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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Marco Scarpati

Il rumore dell'erba che cresce

Infinito, Pag.175 Euro 12,00
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L'Autore, nel 1997 se male non ricordo, fu noto alle cronache per aver riscattato tre bambine prostitute da un bordello cambogiano. Intervistato per "Forum", una trasmissione di canale Cinque (non ne conservo la registrazione integra, ma si può ricercare nell'archivio della rete suddetta), disse a mio ricordo "io odio i pedofili". Posizione poco originale: (*) tutti odiano, o almeno, dicono di odiare pedofili e pedofilia. Tutti, tranne quelli che, come me ad esempio, pensano che giudicare un'inclinazione sessuale dai bordelli sia come sostenere che l'eterosessualità è bordello perché ci sono bordelli eterosessuali. Ma sono finezze da intellettuali: anzi, peggio - non fanno così i nazisti, quando vogliono contrastare le testimonianze che li inchiodano? Non si attaccano ai dettagli?

Certo: ma si dà il caso che i nazisti cercano di dare per falso quel che, in massima parte, è stato dimostrato più e più volte come vero. Molto spesso, invece, gli argomenti e le prove che dovrebbero dare per certo che la pedofilia in sé è un crimine - e i pedofili issofatto dei criminali - sono tutt'altro che sicure e incrollabili. A volte, sono fallaci in modo patente, trattandosi di ragionamenti capziosi (false generalizzazioni, circoli viziosi, petizioni di principio); altre volte, invece, sono costruiti con tanta arte che l'arte(fatto) non si vede. E lì, bisogna attaccarsi ai dettagli.

D'altronde, a certi dettagli nemmeno il Nostro rinuncia: "ci sono cose che, per rispetto alle persone che hanno dovuto subirle, non possono essere chiamate con altro nome di quello universalmente conosciuto. Un bordello colmo di bambini e la violenza che in esso si esercita sono solo "sangue e merda", e sarebbe un sopruso renderli accettabili con termini più dolci o, persino, tentare di farli sembrare più piacevoli, come hanno cercato di fare alcuni scrittori o cineasti assai conosciuti". (p. 18) E viene subito da chiedersi: Quali, per esempio? Perché, quando si spara una bordata, beh, di solito si mira preciso. Sennò la bordata fa "plof". Senza dire poi che la strategia del "sangue e merda" mi lascia perlesso, soprattutto quando nel menù degli stronzi non c'è "varieganza": scriveva Umberto Eco (Dalla periferia dell'impero, Bompiani, Milano 1991, p.112) sullo spropositato impegno che la Chiesa applica in materia di sesso, confrontato a quello in altri campi: "il quinto e il settimo comandamento sono troppo dispendiosi: significa impiegare la Chiesa nella lotta contro gli eserciti e la proprietà privata. Il sesto è più sicuro, fa leva su oscure inibizioni e terrori inconsci, è capito da tutti, non mette i ricchi contro i poveri" e, aggiungo, non danneggia la produzione. Il che significa: "sangue e merda" ci sono e si vedono. Ma nel bordello. Nelle fabbriche no. Due torti non fanno una ragione? Può darsi: ma se a parità di torto alcuni rei sono incaprettati ogni giorno nella circense soddisfazione generale, e altri non si toccano neppure, la questione "è da naso", come dicono dalle mie parti. E' dubbia. Puzza. Di sangue, non so. Di altro? Può darsi.

E quando una cosa ti puzza, ti puzza, non c'è niente da fare: ad esempio, la storia delle ragazzine comprate per liberarle, quella che ha dato notorietà a Scarpati, viene narrata nel capitolo "Taxi girl". Allora (cfr. trasmissione tv suddetta) come ora, il Nostro afferma non solo di aver pagato le bambine, ma di essersi sentito chiedere se voleva una ricevuta. (p. 101) Risponde di sì, e il prosseneta gliela compila, su carta intestata, presumo (nel testo si nota che l'uomo "pigliò un blocchetto di ricevute", p. 101): birre, ragazza venduta, due taxi girl, totale 445 dollari. Ebbene: io vengo da un posto dove non ti dànno lo scontrino nemmeno se pigli un caffè. Qui c'è un signore che mette nero su bianco che è uno schiavista, e bella lì! E' vero che la realtà è spesso inverosimile: ma qui pretende un po' troppo. Senza contare che se uno è tanto sicuro della propria impunità, perché dovrebbe chiedere se alle ragazzine sarebbe stato fatto del male? (p. 100) Qualunque cosa avrebbero potuto far loro, a lui, che gliene fregava - come ammette subito dopo (p. 101)? Dico: se poteva firmare una ricevuta come mercante di schiavi, si presume che tanti appoggi e coperture aveva, da essere intoccabile anche in caso qualcuno morisse o venisse seviziato a morte. E se non era così sicuro e coperto, perché ha rilasciato regolare ricevuta - cioè, una prova a suo carico, e all'anima della prova!: se non è confessione, poco ci manca? E ancora: perché un gestore di un casino dovrebbe avere un blocchetto di ricevute? Per la contabilità? Per il rimborso tasse? Perché lo dice la legge? E uno può fottersene della legge tanto da fare lo schiavista, e ridiventare ligio in fatto di tasse?

