RECENSIONI
Sandro Orlando
La Repubblica del ricatto. Dossier segreti e depistaggi nell'Italia di oggi.
ChiareLettere, Pag. 298 Euro 14,60
Mi sono chiesto spesso, soprattutto negli ultimi periodi, (e dopo aver subìto una campagna elettorale tra le più modeste e prive di significato e un risultato elettorale così "fascista" da mettere i brividi) dai tempi in cui andavo in giro coi calzoncini corti a raccogliere i volantini che gli "emissari" delle varie forze politiche lanciavano dalle auto quando ancora non esisteva il problema dei rifiuti e del riciclaggio della carta, che senso abbia votare in un paese dove puntualmente le facce sono sempre le stesse, e le stesse spesso coinvolte in torbidi maneggi da paese centroamericano (espressione questa triste, me ne rendo conto, e obsoleta, dal momento che il nostro, tra scandali di vario genere, ha superato l'impasse, chiamiamola così, delle repubbliche latino-americane).
Non voglio nemmeno farmi portavoce delle lamentale, anche se sempre più giustificate, del grillismo assurto a pratica da cahiers de doleance. Quel che prude e dà insoddisfazione è questo sentore da repubblica delle banane.
Il libro di Orlando, che andrebbe letto nelle scuole, e se non si ha il tempo perché i programmi ministeriali sono insostituibili, magari letto nei doposcuola inseriti di prepotenza negli organigramma per una sorta di contrappasso civico, è esempio perfetto di quali "alte" personalità sia in grado di partorire questa nostra italietta (con la minuscola) di furbi e delinquenti.
Mi preme sottolineare, prima di ogni altra cosa, come il sottotitolo – dossier segreti e depistaggi nell'Italia di oggi – di fatto sia dallo stesso autore smentito. Perché a pag. 7 si afferma: non ha senso parlare di «deviazioni», nella misura in cui «catene di comando anomale per operazioni particolari» (la definizione è dell'ammiraglio Fulvio Martini, direttore del Sismi dal 1984 al 1991) sono sempre esistite all'interno dei servizi. Il vizio, la radice del male, è rintracciabile nella stessa origine del nostro controspionaggio, in quella circolare ministeriale che nel 1949 – senza un dibattito pubblico, senza un coinvolgimento del Parlamento, senza uno straccio di legge – diede vita al servizio informazioni forze armate (Sifar) per filiazione diretta dagli apparati della polizia segreta fascista (Ovra, Sim), e in regime di assoluta subalternità alla Cia americana.
Intendiamoci, il mio non è un appunto nei confronti dell'autore (invece benemerito) quanto invece dell'assoluta immobilità, nonostante i tentativi di circostanziare gli avvenimenti e di renderli attuali, delle vere e proprie strutture alternative al potere politico che noi consideriamo, giustamente, legittimo.
Le incredibili schedature fatte dalla Telecom, gli inutili lavori della commissione Mitrokhin, i falsi scandali dell'affair Telekom-Serbia, accadimenti ricostruiti dettagliatamente da Sandro Orlando, se da una parte testimoniano l'incredibile "vivacità" della nostra classe politica dall'altra sono un segno inequivocabile del degrado, e peggio ancora anche se può apparire paradossale, della superficialità dei nostri apparati di controllo.
Che questo paese sia stato sempre – e la parola sempre in questo caso non ha solo un valore meramente linguistico - ostaggio dell'eredità fascista (a breve sul Paradiso commenteremo il volume di Corrado Stajano dedicato ad alcuni ritratti del novecento e verificheremo come molte delle più insigni personalità del nostro più recente passato, spesso padri della nostra Costituzione, abbiano avuto questa idea ben impressa, come un marchio e taluni, nell'avvicendarsi della Storia, ci abbiano visto un fallimento di un'intera generazione) è ormai un dato di fatto. Quello che allarma è l'assoluta indifferenza di forze politiche e notabili troppo spesso presi nella individuazione, come diceva Sergio Luzzatto nel suo "poco letto" libro La crisi dell'antifascismo (Einaudi), di un "terzismo" assai meno nobile. Dove per terzismo si intende equidistanza precisa e "voluta" da categorie decisamente più 'incisive' come potevano essere il fascismo e l'antifascismo.
