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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Antonio Dal Masetto

Il sacrificio di Giuseppe

laNuovafrontiera, Pag. 189 Euro 16,00
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Curioso il procedere di questo romanzo: da un'atmosfera che noi italiani abbiamo vissuto anche attraverso una cinematografia in bianco e nero (chessò, i film di Matarazzo, con le Padovani, le Sanson, le Ferrero, le Pampanini e le schiave del peccato, i figli di nessuno, i vortici e le catene) ad un andamento pepato e pruriginoso.

La scena primiera è gustosa: un falegname si scopa una pecora sotto gli occhi più interessati che attoniti di un gruppo di alunne durante la ricreazione in una scuola di Bosque, piccolo centro argentino (personalmente potrei raccontare di un mio coetaneo che se la faceva con le galline... ma non mi sembra né il luogo né il momento adatto per disquisirne).

S'alza il vespaio e l'immonda baraonda della moralità castrante e delle bizoche in odor di santità.

Si diceva curioso l'andazzo: perché da questa direzione bacchettona e beghina si ha uno scarto improvviso e quel che sembrava un corso chiotto diventa provocante ed ambiguo: non tanto per la giovane coppia di ragazzi, Lucrezia e Manuel che dopo tante attese e dopo tanti fraintendimenti, perdono entrambi la verginità (lei, per punire in qualche modo la madre, decide di avere l'amplesso sul letto dei genitori), quanto per i risvolti addirittura editoriali dell'episodio del falegname (Il giorno dopo i due ragazzi che normalmente si incaricavano di distribuire il settimanale si misero a girare per il paese di buon mattino. Sulla copertina del supplemento, in alto, a caratteri grandezza catastrofe, c'era scritto: NON E' UNA PECORA E' UN PECORO.), per la figura di un prete che invece di licenziare i giovani peccatori e di assolverli dai loro peccati li palpeggia in continuazione e per l'improvviso ed inaspettato esito della storia che non sto a raccontare per non togliere gusto al lettore, ma se a qualcuno venisse in mente il capolavoro cinematografico di Pasolini, ed esattamente l'episodio de La ricotta, forse 'ci prende' parecchio.

Mi piace sottolineare di questo libro un altro aspetto: un lettore attento – e siamo certi che quelli che seguono il Paradiso sono attenti, non foss'altro perché sono le nostre 'selezioni' a renderli edotti e vigili – può riscontrare similitudini tra l'arte di Dal Masetto (scrittore argentino, ma nato in Italia, e poi come tanti nostri connazionali emigrato in Sud America) e l'umanità chiusa e brillante, come se fosse un mondo a sé stante, di Andrea Vitali (ora pure tra i candidati al Premio Strega).

Tra i due vi sono davvero molti punti in comune: innanzi tutto l'ironia pungente e a volte irridente (se nello scrittore vicentino l'arma è sempre affilata, in quello argentino lo 'strumento d'offesa' può sembrare occulto, in realtà pronto ad essere sguainato) e poi la propensione, nel bailamme vorticoso della nostra contemporaneità, a ridurre l'universo ad una sorta di ridimensionato tessuto sociale che contiene in sé, però, tutti i dispositivi per essere compreso universalmente.

In questo sta, pensiamo, il grande successo di Vitali. Penso che anche Dal Masetto abbia un riscontro in Argentina, in attesa che qui in Italia si possa muovere qualcosa.

Ce lo auguriamo.



di Alfredo Ronci


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