RECENSIONI
Franco Pezzini
L’importanza di essere Lucio
Odoya, Pag. 336 Euro 20,00Diffidavo un po’ all’inizio nell’accostarmi al libro, insospettita dalla promessa di una rilettura “pop”. Pensavo a una banalizzazione, una volgata semplificatrice. Ma avevo intuito che c’era altro. Infatti!
Nel ripercorrere il romanzo di Apuleio (II secolo d.C) Pezzini tende un filo tra passato e presente, un percorso nel tempo in cui sono segnate, in diverse tappe, le origini e gli sviluppi dei temi presenti nella storia: i prodromi e gli approdi, dai periodi arcaici fino ai giorni nostri. Si può così scorrazzare avanti e indietro, in continui rimandi e risonanze. Ci sono approfondimenti per capire e conoscere, e risonanze per scoprire come la sensibilità artistica di ogni tempo vibri e risponda alle suggestioni offerte da questa sorgente inesauribile. La favola di Amore Psiche, ad esempio (che occupa una parte del romanzo ma è a volte trattata come un’opera a sé stante, dalle molte implicazioni) trova i suoi riferimenti nell’antico e nel nuovo, passando per la corte di Francia (con la Bella e la Bestia) e rimanendo vitale ai tempi nostri, dopo aver ispirato, oltre alla letteratura, una miriade di opere d’arte fra cui il celebre gruppo del Canova.
Nel corso di tutto il libro Pezzini non perde occasione di approfondire ogni spunto, ma per non appesantire il testo con troppe digressioni utilizza l’ingegnoso espediente delle “scatole”. I Box (di cui è fornito un indice a parte) sono riquadri in cui si affronta una ricca messe di argomenti atti a soddisfare qualunque curiosità possa emergere dalla lettura: informazioni storiche, filosofiche e mitologiche; confronti con altre opere antiche o attuali, osservazioni sui giudizi incontrati nelle diverse epoche, produzioni letterarie e artistiche ispirate ai temi del romanzo, e così via. È impressionante vedere come non sia stato trascurato nulla. E il sistema è comodo perché il box sta lì, e il lettore può buttarcisi subito o aspettare fino alla fine del capitolo, o scegliere il momento che preferisce.
Nel raccontare la storia del povero Lucio trasformato in asino per le sue incaute esplorazioni nel mondo della magia – perché sì, Pezzini ripercorre vividamente tutto il racconto – non perde di vista l’autore Apuleio, scovandone continuamente le tracce autobiografiche. Nota ad esempio con che gusto faccia spesso sfoggio delle sue competenze forensi. E con che toni suggestivi accenni all’esperienza della sua iniziazione a misteri sacri. Apuleio avvocato, Apuleio filosofo e forse mistico, Apuleio processato per magia. Molte sono le questioni relative all’interpretazione di quest’opera, considerando anche la sua doppia natura di racconto salace e di iter iniziatico, e Pezzini le affronta, punto per punto, ricorrendo al parere dei diversi critici e alle interpretazioni della junghiana Von Franz, grande studiosa di miti e fiabe.
È un libro generoso, questo, e affascinante fino a dare dipendenza (del resto, si parte dalle streghe e dagli incantesimi!). Generoso per la messe di informazioni e stimoli, ma anche per la straordinaria ricchezza di illustrazioni, raccolte dall’iconografia di tutti i tempi. E non contento l’Autore, appena può, ne aggiunge qualcuna di suo pugno!
Grazie alla sua multiforme cultura, maneggiata con una malizia acuta e provocatoria, Pezzini (che già dal titolo spiazza il lettore ammiccando a Oscar Wilde) è il cicerone perfetto per condurci nel mondo di Apuleio tenendogli testa quasi in punta di fioretto, a svelarne via via gli arcani e a sventare le molte trappole. Anzi, mi correggo: non sventarle, ma apprezzarle per caderci dentro con più gusto.
di Giovanna Repetto
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Fuoco e carne di Prometeo
Odoya, Pag. 400 Euro 22,00Com’è bello essere presi per mano da Franco Pezzini e condotti a leggere un classico. È così che avviene il miracolo. Infatti per quanto Pezzini si adoperi a sviscerare le origini, i riferimenti, gli antecedenti e i conseguenti (senza dimenticare mai nulla, perché se per caso durante la lettura ti viene l’idea furba di fare un collegamento, ecco, subito ti accorgi che lui ci ha già pensato, e se ancora non l’hai visto è perché sta per scodellartelo nella pagina successiva) dicevo per quanto si adoperi a dissezionare l’opera (scusate, ma parlando di Frankenstein vengono fuori queste metafore) succede che l’opera, a differenza di un corpo che la dissezione rende più morto, si ravviva e risplende moltiplicando i colori come attraverso un prisma.
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