RECENSIONI
Jaime Bayly
La canaglia sentimentale
Sellerio, Pag. 429 Euro 16,00
Stefano Salis sulle colonne dell'inserto domenicale de Il sole 24 ore si chiede, senza nascondere una traccia di ansia, cosa sia questa moda, nemmeno contemporanea visti anche i precedenti, d'incensare autori e poi relegarli nel dimenticatoio. E improvvidamente cita David Foster Wallace, Bolaño ed il nostro D'Arrigo. Perché dico improvvidamente? Perché si contesti pure l'enfasi per lo scrittore americano precocemente scomparso, si confuti pure la devozione per il cileno Bolaño, ma nel considerare l'attitudine di certa critica a sopravvalutare opere ed omissioni e poi 'zittirle', che c'entra D'Arrigo e il suo Horcynus Orca? Come dire che non si parla mai abbastanza de I promessi sposi.
C'è molta confusione, come diceva il grande Quelo. Ignorando la questio che andrebbe sfrucugliata per singolo autore, al problema però se ne aggiunge un altro, che è speculare assai: la mania dell'incenso non è solo dei critici anodini, ma anche degli scrittori stessi marchettari.
Dico ciò perché sempre Bolaño a proposito del Bayly qui considerato afferma che è tra gli autori che si sono spinti più in là sulla frontiera del nuovo territorio da esplorare. Il territorio dove giacciono le ossa di Cervantes e di Valle Inclàn, il territorio dei morti e dell'avventura.
Ne La canaglia sentimentale vedo pochi morti e molte avventure, ma piuttosto squinzie.
Il protagonista, già 'eroe' in due precedenti libri, qua quarantenne diviso tra la carriera dello scrittore e quella della televisione, è fondamentalmente un bisessuale indeciso e a me i bisessuali stanno un po' sui coglioni. O sei zuppa o pan bagnato, non ce n'è.
Si presenta così: Mi considero un uomo di successo perché non ho mai passato una notte in carcere. La massima aspirazione della mia vita è non essere arrestato. Faccio lo scrittore perché non mi viene in mente un altro modo di fare i soldi stando in casa.
Per me la felicità consiste nel poter cagare sempre nel mio bagno. Questo mi impone di passare la maggior parte del tempo in casa. Per questo sono diventato uno scrittore.
Faceto no? Tutto sommato è preferibile uno scrittore di tale pasta, che tenta disperatamente di fare il simpaticone, ai contemporanei, sempre più numerosi, che pur pubblicando a pagamento si ritengono Proust e se non pagano si ritengono al di fuori di ogni umana contestazione.
Ma Bayly è come quei tizi che ti rallegrano le serate, ma che sopporti solo un giorno, perché già al secondo cominci a essere insofferente e al terzo vorresti morire (o eliminarlo, dipende dal grado di saturazione e da come ci si sveglia la mattina).
Bayly è uno tosto perché è recidivo. Sentite qua: Mi piace andare controcorrente ma solo se giova al mio conto corrente. Sono un cattivo scrittore ma una brava persona. Sono una brava persona ma non quando scrivo.
Non ce n'è: l'intellettuale peruviano ha la propensione all'aforisma scemo e quel che esce fuori spesso è una loffietta spuntata.
La canaglia sentimentale (secondo me è canaglia perché è bisessuale) è adatto a chi riesce a sorridere con l'umorismo falsamente colto, un po' alla Benni. Che detesto. Ergo... questo romanzo non fa per me.
di Alfredo Ronci
C'è molta confusione, come diceva il grande Quelo. Ignorando la questio che andrebbe sfrucugliata per singolo autore, al problema però se ne aggiunge un altro, che è speculare assai: la mania dell'incenso non è solo dei critici anodini, ma anche degli scrittori stessi marchettari.
Dico ciò perché sempre Bolaño a proposito del Bayly qui considerato afferma che è tra gli autori che si sono spinti più in là sulla frontiera del nuovo territorio da esplorare. Il territorio dove giacciono le ossa di Cervantes e di Valle Inclàn, il territorio dei morti e dell'avventura.
Ne La canaglia sentimentale vedo pochi morti e molte avventure, ma piuttosto squinzie.
Il protagonista, già 'eroe' in due precedenti libri, qua quarantenne diviso tra la carriera dello scrittore e quella della televisione, è fondamentalmente un bisessuale indeciso e a me i bisessuali stanno un po' sui coglioni. O sei zuppa o pan bagnato, non ce n'è.
Si presenta così: Mi considero un uomo di successo perché non ho mai passato una notte in carcere. La massima aspirazione della mia vita è non essere arrestato. Faccio lo scrittore perché non mi viene in mente un altro modo di fare i soldi stando in casa.
Per me la felicità consiste nel poter cagare sempre nel mio bagno. Questo mi impone di passare la maggior parte del tempo in casa. Per questo sono diventato uno scrittore.
Faceto no? Tutto sommato è preferibile uno scrittore di tale pasta, che tenta disperatamente di fare il simpaticone, ai contemporanei, sempre più numerosi, che pur pubblicando a pagamento si ritengono Proust e se non pagano si ritengono al di fuori di ogni umana contestazione.
Ma Bayly è come quei tizi che ti rallegrano le serate, ma che sopporti solo un giorno, perché già al secondo cominci a essere insofferente e al terzo vorresti morire (o eliminarlo, dipende dal grado di saturazione e da come ci si sveglia la mattina).
Bayly è uno tosto perché è recidivo. Sentite qua: Mi piace andare controcorrente ma solo se giova al mio conto corrente. Sono un cattivo scrittore ma una brava persona. Sono una brava persona ma non quando scrivo.
Non ce n'è: l'intellettuale peruviano ha la propensione all'aforisma scemo e quel che esce fuori spesso è una loffietta spuntata.
La canaglia sentimentale (secondo me è canaglia perché è bisessuale) è adatto a chi riesce a sorridere con l'umorismo falsamente colto, un po' alla Benni. Che detesto. Ergo... questo romanzo non fa per me.
di Alfredo Ronci
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