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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Juanjo Sàez

L'arte. Conversazioni immaginarie con mia madre

Salani, Pag.259 Euro 22,00
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Juanjo Sàez è in fondo ancora bambino. Disegna figure fanciullesche senza faccia perché non mi viene bene, si ritrae anche sul water benché un tempo non lo avrebbe mai fatto, accosta l'arte alle ricette di cucina della madre e le usa entrambe per fare considerazioni sulla vita, nella fattispecie quella della "nonnina" (alla quale a fine libro toccano le scuse più belle che un nipote possa fare).

Da questo misto di ingenuo candore e intelligenza vispa esce un libro che è un po' saggio sull'arte, un po' una graphic novel, un po' romanzo di formazione. Bandito ogni accademismo intepretativo, bandita ogni pretesa di esaustività e oggettività, resta il nocciolo duro di un amore: quello per l'arte, che nella vita di Juanjo scorre sempre, e quello per le persone care.

L'autore ha una madre come quella di ognuno di noi, non particolarmente sensibile all'arte, materia poco pratica per donne-pilastro come le attuali, preparatrice golosa e attenta di pietanze attraverso le quali passa la necessità di affetto e riconoscimento. Una signora qualunque che antepone la famiglia a tutto. Eppure questa signora è la madre di Juanjo, e lui sceglie proprio lei come destinataria di una lezione affascinante su alcuni capisaldi dell'arte tutta. Le cattedrali dell'arte, le sculture "mobiles" simili ai giochi dei bambini che inventa Calder. Magritte e il suo far riflettere sull'arte come riproduzione della realtà. Mirò che "ci ha stufato" visto che "è stato utilizzato come logo per qualsiasi cosa. Persino per la blusa di Isabel." Le critiche ai sapienti dell'arte che cercano di estromettere la gente comune dal sapere, trincerandosi dietro pretese di onniscienza onnipotente. Tapies e l'arte rustica di Barcellona.

E poi creatività, intuizione, sensibilità. Le chiavi della vita che servono a produrre arte, e soprattutto ad apprezzare l'arte che si trova in ogni cosa (Sàez ci ricorda che solo il 10% dell'arte è conservata nei musei).

Picasso che magari sarà anche brutto ma ha fatto fare all'arte passi da gigante facendo a pezzi la realtà. L'arte naif, Pollock, Rodin, Rothko, Andy Warhol e il mercato fatto di finezze ingegnose che però hanno poco a che vedere con la creatività. La follia di Dalì inventata per far credere alla gente che gli artisti siano tutti matti. La semplicità come valore fondamentale per apprezzare anche l'arte più incomprensibile come la materia e l'antimateria di Chillida. Joseph Beyus e le performance dell'arte contemporanea e la festa spagnola dei Re Magi (in fondo una performance collettiva per far credere ai bambini nell'esistenza di re buoni che recano doni il 6 gennaio). E ancora Lars Von Trier e il suo Dogma.

C'è tutto in questo libro delicato e sincero. Talmente sincero che gli errori che Sàez fa mentre scrive non sono mai cancellati, talmente sincero che i disegni scivolano via dalla matita senza alcun accorgimento stilistico che non sia la pretesa di fare solo ciò che interessa.

L'autore diventa l'amico saggio che istruisce e lascia che gli altri spieghino a lui, mai sul piedistallo della conoscenza, mai con l'incertezza di un sapere fallibile. La sola preoccupazione è quella di farsi capire e non si può restare indifferenti a tanta ingenua sensibilità. Probabilmente chiunque vorrebbe un figlio così. Per parlare della vita, dell'amore e dell'arte.



di Enrica Murru


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