RECENSIONI
Vitaliano Trevisan
Il ponte. Un crollo.
ET scrittori Einaudi, Pag. 130 Euro 11.00
Ho un conto in sospeso con Vitaliano Trevisan. Per carità, niente di serio, anzi, ma qualcosa mi ha sempre trattenuto nel dire che, forse, siamo di fronte a uno di quei pochi scrittori contemporanei che ha ancora delle cose serie da dire.
E di questo, non sono sicuramente l’unico. Altrimenti non si spiegherebbe l’attenzione che il mercato editoriale ha nei suoi confronti. Il libro che avete di fronte non è proprio una novità. Sì certo, esce in questo periodo, ma la prima effettiva del romanzo risale al 2007. Non solo. Anche un altro libro, esattamente Works, edito in questi giorni, uscì anni fa e ora è stato ripubblicato con delle aggiunte.
Vi chiederete, come mai? Noi orchi non siamo dietro alle iniziative editoriale e men che mai alle capocce dei padroni del libro. Ma in un periodo come questo, pieno di fregature e di storie insulse, ri-contare su un nome come Vitaliano Trevisan è cosa buona e giusta.
Per carità non lo dovrei dire, ma è corretto invece che lo affermi. Anche Il paradiso degli orchi, quando usciva in edicola e libreria (secoli fa) pubblicò un racconto di Trevisan. Questo per dire che già allora avevamo visto giusto.
Cos’è invece Il ponte. Un crollo? Difficile dirlo, soprattutto perché attraverso una storia di ricordi, l’autore imbastisce polemiche a più non posso, ma con una carica provocatoria che non disturba affatto (in verità, una cosa mi ha disturbato, ed è stata la tirata contro il sessantotto, ma tutto sommato lo si può anche superare).
Dice di lui Emanuele Trevi (un altro di quei pochi, come sopra): “L’eroe di Trevisan, mentre risale alle sorgenti del suo dolore, rendendosi via via conto che la sua fuga non lo ha messo al riparo da nulla, è anche pienamente consapevole del fatto che mai nulla, nella nostra vita, può davvero ripetersi uguale a se stesso”.
Qualcuno dirà? Ma la vera trama? Beh, un incidente automobilistico, un cugino che muore in questo incidente, un altro morto, esattamente il figlio del cugino a cui il protagonista era molto legato, e la vita in generale.
Non proprio la migliore.
di Alfredo Ronci
E di questo, non sono sicuramente l’unico. Altrimenti non si spiegherebbe l’attenzione che il mercato editoriale ha nei suoi confronti. Il libro che avete di fronte non è proprio una novità. Sì certo, esce in questo periodo, ma la prima effettiva del romanzo risale al 2007. Non solo. Anche un altro libro, esattamente Works, edito in questi giorni, uscì anni fa e ora è stato ripubblicato con delle aggiunte.
Vi chiederete, come mai? Noi orchi non siamo dietro alle iniziative editoriale e men che mai alle capocce dei padroni del libro. Ma in un periodo come questo, pieno di fregature e di storie insulse, ri-contare su un nome come Vitaliano Trevisan è cosa buona e giusta.
Per carità non lo dovrei dire, ma è corretto invece che lo affermi. Anche Il paradiso degli orchi, quando usciva in edicola e libreria (secoli fa) pubblicò un racconto di Trevisan. Questo per dire che già allora avevamo visto giusto.
Cos’è invece Il ponte. Un crollo? Difficile dirlo, soprattutto perché attraverso una storia di ricordi, l’autore imbastisce polemiche a più non posso, ma con una carica provocatoria che non disturba affatto (in verità, una cosa mi ha disturbato, ed è stata la tirata contro il sessantotto, ma tutto sommato lo si può anche superare).
Dice di lui Emanuele Trevi (un altro di quei pochi, come sopra): “L’eroe di Trevisan, mentre risale alle sorgenti del suo dolore, rendendosi via via conto che la sua fuga non lo ha messo al riparo da nulla, è anche pienamente consapevole del fatto che mai nulla, nella nostra vita, può davvero ripetersi uguale a se stesso”.
Qualcuno dirà? Ma la vera trama? Beh, un incidente automobilistico, un cugino che muore in questo incidente, un altro morto, esattamente il figlio del cugino a cui il protagonista era molto legato, e la vita in generale.
Non proprio la migliore.
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