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CLASSICI

Alfredo Ronci

Il pessimismo di Arnaldo Frateili: Nebbia bassa.

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Decisamente questo libro si porta dietro un misto di pessimismo e tristezza superiore a qualsiasi altra stampa del periodo (fu pubblicato inizialmente nel 1958), tanto che in seguito, cioè nel 1960, fu ristampato, insieme ad altri due testi di Frateili, ed esattamente Controvento e Donna sola, col titolo complessivo di Romanzi amari.
Eppure la vita dello scrittore di Piediluco non fu così amara: a parte gli esordi come insegnante nelle scuole superiori, fin dagli anni venti cominciò l’attività di regista cinematografico e realizzò pure un film, La rosa (1921) che però non gli portò la fortuna desiderata.
Nel 1924 fondò, insieme a Giuseppe Bottai, il quindicinale romano Lo spettatore italiano, mentre negli anni trenta e quaranta s’interessò ancora di cinema e in parte del teatro.
E’ negli anni cinquanta che però s’intensifica la sua attività di romanziere. Nebbia bassa, come abbiamo già detto, è del 1958. Un professore anziano e una professoressa ancora giovane, si ritrovano ad insegnare nella stessa scuola e a vivere nello stesso albergo. Lui sembra aver dimenticato la passione dell’innamoramento ma si ritrova in un meccanismo, che gli sembra non proprio adatto, e s’innamora della giovane che scopre essere stata anni prima sua allieva.
Il luogo dove avviene tutto questo è una cittadina industriale della provincia lombarda, immersa nello squallore della nebbia e dell’avidità di denaro ma che sembra ad un certo punto dover coinvolgere i personaggi e l’ambiente cui appartengono.
Ma l’ambiente che forse è più significativo è quello della scuola. La stessa del professore e poi della giovane. In questo contesto, sicuramente per i precedenti che lo scrittore ha vissuto (ricordiamo ancora che negli anni precedenti il fascismo fu insegnante nelle scuole superiori), nel romanzo si profilano elementi che non farei fatica a coinvolgere anche ai giorni nostri.
Per esempio… “Lascia stare i ragazzi d’oggi”, lo interruppe nuovamente Serra. “La colpa non è loro se le cose vanno male, ma di chi li ha disamorati della scuola riducendolo a una pratica burocratica”.
Oppure… Tanti si dimenticano del tutto, non gli insegnanti. Si ride di loro, gli si danno dei nomignoli talora crudeli, se ne dice male come se li si odiasse; ma poi il loro ricordo ritorna con la nostalgia del passato, torna il suono della loro voce, tornano certi loro atteggiamenti che erano sembrati ridicoli, e pare invece di amarli.
E’ chiaro che il romanzo, questo romanzo in particolare, voglia dire altro (e non credo che sia solo un discorso di mercato), ma nella testa di Frateili c’è un continuo rifarsi a certe tematiche e a certe situazioni adolescenziali che potrebbe far pensare che il motivo principale del libro debba poi essere quello. No, e diciamo anche il perché.
Questo romanzo è stato definito amaro perché alla base di tutto c’è un amore ritrovato, brevemente vissuto, ma poi, non del tutto imprevisto, perduto nella scansione di un omicidio. Quello della ragazza, avvenuto per mano di un giovane che poi si suiciderà anche lui.
Ecco la tristezza del libro, l’amarezza come hanno voluto indicarci gli editori. E torna qui, ancor più che l’elemento scolastico, una sostanza che ce lo fa addirittura accostare ai giorni nostri.
Parliamo certamente di femminicidio, ma nello squallido, e permettetemi di dirlo, cinquantennale, paesaggio lombardo.
Frateili non ha avuto particolari riconoscimenti, anche se questo romanzo addirittura anticipa certe battaglie e certo sentire della pubblica opinione. Rimane comunque una storia emotivamente riconoscibile e riconosciuta. Una storia che, al di là di certe espressioni indefinite (cos’è mai quel gatto arnoso e polisarcico?), restituisce ai suoi anni (i ’50 appunto) una nettezza che abbiamo trovato così bene definita solo in poche altre situazioni.
Nebbia bassa va assolutamente letto.



L’edizione da noi considerata è:

Arnaldo Frateili
Nebbia bassa
Bompiani





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