RECENSIONI
Francesco Permunian
La Casa del Sollievo Mentale
Nutrimenti, Pag. 172 Euro 16,00
Non s'adombri il lettore se qualche volta si va per la tangente e si confessi che un tal libro non s'è capito: perché può succedere. I motivi sono tanti, a cominciar dal principio della modestia che non può competere con quello dell'onniscenza e della saputezza.
Non vuole essere alibi, figuramoci, modesti noi orchi va bene, ma citrulli no, neanche per idea.
La comprensione di un testo sfugge alla dinamica del rendiconto, è solo un confronto col proprio bagaglio, in questo caso culturale.
Di Permunian sapevo, senza averlo ancora letto, di quel suo Cronaca di un servo felice, uscito inizialmente nel 1999 per Meridiano Zero e ben presto diventato oggetto di culto... e di altre sue cose per Rizzoli.
Eccolo improvvisamente per Nutrimenti: e dunque, con cotanto coté, preda di un mio civettuolo (?) interesse. Che dopo attenta lettura è andato via via scemando.
La Casa del Sollievo Mentale mi sembra un giochetto intellettuale un po' asfittico, scritto da uno scrittore, sì fuori da qualsivoglia logica mercantile, ma dentro la necessità di raccontare, come a scuola tanti anni fa, chi fa il bravo e chi il cattivo (sempre da un punto di vista intellettuale). Non si spiegherebbe perché un personaggio importante del libro stravede per Ceronetti, anzi, lo ritiene una guida spirituale addirittura immedesimandosi, e il bibliotecario del lago di Garda, che sarebbe lo scrivente, ne adombra l'importanza se no persino la statura (sempre intellettuale).
E poi la storia... si dice del libro e quindi della scrittura che conosce tutti i registri del grottesco e del farsesco, riuscendo attraverso la sua vena surreale a gettare uno sguardo acuminato sulla realtà e sull'attualità svelandone gli aspetti più incredibili e corrotti.
Non ho scorto ahimé nulla di corrotto nel barone Alfonso Maria Manotazo, ossessionato dal Ceronetti, neanche nel dottor Ludovico Toppi, bibliotecario, tanto meno in Madame Pompadour o nel magazziniere Armando. Per non parlar delle signorine Eburnea e Leocadia che nella realtà son bambole gonfiabili atte solo a trastullar uccelli in cerca di sfoghi poco intellettuali.
Scrive ad un certo punto il Toppi, che crediamo Permunian, in una considerazione ontologicamente onesta... Dato che io non sono un filologo o un glottologo di professione, bensì un semplice collezionista di ciance e risate paesane...
Fantastico! Pare pure un autoritratto, perché ad essere cattivi La Casa del Sollievo Mentale sembra romanzo di ciance. Totò avrebbe detto pinzillacchere.
Mi ricorda sapete cosa? Gli incendiati di Moresco. Vacuo fino all'inverosimile. Ma mentre Moresco, in quell'occasione, meritava la punizia divina, Permunian crediamo abbia sbagliato registro. Sembra quasi abbia voluto travestirsi, ma come dicevano i latini... nemo profeta in mitria.
di Alfredo Ronci
Non vuole essere alibi, figuramoci, modesti noi orchi va bene, ma citrulli no, neanche per idea.
La comprensione di un testo sfugge alla dinamica del rendiconto, è solo un confronto col proprio bagaglio, in questo caso culturale.
Di Permunian sapevo, senza averlo ancora letto, di quel suo Cronaca di un servo felice, uscito inizialmente nel 1999 per Meridiano Zero e ben presto diventato oggetto di culto... e di altre sue cose per Rizzoli.
Eccolo improvvisamente per Nutrimenti: e dunque, con cotanto coté, preda di un mio civettuolo (?) interesse. Che dopo attenta lettura è andato via via scemando.
La Casa del Sollievo Mentale mi sembra un giochetto intellettuale un po' asfittico, scritto da uno scrittore, sì fuori da qualsivoglia logica mercantile, ma dentro la necessità di raccontare, come a scuola tanti anni fa, chi fa il bravo e chi il cattivo (sempre da un punto di vista intellettuale). Non si spiegherebbe perché un personaggio importante del libro stravede per Ceronetti, anzi, lo ritiene una guida spirituale addirittura immedesimandosi, e il bibliotecario del lago di Garda, che sarebbe lo scrivente, ne adombra l'importanza se no persino la statura (sempre intellettuale).
E poi la storia... si dice del libro e quindi della scrittura che conosce tutti i registri del grottesco e del farsesco, riuscendo attraverso la sua vena surreale a gettare uno sguardo acuminato sulla realtà e sull'attualità svelandone gli aspetti più incredibili e corrotti.
Non ho scorto ahimé nulla di corrotto nel barone Alfonso Maria Manotazo, ossessionato dal Ceronetti, neanche nel dottor Ludovico Toppi, bibliotecario, tanto meno in Madame Pompadour o nel magazziniere Armando. Per non parlar delle signorine Eburnea e Leocadia che nella realtà son bambole gonfiabili atte solo a trastullar uccelli in cerca di sfoghi poco intellettuali.
Scrive ad un certo punto il Toppi, che crediamo Permunian, in una considerazione ontologicamente onesta... Dato che io non sono un filologo o un glottologo di professione, bensì un semplice collezionista di ciance e risate paesane...
Fantastico! Pare pure un autoritratto, perché ad essere cattivi La Casa del Sollievo Mentale sembra romanzo di ciance. Totò avrebbe detto pinzillacchere.
Mi ricorda sapete cosa? Gli incendiati di Moresco. Vacuo fino all'inverosimile. Ma mentre Moresco, in quell'occasione, meritava la punizia divina, Permunian crediamo abbia sbagliato registro. Sembra quasi abbia voluto travestirsi, ma come dicevano i latini... nemo profeta in mitria.
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