RECENSIONI
Ito Ogawa
Il ristorante dell'amore ritrovato
Neri Pozza, Pag. 192 Euro 15,00
"Il Lumachino". Si chiama così il ristorante che Ringo, una giovane ragazza, ha aperto dopo che è stata lasciata dal fidanzato con la quale viveva. Un bel giorno Ringo (nomen omen, lo scoprirete) è tornata a casa e l'ha trovata vuota: lui se n'era andato, senza una parola, una spiegazione. Così Ringo ha raccolto quel poco che rimaneva, soprattutto strumenti per cucinare, ed è tornata nel luogo dove è cresciuta, un piccolo villaggio tra le montagne giapponesi, dove a quindici anni ha lasciato una madre con la quale non parla da anni. Inoltre, per lo shock dell'abbandono, ha pensato bene anche di perdere la voce.
Inizia così, all'insegna della mancanza (il fidanzato, la voce) Il ristorante dell'amore ritrovato, romanzo di Ito Ogawa, fino ad oggi conosciuta in Giappone come scrittrice di libri illustrati per ragazzi. La mancanza dunque, e la malinconia aggiungeremo, un sentimento che cogliamo nei brevi flashback in cui Ringo ci parla della nonna ormai morta, l'unica persona che la "rendeva serena", e che lei aiutava a cucinare sentendo di partecipare a qualcosa di sacro e solenne. Tornata al suo villaggio natio, dove ad attenderla trova ancora sua madre, fonda con l'aiuto di Kuma-san, il vecchio bidello della scuola che Ringo frequentava quando era bambina, "Il Lumachino", un piccolo ristorante dove comincia ad ospitare solo una coppia per sera. In breve quel luogo e le pietanze che dentro vi vengono cucinate, comincia a diventare famoso; già perché sembra che al "Lumachino" avvengono miracoli d'amore d'ogni genere: una concubina ritrova il sorriso, una ragazza riesce a far innamorare di lei il ragazzo che vuole, una coppia gay in fuga dal mondo trova un istante di pace. Al "Lumachino", tra estasi culinarie di tutti i tipi, si avverano i sogni delle persone e Ogawa è brava a farci immaginare i piatti, il cibo, i sapori; inoltre ha la grande capacità di tessere un filo cibo e sentimenti. Insomma, "Il Lumachino" è un ristorante miracoloso, ma forse il miracolo più grande sarebbe quello di far riavvicinare Ringo con la madre. E' questa forse la parte più interessante della storia, sviluppata nella seconda parte del romanzo, e densa di riferimenti simbolici. Come ad esempio, Hermes, il maiale, ormai uno di casa che farà una brutta fine, o forse sarebbe meglio dire semplicemente che cambierà forma per allietare un banchetto di nozze allegro e disperato al tempo stesso. Perché? No, di più sulla storia non vi diciamo. Conviene che vi leggiate il libro, magari mentre attendete le vostre gustose pietanze, mano nella mano con il vostri amati.
di Marco Minicangeli
Inizia così, all'insegna della mancanza (il fidanzato, la voce) Il ristorante dell'amore ritrovato, romanzo di Ito Ogawa, fino ad oggi conosciuta in Giappone come scrittrice di libri illustrati per ragazzi. La mancanza dunque, e la malinconia aggiungeremo, un sentimento che cogliamo nei brevi flashback in cui Ringo ci parla della nonna ormai morta, l'unica persona che la "rendeva serena", e che lei aiutava a cucinare sentendo di partecipare a qualcosa di sacro e solenne. Tornata al suo villaggio natio, dove ad attenderla trova ancora sua madre, fonda con l'aiuto di Kuma-san, il vecchio bidello della scuola che Ringo frequentava quando era bambina, "Il Lumachino", un piccolo ristorante dove comincia ad ospitare solo una coppia per sera. In breve quel luogo e le pietanze che dentro vi vengono cucinate, comincia a diventare famoso; già perché sembra che al "Lumachino" avvengono miracoli d'amore d'ogni genere: una concubina ritrova il sorriso, una ragazza riesce a far innamorare di lei il ragazzo che vuole, una coppia gay in fuga dal mondo trova un istante di pace. Al "Lumachino", tra estasi culinarie di tutti i tipi, si avverano i sogni delle persone e Ogawa è brava a farci immaginare i piatti, il cibo, i sapori; inoltre ha la grande capacità di tessere un filo cibo e sentimenti. Insomma, "Il Lumachino" è un ristorante miracoloso, ma forse il miracolo più grande sarebbe quello di far riavvicinare Ringo con la madre. E' questa forse la parte più interessante della storia, sviluppata nella seconda parte del romanzo, e densa di riferimenti simbolici. Come ad esempio, Hermes, il maiale, ormai uno di casa che farà una brutta fine, o forse sarebbe meglio dire semplicemente che cambierà forma per allietare un banchetto di nozze allegro e disperato al tempo stesso. Perché? No, di più sulla storia non vi diciamo. Conviene che vi leggiate il libro, magari mentre attendete le vostre gustose pietanze, mano nella mano con il vostri amati.
di Marco Minicangeli
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