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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Alberto Schiavone

La Mischia

Cult Edizioni, Pag. 140 Euro 9,50
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Amedeo è un giovane adolescente di belle speranze; un futuro da calciatore, un padre fin troppo premuroso che farebbe e fa qualsiasi cosa pur di farlo arrivare. Il ragazzo in effetti è bravino e ha talento, anche se il suo rendimento è altalenante. Poi c'è Adriano. E' un tipo strano, legge Moby Dick al ritmo di una pagina al giorno, ha una moglie che si prostituisce mentre lui sta nello sgabuzzino a leggere. Il contesto è quello di una qualsiasi cittadina di provincia del laborioso nord-Italia. La crisi, la vita di tutti i giorni, il lavoro. I consumi. Ci sono anche gli altri, o meglio c'è anche l'altro. Lo zingaro. E' un ragazzo che si spaccia per tredicenne ma ne ha sedici e siccome è un fenomeno a giocare a calcio conquista subito il Mister, le simpatie del pubblico e offusca la stella di Amedeo. Tutto scorre nella placida normalità che aspira a un posto in paradiso; nello specifico: un posto nelle glorie della serie A calcistica, una fuga verso il mondo dello showbiz per la sorella antipatica di Amedeo, una vita da moglie di un calciatore famose per Alessia, la ragazza di Amedeo.

Schiavone sembra delineare uno dei tanti scenari che la letteratura contemporanea italiana ha già trattato, ultimamente, fino alla nausea e con risultati spesso discutibili. Ma lui, alla sua prima prova narrativa, e che si definisce uno che ogni tanto prova il tiro da lontano, c'è da dire che è riuscito a insaccare sotto l'incrocio dei pali.

La mischia è un racconto breve che spiazza. Man mano che si entra nella storia ci si accorge che i personaggi che vengono tratteggiati e poi si delineano con più chiarezza rappresentano qualcosa di mostruoso. Siamo dalle parti del primo Ammaniti ma non solo. Il fraseggio breve, secco (un po' stucchevole ormai, e abusato, ma qui tuttavia appropriato) ci trascina velocemente verso l'osceno dramma della 'normalità' dalemian-berlusconiana che, come una Piovra soporifera ha narcotizzato prima e disumanizzato poi i poveri cittadini imbevuti di Tv, giornali scandalistici, sogni di latta (diceva Renato Zero nei lontanissimi anni'80), e cinismo in scatola. Non si salva nessuno: dal padre dello zingaro che piscia davanti alla gente che guarda la partita sulle gradinate, ad Adriano che diventa il mostro che nessuno s'aspetta, alla falsa innocenza del povero Amedeo che, appena messo di fronte al pericolo della competizione (lo zingaro fenomeno), sbrocca e ordisce il complottino subdolo per eliminarlo. Senza dimenticare l'irriguardosa e sfacciata enormità con cui Leonardo, il papà di Amedeo, scrive lettere per chiedere aiuto economico a tutti coloro verso cui gli fanno proiettare i suoi sogni malati e irrealizzabili (fantastica la lettera al presidente della Repubblica!).

Se l'Italia è questa (e secondo me è questa) stiamo freschi. Aspettiamo Schiavone a una nuova prova d'autore, magari più corposa e di ampio respiro tematico. Forse, dico forse da povero illuso, questo tipo di letteratura ci salverà dal disastro; perché a volte è uno specchio impietoso davanti alla cui immagine non sanno resistere nemmeno i più ignobili galoppini, nemmeno i mostri che si credono ciò che non saranno mai. O coloro che sperano che gli altri (i figli) siano ciò che loro non sono potuti diventare (il difficile è diffonderla questa letteratura!).

Ah, la mutazione antropologica degli italiani di vecchia cara pasoliniana memoria... che sembra superata dall'esercito di zombie che ormai ci circonda, travestiti da cittadini votanti, chiassosi come le urla dei Tg di prima serata o le crasse risate da immondizia di Striscia la Notizia.



di Adriano Angelini


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