RECENSIONI
Franco Giarda
Il ragazzo che amava Jack London
Mobydick, Pag. 176 Euro 13.00
La vita di Guido, quindicenne nel '42, è fatta di cose semplici ma anche di piccoli misteri. Le biciclette. Un amico chiamato Negus. Un'ex insegnante di musica che è stata l'amante del Duce e che in cambio di una bottiglia di vino lo inizia ai primi rudimenti del sesso. La lirica, la musica di Verdi e di Rossini, e quella più ostica di Wagner, che lo respinge e lo affascina. Franco Giarda, nato nel '27, è stato adolescente negli stessi anni, e perciò può parlarne senza artifici, solo lavorando di memoria. Nessuno che non lo sapesse per esperienza, potrebbe raccontare che Guido indossava sandali di pegamoide. Era una specie di finta pelle, antenata dei nostri materiale sintetici, ora dimenticata come molte cose povere e autarchiche di cui in quegli anni ci si doveva accontentare.
Questo gusto della rievocazione, anche nelle piccole cose, è uno dei pregi del romanzo, che ripercorre i tragici eventi del fascismo e della guerra attraverso gli occhi di un adolescente.
Sono anni difficili quelli dal '42 al '44 a Milano. Specialmente per chi cerca di farsi un'idea del bene e del male, e deve scegliere fra schieramenti contrapposti, e si accorge che in tutt'e due gli schieramenti ci sono persone a lui care. Amici con cui Guido ha condiviso i banchi di scuola si trovano improvvisamente a combattere una guerra su fronti opposti, repubblichini o partigiani, e questo costringe il ragazzo a dolorose riflessioni su se stesso e sul mondo.
Le sue scoperte seguono un percorso alternativo a quello dei grandi. E infatti Guido scopre la grande idea del socialismo sui libri di Jack London, che diventa il suo punto di riferimento insieme a un enigmatico personaggio, il signor Falsone Battiloro, un artigiano esperto di musica e di politica che finisce per essere una specie di amico segreto.
Guido è un ragazzo come tanti, e, per quanto suscitino il suo interesse, le sue priorità non sono né la politica né la guerra.
...quando uno è ragazzo gli importa solo di se stesso. Le cose che deve pensare un sedicenne sono talmente tante che non gli resta tempo per pensarle tutte. Scartate guerra, lavoro, scuola, Wagner e London, la faccenda superstite può essere una sola: "Come entrare nel mondo".
Infatti per prima cosa Guido è impegnato nella definizione della propria identità. Ammira i personaggi dei suoi romanzi preferiti, che vorrebbe imitare, ma deve anche fare i conti con le incertezze e le paure che gli rendono difficile fare delle scelte. Si tratta però di tempi duri, in cui la Storia ti viene a cercare anche quando tu non la cerchi. Tempi in cui a volte è impossibile tenersi fuori, chiudersi nel privato, specialmente per un ragazzo che ha forte il senso della responsabilità e della giustizia. E dunque tempi in cui è facile diventare eroi per caso.
Per quanto i dialoghi del protagonista con il suo mentore non riescano sempre ad evitare toni didascalici, il racconto gode evidentemente della freschezza di ricordi autentici, che gli conferiscono una genuinità incantevole.
di Giovanna Repetto
Questo gusto della rievocazione, anche nelle piccole cose, è uno dei pregi del romanzo, che ripercorre i tragici eventi del fascismo e della guerra attraverso gli occhi di un adolescente.
Sono anni difficili quelli dal '42 al '44 a Milano. Specialmente per chi cerca di farsi un'idea del bene e del male, e deve scegliere fra schieramenti contrapposti, e si accorge che in tutt'e due gli schieramenti ci sono persone a lui care. Amici con cui Guido ha condiviso i banchi di scuola si trovano improvvisamente a combattere una guerra su fronti opposti, repubblichini o partigiani, e questo costringe il ragazzo a dolorose riflessioni su se stesso e sul mondo.
Le sue scoperte seguono un percorso alternativo a quello dei grandi. E infatti Guido scopre la grande idea del socialismo sui libri di Jack London, che diventa il suo punto di riferimento insieme a un enigmatico personaggio, il signor Falsone Battiloro, un artigiano esperto di musica e di politica che finisce per essere una specie di amico segreto.
Guido è un ragazzo come tanti, e, per quanto suscitino il suo interesse, le sue priorità non sono né la politica né la guerra.
...quando uno è ragazzo gli importa solo di se stesso. Le cose che deve pensare un sedicenne sono talmente tante che non gli resta tempo per pensarle tutte. Scartate guerra, lavoro, scuola, Wagner e London, la faccenda superstite può essere una sola: "Come entrare nel mondo".
Infatti per prima cosa Guido è impegnato nella definizione della propria identità. Ammira i personaggi dei suoi romanzi preferiti, che vorrebbe imitare, ma deve anche fare i conti con le incertezze e le paure che gli rendono difficile fare delle scelte. Si tratta però di tempi duri, in cui la Storia ti viene a cercare anche quando tu non la cerchi. Tempi in cui a volte è impossibile tenersi fuori, chiudersi nel privato, specialmente per un ragazzo che ha forte il senso della responsabilità e della giustizia. E dunque tempi in cui è facile diventare eroi per caso.
Per quanto i dialoghi del protagonista con il suo mentore non riescano sempre ad evitare toni didascalici, il racconto gode evidentemente della freschezza di ricordi autentici, che gli conferiscono una genuinità incantevole.
di Giovanna Repetto
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