RECENSIONI
Miha Mazzini
Il giradischi di Tito
Fazi Editore, Pag. 282 Euro 16,00
Il Giradischi di Tito nasce da una sceneggiatura per un film che lo stesso Mazzini ha diretto. Un film che pare fosse molto bello, dal momento che ha messo nel carniere un po' di premi.
E in effetti la scrittura di Mazzini è visiva e puntuale, abbraccia la materia e la rappresentazione includendo ogni scena in un quadro d'azione di volta in volta circoscritto o panoramico, ma sempre delineato con tratti pittorici che ce lo rendono presente e vivo.
La storia è deliziosa: Egon è un giovane ragazzino che vive in Jugoslavia, ai tempi del governo di Tito, quando le insegnanti a scuola inneggiano al nome del dittatore a ogni inizio di lezione e le persone si appellano fra loro rivolgendosi il vocativo "compagno". Sono tempi in cui la disciplina è tutto, in cui la censura avvolge con le sue spire ogni opera d'ingegno che provenga dall'estero. Dove non arriva la propaganda di regime giungono le forbici di Fritz, sveglio compagno di avventure di Egon, che ha creato una stanza tutta per sè con i fotogrammi sexy delle pellicole che prende al cinematografo dove lavora il padre. Questo lavoro di forbice, che a Egon fa dire "mi hai rubato tutto il sesso!" suggella l'amicizia dei due. Li aspettano tanti pomeriggi in motorino nel tentativo di "fare i trenta" e chiacchiere in cortile fra anelli di fumo.
Egon è circondato da personaggi strani, prima di tutto la mamma, che lo vorrebbe tutto diverso e adotta con lui, nel tentativo di sventare eventuali colpi di testa, una sorta di terrorismo psicologico: si finge morta, e rimane al suolo fino a che il figlio non rientra nei ranghi di un'obbedienza assoluta, supportata da una rigida dottrina irregimentata con frasi da ripetere a memoria e gesti concordati frutto di un'abile sceneggiatura. Poi la nonna, una vecchina timorata di dio che legge tutto il giorno le vite dei santi, si nutre esclusivamente di superstizione religiosa e parla con le anime dei morti, ma raramente con i vivi. Infine Roman l'hippy, un simpatico vicino svitato che usa i dischi come posacenere.
Quindi i mostri di Egon, l'amore per la piccola e indifesa Maja, che ricambia le premure del giovane amico con dei dolciumi, e il temutissimo professore di ginnastica, un aguzzino spaventoso che incarna il male assoluto.
E in sottofondo la musica. Una musica che Egon immagina solo, perchè non avendo l'agognato giradischi non può ascoltare i vinili comprati con tanta fatica e soldi risparmiati per settimane, ma ne conosce le caratteristiche tecniche a memoria. Sa come suona un bassista, sa che tempi segue il batterista, nella sua testa il ritmo è perfettamente scandito, ma resta la scoperta del vero suono, dei T-Rex, dei Pentangle, di Heintje, il cantante bambino preferito dalla madre di Egon, che imita il nostro Claudio Villa. Resta il mistero delle emozioni che si provano ad avere intorno la musica e vicino le persone care, resta la voglia di possedere quell'unico strumento che il personaggio di Mazzini agogna, pur nella privazione di jeans e magliette alla moda, anche se solo a difendersi dai piccoli e grandi ostacoli dell'adolescenza.
Egon sogna un giradischi, e farà di tutto per averlo.
di Enrica Murru
E in effetti la scrittura di Mazzini è visiva e puntuale, abbraccia la materia e la rappresentazione includendo ogni scena in un quadro d'azione di volta in volta circoscritto o panoramico, ma sempre delineato con tratti pittorici che ce lo rendono presente e vivo.
La storia è deliziosa: Egon è un giovane ragazzino che vive in Jugoslavia, ai tempi del governo di Tito, quando le insegnanti a scuola inneggiano al nome del dittatore a ogni inizio di lezione e le persone si appellano fra loro rivolgendosi il vocativo "compagno". Sono tempi in cui la disciplina è tutto, in cui la censura avvolge con le sue spire ogni opera d'ingegno che provenga dall'estero. Dove non arriva la propaganda di regime giungono le forbici di Fritz, sveglio compagno di avventure di Egon, che ha creato una stanza tutta per sè con i fotogrammi sexy delle pellicole che prende al cinematografo dove lavora il padre. Questo lavoro di forbice, che a Egon fa dire "mi hai rubato tutto il sesso!" suggella l'amicizia dei due. Li aspettano tanti pomeriggi in motorino nel tentativo di "fare i trenta" e chiacchiere in cortile fra anelli di fumo.
Egon è circondato da personaggi strani, prima di tutto la mamma, che lo vorrebbe tutto diverso e adotta con lui, nel tentativo di sventare eventuali colpi di testa, una sorta di terrorismo psicologico: si finge morta, e rimane al suolo fino a che il figlio non rientra nei ranghi di un'obbedienza assoluta, supportata da una rigida dottrina irregimentata con frasi da ripetere a memoria e gesti concordati frutto di un'abile sceneggiatura. Poi la nonna, una vecchina timorata di dio che legge tutto il giorno le vite dei santi, si nutre esclusivamente di superstizione religiosa e parla con le anime dei morti, ma raramente con i vivi. Infine Roman l'hippy, un simpatico vicino svitato che usa i dischi come posacenere.
Quindi i mostri di Egon, l'amore per la piccola e indifesa Maja, che ricambia le premure del giovane amico con dei dolciumi, e il temutissimo professore di ginnastica, un aguzzino spaventoso che incarna il male assoluto.
E in sottofondo la musica. Una musica che Egon immagina solo, perchè non avendo l'agognato giradischi non può ascoltare i vinili comprati con tanta fatica e soldi risparmiati per settimane, ma ne conosce le caratteristiche tecniche a memoria. Sa come suona un bassista, sa che tempi segue il batterista, nella sua testa il ritmo è perfettamente scandito, ma resta la scoperta del vero suono, dei T-Rex, dei Pentangle, di Heintje, il cantante bambino preferito dalla madre di Egon, che imita il nostro Claudio Villa. Resta il mistero delle emozioni che si provano ad avere intorno la musica e vicino le persone care, resta la voglia di possedere quell'unico strumento che il personaggio di Mazzini agogna, pur nella privazione di jeans e magliette alla moda, anche se solo a difendersi dai piccoli e grandi ostacoli dell'adolescenza.
Egon sogna un giradischi, e farà di tutto per averlo.
di Enrica Murru
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