RECENSIONI
Lelio Luttazzi
L'erotismo di Oberdan Baciro
Einaudi, Pag. 158 Euro 17,00
Chi se lo sarebbe mai 'creso'? Quell'uomo così elegante, distinto, garbato, signorile, aggraziato che, chi ha più di cinquant'anni, o giù di lì, ricorda ad allietarci i nostri sabato sera televisivi in bianco e nero con smoking e swing, che all'improvviso ti partorisce un libro (ahimé edito dopo la sua dolorosa morte, ma pare che lui non volesse) dove si raccontano le avventure goderecce (o meno, a seconda poi delle opinioni dei singoli lettori) di un ragazzino terribile e erotomane, ma non pornografo (Pornografi – o meglio pornologi – non sono coloro che, in nome del sacrosanto diritto all'edonismo, procurano piacere a se stessi e a quanti più altri gli riesce, ma coloro che, nel cesso di un ristorante, non si degnano di alzare la ciambella di legno prima di pisciare, e la lasciano regolarmente costellata di schizzi).
Piskello sveglio e sessualmente procace fin dai quattro anni (evivaiddio! Nonostante questa esclamazione potrebbe risvegliare le esecrabili ingiurie dei benpensanti), è ahimé figlio di una bizoca fascista, vedova e repressiva, che impedisce al figlio piena 'libertà di libertinaggio'.
Ma Oberdan Baciro ha le idee molto chiare: Solo nel dolore la creatura umana, in onta a secoli di viscidume pseudo-cristianeggiante che fa comodo soltanto a chi detiene il potere, acquista coscienza di sé e del proprio diritto alla rivolta. E perché no, all'odio.
La rivolta del giovine non sarà politica, nonostante viva le ammorbanti atmosfere del regime e delle donne adoranti il Duce, ma comportamentale, attraverso un'attività sessuale autoerotica fino alla sfinimento e fantasie erogene squassanti per la mancanza dell'atto sessuale completo, nonostante ripetuti tentativi (questa si potrebbe osar definire 'rivolta laica' perché sostenuta dall'Oberdan contro i valori muffi e castranti della troika 'Dio patria e famiglia', che è risaputo, elargisce tanti consigli, ma vieta ipocritamento il coito, ancor più se ossessivo e compulsivo).
Nonostante il 'raggiro' comico (libro da inserire tranquillamente accanto a Campanile e a Villaggio, se non addirittura l'autore superiore a loro) il libro è autobiografico anzichenò (al di là del finale che non raccontiamo per non buggerare il lettore che dopo questa mia sarà sicuramente invaghito della storia, perché del Luttazzi, chi ha più, come si diceva all'inizio, di cinquanta, invaghito della sua classe immensa lo era già in abbondanza): L'Autore ammette che oggi molti temi trattati nei Taccuini di Oberdan Baciro sanno di stantìo, perché l'evoluzione del costume fortunatamente li ha vanificati. Ma non di meno considera utile il riportarli su queste pagine, proprio per operare un confronto tra quei tempi e i nostri. Nei quali – si badi bene – la rivoluzione sessuale è appena iniziata. L'Autore altresì informa il lettore che tali Taccuini sono attendibili, cioè tratti dai cassetti di un Oberdan Baciro realmente vissuto.
Neanche a dire che il libro in questione è irrinunciabile perché cozza contra quei baciaculo reazionari che negano la sessualità infantile. Qui si vuol trombare seienni e si eiacula a otto. Che portento... credi a me!
di Alfredo Ronci
Piskello sveglio e sessualmente procace fin dai quattro anni (evivaiddio! Nonostante questa esclamazione potrebbe risvegliare le esecrabili ingiurie dei benpensanti), è ahimé figlio di una bizoca fascista, vedova e repressiva, che impedisce al figlio piena 'libertà di libertinaggio'.
Ma Oberdan Baciro ha le idee molto chiare: Solo nel dolore la creatura umana, in onta a secoli di viscidume pseudo-cristianeggiante che fa comodo soltanto a chi detiene il potere, acquista coscienza di sé e del proprio diritto alla rivolta. E perché no, all'odio.
La rivolta del giovine non sarà politica, nonostante viva le ammorbanti atmosfere del regime e delle donne adoranti il Duce, ma comportamentale, attraverso un'attività sessuale autoerotica fino alla sfinimento e fantasie erogene squassanti per la mancanza dell'atto sessuale completo, nonostante ripetuti tentativi (questa si potrebbe osar definire 'rivolta laica' perché sostenuta dall'Oberdan contro i valori muffi e castranti della troika 'Dio patria e famiglia', che è risaputo, elargisce tanti consigli, ma vieta ipocritamento il coito, ancor più se ossessivo e compulsivo).
Nonostante il 'raggiro' comico (libro da inserire tranquillamente accanto a Campanile e a Villaggio, se non addirittura l'autore superiore a loro) il libro è autobiografico anzichenò (al di là del finale che non raccontiamo per non buggerare il lettore che dopo questa mia sarà sicuramente invaghito della storia, perché del Luttazzi, chi ha più, come si diceva all'inizio, di cinquanta, invaghito della sua classe immensa lo era già in abbondanza): L'Autore ammette che oggi molti temi trattati nei Taccuini di Oberdan Baciro sanno di stantìo, perché l'evoluzione del costume fortunatamente li ha vanificati. Ma non di meno considera utile il riportarli su queste pagine, proprio per operare un confronto tra quei tempi e i nostri. Nei quali – si badi bene – la rivoluzione sessuale è appena iniziata. L'Autore altresì informa il lettore che tali Taccuini sono attendibili, cioè tratti dai cassetti di un Oberdan Baciro realmente vissuto.
Neanche a dire che il libro in questione è irrinunciabile perché cozza contra quei baciaculo reazionari che negano la sessualità infantile. Qui si vuol trombare seienni e si eiacula a otto. Che portento... credi a me!
di Alfredo Ronci
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