E' da questa equidistanza che nasce poi l'antipolitica (che non è quella grillesca) e la presenza di politici che purtroppo, seppur spesso coinvolti in ricatti e depistaggi, sono sempre lì come incubi nella notte.
di Alfredo Ronci
Non voglio nemmeno farmi portavoce delle lamentale, anche se sempre più giustificate, del grillismo assurto a pratica da cahiers de doleance. Quel che prude e dà insoddisfazione è questo sentore da repubblica delle banane.
Il libro di Orlando, che andrebbe letto nelle scuole, e se non si ha il tempo perché i programmi ministeriali sono insostituibili, magari letto nei doposcuola inseriti di prepotenza negli organigramma per una sorta di contrappasso civico, è esempio perfetto di quali "alte" personalità sia in grado di partorire questa nostra italietta (con la minuscola) di furbi e delinquenti.
Mi preme sottolineare, prima di ogni altra cosa, come il sottotitolo – dossier segreti e depistaggi nell'Italia di oggi – di fatto sia dallo stesso autore smentito. Perché a pag. 7 si afferma: non ha senso parlare di «deviazioni», nella misura in cui «catene di comando anomale per operazioni particolari» (la definizione è dell'ammiraglio Fulvio Martini, direttore del Sismi dal 1984 al 1991) sono sempre esistite all'interno dei servizi. Il vizio, la radice del male, è rintracciabile nella stessa origine del nostro controspionaggio, in quella circolare ministeriale che nel 1949 – senza un dibattito pubblico, senza un coinvolgimento del Parlamento, senza uno straccio di legge – diede vita al servizio informazioni forze armate (Sifar) per filiazione diretta dagli apparati della polizia segreta fascista (Ovra, Sim), e in regime di assoluta subalternità alla Cia americana.
Intendiamoci, il mio non è un appunto nei confronti dell'autore (invece benemerito) quanto invece dell'assoluta immobilità, nonostante i tentativi di circostanziare gli avvenimenti e di renderli attuali, delle vere e proprie strutture alternative al potere politico che noi consideriamo, giustamente, legittimo.
Le incredibili schedature fatte dalla Telecom, gli inutili lavori della commissione Mitrokhin, i falsi scandali dell'affair Telekom-Serbia, accadimenti ricostruiti dettagliatamente da Sandro Orlando, se da una parte testimoniano l'incredibile "vivacità" della nostra classe politica dall'altra sono un segno inequivocabile del degrado, e peggio ancora anche se può apparire paradossale, della superficialità dei nostri apparati di controllo.
Che questo paese sia stato sempre – e la parola sempre in questo caso non ha solo un valore meramente linguistico - ostaggio dell'eredità fascista (a breve sul Paradiso commenteremo il volume di Corrado Stajano dedicato ad alcuni ritratti del novecento e verificheremo come molte delle più insigni personalità del nostro più recente passato, spesso padri della nostra Costituzione, abbiano avuto questa idea ben impressa, come un marchio e taluni, nell'avvicendarsi della Storia, ci abbiano visto un fallimento di un'intera generazione) è ormai un dato di fatto. Quello che allarma è l'assoluta indifferenza di forze politiche e notabili troppo spesso presi nella individuazione, come diceva Sergio Luzzatto nel suo "poco letto" libro La crisi dell'antifascismo (Einaudi), di un "terzismo" assai meno nobile. Dove per terzismo si intende equidistanza precisa e "voluta" da categorie decisamente più 'incisive' come potevano essere il fascismo e l'antifascismo.
E' da questa equidistanza che nasce poi l'antipolitica (che non è quella grillesca) e la presenza di politici che purtroppo, seppur spesso coinvolti in ricatti e depistaggi, sono sempre lì come incubi nella notte.
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