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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Gilberto Severini

Il praticante

Playground, Pag. 128 Euro 11,00
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In un'intervista sul Paradiso a Daniele Scalise di qualche tempo fa chiedevo: ma è vero che i gay di oggi sono cambiati? Che vi è un vero e proprio divario tra la generazione passata, quella pasoliniana per intenderci (lasciamela definire così più per motivazioni temporali che ideologiche) e quella attuale? E che dunque la battuta del film Saturno contro sul gay che si definisce frocio perché è della vecchia scuola è quanto mai pertinente? E lui rispondeva: C'è un abisso tra la persona omosessuale di trenta, quaranta, cinquant'anni fa e quella di oggi. Conosco molti 'vecchi omosessuali' e non riesco proprio a identificarmi in loro. Vivevano in un mondo ostile, spesso nemici di se stessi, obbligandosi a rapporti disuguali, fuggendo dall'affettività.

Sante parole. Personalmente falcidierei questi 'vecchi omosessuali'. Con le loro tristi storie di sesso, per loro stessa definizione, sempre incompiuto, con questi luoghi poco ameni dove la sessualità è sempre vista attraverso il buco della serratura parrocchiale; e questa resistenza alla visibilità perché la copertura garantisce loro un rispetto ipocrita e spesso, e in questo paese è prassi, l'apparentamento ad un habitat culturale che assicura loro un allure dignitoso.

L'Italia è piena di questi froci 'ancien régime' che sculettano in modo 'frou frou' per studi televisivi, ma che giammai scenderebbero in strada per rivendicare diritti che il mondo etero, da loro tristemente frequentato, calpesta tutti i giorni.

Non me ne voglia Severini, ma anche lui sembra di questa pasta: i suoi romanzi sono uno sfinimento continuo di orgasmi repressi, e se non sono repressi, sono raggelati da istanze reazionarie e catechetiche. Il praticante, il suo ultimo romanzo, è un noiosissimo, scontato, vecchio, marcio, puzzolente rimasuglio di un mondo che non c'è più (e mi meraviglio che una giovane casa editrice come la Playground, 'sensibile' a certe tematiche, insista a proporre vicende che appartengono al disumano soffocamento del brutto tempo che fu. O forse il responsabile delle edizioni anche lui 'giovane' non è?). Cosa cazzo ce ne può fregare, nel 2009, di un giovane che non scopa con la moglie perché è chiaramente un represso, ma che è affascinato da un vecchio signorotto di paese (nobile temuto e chiacchierato che viveva in un imponente palazzo al centro della cittadina... ma dai!!!!) che ogni tanto gli fa un pompino. E poi tutto il fradicio corollario del luogo comune gayo più trito e sconsolante: l'amico intraprendente ed ambiguo, la vita militare (e non è bastato Tondelli? Insistiamo ancora??) e l'apparato ecclesiale che è sempre stato trait de union tra la repressione più totale ed una solitudine sessuale volta ad una stanchissima autocommiserazione.

Davvero basta. Dopo le orribili prestazioni di Cronache di un disamore di Cotroneo, di Prendere o lasciare di Fabio Bo, questo frociume nauseabondo si completa con questa schifezza d'antan che se mi fosse possibile brucerei in una piazza (magari Piazza Farnese che è ormai è luogo 'cult' per certe manifestazioni) insieme all'autore.

Rivendico il diritto di essere un gay moderno in tempi in cui la sessualità deve essere vissuta all'aria aperta. Le marchette, la mercificazione e gli ipocriti balletti verdi di una fascistica repressione li lasciamo ai caconi. A quelli che se la fanno sotto a rivendicare la propria dignità.

Severini, sei un cacone!



P.S. Leggo su La Repubblica il commento di Grazia Verasani: Il romanzo di Gilberto Severini 'Il Praticante', ci riporta, per atmosfere e stile, alla migliore letteratura italiana del dopoguerra. Ma vattela a pia' 'n saccoccia, se vede proprio che de letteratura del dopoguerra non hai letto un cazzo!



di Alfredo Ronci


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