RECENSIONI
T.M. Rives
Il serpente del grano
Einaudi, Pag. 63 Euro 8,50
Perché la madre di Macey indossa il vestito e il cappello della festa per portare la ragazzina a fare una semplice scampagnata? Perché le ha regalato un libro, assolutamente non richiesto, intitolato "Guida regionale agli insetti della foresta"? E perché ha stipato nel cestino da pic-nic una quantità industriale di vivande? L'ancor giovane vedova non è impazzita, al contrario sta mettendo in atto tutta la sua sagacia per tendere una trappola ad un possibile marito.
Tutto il racconto si giocherà sui toni dell'equivoco fra catturare ed essere catturati, prender in giro o essere presi in giro, mangiare o essere mangiati. Insomma, chi fra tutti è il serpente? E il serpente è preda o predatore?
Dunque, istigata dalla più esperta signora Earl, la mamma di Macey ha adocchiato un misterioso biologo, Mitchell Flach, che passa il tempo fra l'erba delle colline in cerca di rare forme di vita. Il buon senso comune vorrebbe che fossero insetti.
Non è così. Presto lo sconcertante Flach, con il suo tono tra il serio e il faceto, con le sue battute paradossali e dissacranti, rivela la sua professione di erpetologo. Ed ecco che il Serpente irrompe nel torpido Eden della provincia americana, dove Macey e la madre vivono in un comodo nido foderato di luoghi comuni. E c'è perfino il rischio che quel serpente guidi qualcuno verso l'Albero della Conoscenza. Non sarà certo la madre, la cui consolidata ignoranza produce gustose razioni quotidiane di strafalcioni.
Ma c'è Macey, una ragazzina così strana da sembrare autistica, sempre silenziosa e intenta a giocare con i pastelli come una bambina piccola. Benché all'inizio se ne stia ai margini del racconto, si sa che deve avere un ruolo importante, dal momento che la signora Grey è identificata quasi sempre come la madre di Macey. E infatti Macey è lì pronta a recepire una scintilla che la risvegli dall'anestesia della banalità. E'così che nasce una complicità misteriosa e indistruttibile.
Le aveva mostrato come tenerlo, come prendere il serpente del grano. Crea un albero con le mani. Apri le dita per fare i rami. Tieni ferme le braccia. Non stringere. Non c'è bisogno di stringere. Il serpente del grano si dimentica che i rami sono dita. Si dimentica della persona. Dopo un po' potrebbe perfino addormentarsi. Fino a quel momento continuerà a insinuarsi negli spazi fra le dita; un unico, lungo muscolo, liscio e zigrinato, che si flette in un'onda circolare.
Il racconto si snoda con rapidi salti temporali in avanti e indietro, a zig zag come le mosse del serpente, tra l'incanto della metafora e l'iperrealismo dei piccoli dettagli. Da un lato fervono i maneggi delle donne adulte, la madre di Macey e l'amica Earl, che si strizzano il cervello fra mille congetture, ordendo trappole puerili. In un mondo a parte, che è poi il mondo dei piccoli e grandi segreti della natura, l'erpetologo e la ragazzina si muovono imperturbabili secondo le linee precise di una logica inaccessibile alla maggior parte della gente. Buoni scorci naturalistici e dialoghi esilaranti condiscono il tutto.
di Giovanna Repetto
Tutto il racconto si giocherà sui toni dell'equivoco fra catturare ed essere catturati, prender in giro o essere presi in giro, mangiare o essere mangiati. Insomma, chi fra tutti è il serpente? E il serpente è preda o predatore?
Dunque, istigata dalla più esperta signora Earl, la mamma di Macey ha adocchiato un misterioso biologo, Mitchell Flach, che passa il tempo fra l'erba delle colline in cerca di rare forme di vita. Il buon senso comune vorrebbe che fossero insetti.
Non è così. Presto lo sconcertante Flach, con il suo tono tra il serio e il faceto, con le sue battute paradossali e dissacranti, rivela la sua professione di erpetologo. Ed ecco che il Serpente irrompe nel torpido Eden della provincia americana, dove Macey e la madre vivono in un comodo nido foderato di luoghi comuni. E c'è perfino il rischio che quel serpente guidi qualcuno verso l'Albero della Conoscenza. Non sarà certo la madre, la cui consolidata ignoranza produce gustose razioni quotidiane di strafalcioni.
Ma c'è Macey, una ragazzina così strana da sembrare autistica, sempre silenziosa e intenta a giocare con i pastelli come una bambina piccola. Benché all'inizio se ne stia ai margini del racconto, si sa che deve avere un ruolo importante, dal momento che la signora Grey è identificata quasi sempre come la madre di Macey. E infatti Macey è lì pronta a recepire una scintilla che la risvegli dall'anestesia della banalità. E'così che nasce una complicità misteriosa e indistruttibile.
Le aveva mostrato come tenerlo, come prendere il serpente del grano. Crea un albero con le mani. Apri le dita per fare i rami. Tieni ferme le braccia. Non stringere. Non c'è bisogno di stringere. Il serpente del grano si dimentica che i rami sono dita. Si dimentica della persona. Dopo un po' potrebbe perfino addormentarsi. Fino a quel momento continuerà a insinuarsi negli spazi fra le dita; un unico, lungo muscolo, liscio e zigrinato, che si flette in un'onda circolare.
Il racconto si snoda con rapidi salti temporali in avanti e indietro, a zig zag come le mosse del serpente, tra l'incanto della metafora e l'iperrealismo dei piccoli dettagli. Da un lato fervono i maneggi delle donne adulte, la madre di Macey e l'amica Earl, che si strizzano il cervello fra mille congetture, ordendo trappole puerili. In un mondo a parte, che è poi il mondo dei piccoli e grandi segreti della natura, l'erpetologo e la ragazzina si muovono imperturbabili secondo le linee precise di una logica inaccessibile alla maggior parte della gente. Buoni scorci naturalistici e dialoghi esilaranti condiscono il tutto.
di Giovanna Repetto
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