grisham citato in precedenza, ma forse il Perry Mason e la stirpe anni cinquanta delle avvocature di grido.
Tant'è: si diceva prima che la storia tiene (nonostante quasi settecento pagine, ma King,come abbiamo avuto modo di notare ha fatto di più, con le sue oltre mille pagine... e poveri noi!), con qualche spunto intelligente, ma che risente, come si diceva proprio nelle righe iniziali, delle condizioni storico-politiche, come l'appunto a pag. 379: Jac scrollò le spalle. "O forse, più semplicemente, non credo che lo stato dovrebbe uccidere le persone. Una specie di protesta contro la pena capitale." Jac trangugiò un sorso veloce, facendo una smorfia. "Per un europeo, è quasi obbligatorio, pensarla così".
Non vorrei essere cinica, ma la considerazione mi ricorda molto quella pubblicità che si vede in Tv dove un gioco di stato ti permette di vincere facilmente. Oppure chapeau! potrebbe dire qualcuno. Lo sappiamo tutti che in Europa la giustizia non uccide (tranne quando qualche piccolo consumatore di modiche sostanze stupefacenti ci lascia la pelle) e che se vuoi trovare ancora chi mette in pratica la pena capitale o te ne devi andare nei paesi dittatoriali o nei democratici USA.
Dettagli (sic!). Il romanzo si diceva fila liscio (se fossi stata un editor avrei cassato un paio di centinaio di pagine) e mostra un autore (inglese, mi raccomando) che gestisce sufficientemente bene la materia legal . In attesa di nuove, eroiche mirabolanti avventure: non si diceva così nei trailer dei film peplum italiani degli anni sessanta?
di Eleonora del Poggio
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