Oltretutto: di questo zozzone dall'alto senso civico, ci viene raccontato che s'informa sulle bambine perché "voleva solo poter dire alla madre della più piccola dove l'avremmo portata".(p. 101) Curioso tipo di Mangiafuoco: in "Forum" ricordato innanzi, Scarpati gli fa sbrasare a proposito delle bambine "sono vostre, fatene quel che volete". Nel libro, invece, il ricottaro si premura di sapere l'indirizzo dell'acquirente per comunicarlo alla mamma della piccina - caso mai gli capitasse qualcosa, presumo: c'è tanta brutta gente in giro.... E anzi che non gli ha chiesto di vedere un certificato medico. Senza contare che, dovessi io scannare una figliolina, non darei informazioni sul luogo - e dovessi venderla uso scanno, non m'impiccerei di saperlo. E dunque: avesse la madre saputo ora, posto e modalità del fattaccio erotico o sadico, che avrebbe potuto o voluto fare? D'una delle madri, nel libro (p. 100) si spiega che è malata, e che abita nel garage sottostante al bordello, siccome lontana parente dei papponi (di quella esemplata in "Forum", si insiste sul fatto che è malata, anzi, ha una flebo nel braccio)(**). A che pro avvisarla? Per farle strozzare i compratori con un catetere?

Insomma: ha senso, questa successione di eventi? Mah. Se, da scrittore, la trovassi in un romanzo realistico, classificherei l'eventuale autore come poco attento. Se invece la trovassi in uno scritto allegorico o moralistico - dove cioè una storia non ha il dovere di essere plausibile, ma di recare un insegnamento - allora la accetterei. Ed è (anche) questo che mi mette a disagio: non perché tutto sommato i fatti, così come sono raccontati, non siano potuti accadere - al di là delle perplessità esposte. Ma perché queste indicano che il racconto pare costruito per puntare in una sola direzione: le mamme vendono le figlie al bordello perché son misere e malate; (p. 100) le figlie ci vanno per sacrificarsi (cfr. dichiarazioni di Scarpati a "Forum"); i gestori del casino, beh, sì, sono trucidoni, ma in fin dei conti mica tanto; i poliziotti e i giudici, poràcci, con quegli stipendi che c'hanno, non possono fare a meno di farsi corrompere; di clienti locali nemmeno l'ombra... chi rimane con l'asso a bastoni? Indovinato. Il meccanismo è quello del furto a Milano: è vero che c'è il furto, è vero che è a Milano, è vero che sono stati due romani. Ma con queste tre verità parziali si vuol comunicare una falsità generale: che i romani sono ladri.

E qui veniamo al punto: punto che non riguarda solo Scarpati, ma l'intera letteratura su casi affini - quella che fa venire i dubbi che ho esposto, e vari ed eventuali: per non far nomi, i libri delle Marie France Botte, dei Ron O'Grady, dei Claudio Camarca. I fatti si verificano: ci sono al mondo bordelli di bambini e chi li frequenta, come ci sono altre cose, forse anche più stupide e più cattive. Poi, ci sono i discorsi, che sui fatti s'istituiscono: e questi vanno verificati.

Fidenti attendiamo. Malgrado tutto.

Nessun giudizio.



(*) ma lui è originale: li odia di più;

(**) se c'è qualcuno disposto a montarti una flebo in casa - sia pure pagato con i soldi del meretricio - forse c'è anche qualcuno disposto ad aiutarti per non farti mandare la figlia in un bordello. In un libro pubblicato nel '98, trovo la seguente frase (corsivo mio): (In Cambogia) c'è la più alta concentrazione di organizzazioni umanitarie, Unicef in testa, ma volontà e impegno di molti non bastano a sanare le follie di chi ha distrutto un paese e la sua gente". (C. Ruggeri, Bambini d'oriente, Feltrinelli, Milano 1998, p. 113) Vero è che l'Autore è tanto sonato da pigliare per buona la balla del cambogiano fermato a Fiumicino con l'accusa di commerciare in bambini, (pp. 120-1) ma contare saprà. E il dubbio resta: fra tanti benintenzionati, possibile che le madri in questione non uno ne abbiano trovato ad alleggerirgli la situazione?



di Marco Lanzòl


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