RECENSIONI
Sebastiano Fusco
Il mistero dei teschi di cristallo
Edizioni Mediterranee, Pag. 138 Euro 12,50
Lo scorso anno c'è stato l'atteso ritorno, sugli schermi cinematografici, di Indiana Jones.
L'eroe creato dal grande, almeno per chi scrive, Steven Spielberg non ha deluso le aspettative. Anzi. Con un colpo di genio, il regista di Cincinnati, coadiuvato dal fido George Lucas, ha riunito in un'unica pellicola la summa del suo pensiero ufologico avventuroso misterico. E così un Harrison Ford stagionato ma sempre perfetto nel ruolo si è ritrovato a misurarsi col mistero dei teschi di cristallo. Anche il libro di Sebastiano Fusco è stato fatto uscire lo scorso anno. La sua lettura è appassionante. Il libro è qualcosa a metà fra saggio e romanzo. Il personaggio principale, forse un alter-ego dell'autore, si ritrova a indagare proprio sulla faccenda degli strani teschi di cristallo realmente esistenti in giro per il mondo (ve ne sarebbero almeno una dozzina). Due sarebbero quelli più interessanti, uno è esposto al British Museum, l'altro è quello appartenente alla defunta signora Mitchell-Hedges. Intorno a questi oggetti, ritrovati in circostanze misteriose e la cui provenienza è avvolta nell'incognita delle ipotesi più disparate, ruoterebbe il segreto di una presunta fine del mondo.
Fusco, come un bravo detective dell'ignoto, decide di vederci chiaro. Armato di implacabile razionalismo e misurato senso del possibile parte per Londra, poi si ritrova nella regione britannica di Fairyland e finisce la sua avventura in Messico nella capanna di uno sciamano dall'imponente sembianza di un antico Dio abitante della Terra (al tempo in cui uomini e dèi coesistevano). Il risultato delle sue appassionate indagini non lo sveleremo per invogliare il lettore. Diremo solo che, con piglio importante e capacità di persuasione, Fusco riesce a far piazza pulita delle tante leggende fiorite intorno a questi strani teschi e a lasciarci davvero con il dubbio che le sue conclusioni non siano tanto campate in aria. Hanno a che fare con immagini archetipiche che i teschi riuscirebbero a stimolare negli esseri umani più sensibili che, guardandolo, si lascerebbero catturare da particolari rifrazioni della luce. Hanno a che fare con eventi cosmici di cui la scienza ultimamente ci ha più volte ammonito. Eventi che sarebbero già occorsi in passato e che forse potremmo contrastare.
Se si dovesse muovere una critica all'autore, ci sentiremmo di suggerirgli meno spocchia. Si percepisce la sua grande preparazione nella materia del fantastico, e nelle discipline dell'occulto in generale. Tuttavia, il modo sbrigativo con cui deride certe "credenze", come l'immagine del famoso astronauta di Palenque (e io non lo metto tra virgolette apposta, al contrario di quanto ha fatto lui nel libro), mi lasciano perplesso. Non è così che si dibatte fra persone che la pensano diversamente. E, con tutto il rispetto, mi prendo la libertà di rivoltare la questione e affermare: qualcuno mi deve ancora dimostrare che quello di Palenque non è un astronauta.
Molto interessante la parte in cui Fusco propone la sua versione dei Mundi Imaginalis che gli influssi del teschio aprirebbero agli osservatori 'catturati'. Impressionante la scena in cui vengono descritti gli effetti di quella che poi si rivelerà una "somatizzazione isterica" che il protagonista si sarebbe autoindotto sotto l'effetto degli allucinogeni. Un libro che tenta di rimanere sul difficile bilico fra razionale e paranormale, di conciliare l'apparentemente inconciliabile. Ci riesce molto bene, se non fosse per quella presunzione davvero fuori luogo.
di Adriano Angelini
L'eroe creato dal grande, almeno per chi scrive, Steven Spielberg non ha deluso le aspettative. Anzi. Con un colpo di genio, il regista di Cincinnati, coadiuvato dal fido George Lucas, ha riunito in un'unica pellicola la summa del suo pensiero ufologico avventuroso misterico. E così un Harrison Ford stagionato ma sempre perfetto nel ruolo si è ritrovato a misurarsi col mistero dei teschi di cristallo. Anche il libro di Sebastiano Fusco è stato fatto uscire lo scorso anno. La sua lettura è appassionante. Il libro è qualcosa a metà fra saggio e romanzo. Il personaggio principale, forse un alter-ego dell'autore, si ritrova a indagare proprio sulla faccenda degli strani teschi di cristallo realmente esistenti in giro per il mondo (ve ne sarebbero almeno una dozzina). Due sarebbero quelli più interessanti, uno è esposto al British Museum, l'altro è quello appartenente alla defunta signora Mitchell-Hedges. Intorno a questi oggetti, ritrovati in circostanze misteriose e la cui provenienza è avvolta nell'incognita delle ipotesi più disparate, ruoterebbe il segreto di una presunta fine del mondo.
Fusco, come un bravo detective dell'ignoto, decide di vederci chiaro. Armato di implacabile razionalismo e misurato senso del possibile parte per Londra, poi si ritrova nella regione britannica di Fairyland e finisce la sua avventura in Messico nella capanna di uno sciamano dall'imponente sembianza di un antico Dio abitante della Terra (al tempo in cui uomini e dèi coesistevano). Il risultato delle sue appassionate indagini non lo sveleremo per invogliare il lettore. Diremo solo che, con piglio importante e capacità di persuasione, Fusco riesce a far piazza pulita delle tante leggende fiorite intorno a questi strani teschi e a lasciarci davvero con il dubbio che le sue conclusioni non siano tanto campate in aria. Hanno a che fare con immagini archetipiche che i teschi riuscirebbero a stimolare negli esseri umani più sensibili che, guardandolo, si lascerebbero catturare da particolari rifrazioni della luce. Hanno a che fare con eventi cosmici di cui la scienza ultimamente ci ha più volte ammonito. Eventi che sarebbero già occorsi in passato e che forse potremmo contrastare.
Se si dovesse muovere una critica all'autore, ci sentiremmo di suggerirgli meno spocchia. Si percepisce la sua grande preparazione nella materia del fantastico, e nelle discipline dell'occulto in generale. Tuttavia, il modo sbrigativo con cui deride certe "credenze", come l'immagine del famoso astronauta di Palenque (e io non lo metto tra virgolette apposta, al contrario di quanto ha fatto lui nel libro), mi lasciano perplesso. Non è così che si dibatte fra persone che la pensano diversamente. E, con tutto il rispetto, mi prendo la libertà di rivoltare la questione e affermare: qualcuno mi deve ancora dimostrare che quello di Palenque non è un astronauta.
Molto interessante la parte in cui Fusco propone la sua versione dei Mundi Imaginalis che gli influssi del teschio aprirebbero agli osservatori 'catturati'. Impressionante la scena in cui vengono descritti gli effetti di quella che poi si rivelerà una "somatizzazione isterica" che il protagonista si sarebbe autoindotto sotto l'effetto degli allucinogeni. Un libro che tenta di rimanere sul difficile bilico fra razionale e paranormale, di conciliare l'apparentemente inconciliabile. Ci riesce molto bene, se non fosse per quella presunzione davvero fuori luogo.
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