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RECENSIONI

Charles Dickens

Impressioni italiane

Robin edizioni, Pag. 240 Euro 11,36
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In principio c'è una carrozza inglese da viaggio: si trova a Parigi, esce da Rue Rivoli, diretta a Genova. Dickens è il capofamiglia (e il capo della carovana, completa di tre cameriere): ha trentadue anni, è uno scrittore già popolare (Oliver Twist, Il Circolo Pickwick), ha già pubblicato un diario di viaggio (le polemiche e discusse American Notes). Cerca una terra dove ripararsi dalle pressanti richieste economiche del padre (e non solo), dove ritrovare empatia e ispirazione e dove crescere, con calma, i quattro bambini. Ne derivano queste frammentarie e frammentate note di viaggio,non sempre riuscite e spesso leziose e compassionevoli, negli intenti estranee a osservazioni sui governi allora in auge nel Belpaese e a rilievi dedicati alle nostre opere d'arte: Dickens voleva le sue note fossero "vaghe immagini", "mere ombre sull'acqua" di luoghi cari all'immaginario popolare. Non andrà esattamente così, come state per scoprire. Perché di ombre ne incontreremo, e non saranno innocue né poco dolorose.

Pictures from Italy 1844-45, originariamente edito nel 1846, torna a circolare in Italia dopo quasi un secolo grazie alla curatela di Claudio Messina per la Biblioteca del Vascello, nel 1989. Il lettore, riconoscente, omaggia il curatore.

Un po' sconvolti da questo inatteso e cupo grand tour, scopriamo la morale della favola nel congedo: siamo quelli delle miserie e degli errori, del malgoverno e dell'incuria, della povertà e del linguaggio imbarbarito: siamo il "memento mori" di ogni grande potenza.

Separiamoci dall'Italia, con tutte le sue miserie e i suoi errori, affettuosamente: nella nostra ammirazione delle bellezze naturali e artificiali di cui è piena fino a traboccarne e nella nostra tenerezza verso un popolo per la sua indole ben disposto, e paziente e mite. Anni d'incuria, d'oppressione e di malgoverno hanno esercitato la loro opera per cambiare la natura e piegarne lo spirito; meschine gelosie – fomentate da principi insignificanti per i quali l'unione significava la scomparsa – e la divisione delle forze, sono state il cancro alla radice della loro nazionalità e hanno imbarbarito il loro linguaggio; ma il buono che è sempre stato in loro è ancora in loro, e un grande popolo può, un giorno, sorgere da queste ceneri (...) L'Italia ci aiuta ad imprimerci in mente la lezione che la ruota del Tempo gira per uno scopo, e che il mondo è, nei suoi caratteri essenziali, migliore, più gentile, più tollerante e più pieno di speranza a mano a mano che gira (p. 226).

Amen.

Copia d'obbligo in tutte le biblioteche famigliari. Racconterà alle nuove generazioni chi eravamo per circa 1400 anni, e in particolare nell'Ottocento inoltrato. Racconterà da dove veniamo e cosa potremmo tornare a essere. Non è soltanto discreta letteratura: è un gran documento.









di Gianfranco Franchi


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