RECENSIONI
Emanuele Trevi
La casa del mago
Ponte alle Grazie, Pag. 256 Euro 18.00
Si legge nella bandella pubblicitaria del testo: “Il nuovo, attesissimo romanzo del premio Strega 2021”. In più qualche dimostrazione di stima di qualche collega.
Dunque si sa, le case editrici fanno di tutto per omaggiare i propri scrittori cercando anche di vendere qualche copia in più e Ponte alle Grazie è andata anche oltre stilando una serie di encomii della migliore intellighenzia nostrana. Risultato? Potrebbe trattarsi di un nuovo evento letterario (visto, in genere, quali sono negli ultimi anni) e invece per il sottoscritto, sempre che a qualcuno interessi la mia opinione, è stata una delusione.
Innanzi tutto questo libro non lo ritengo un romanzo vero e proprio, e nemmeno un omaggio sentito e pieno di grazia e ironia (come direbbe qualcuno di quelli interpellati), ma una specie di diario intimo di un uomo alle prese con le imperfezioni del padre.
Ma io l’amavo, e per me amare significa accettare l’enigma di una persona in quanto tale, non sono venuto al mondo per sciogliere nodi o scovare tesori.
In realtà sembra davvero che Trevi voglia scovare tesori. Come quando convince suo padre a partecipare ad un evento in cui sono coinvolti vecchi alunni di scuola e dove sembra che la presenza abbia l’effetto di svegliarlo. O quando trova, in mezzo a tante scartoffie, Il libro dei mutamenti di Jung, dove anche una nota o una cancellazione o chissà cosa rientrano nello specchio d’indagine di Trevi (tralascio le inezie su come il padre portava la macchina o sulla collezione di sassi su cui il figlio, anche qui, s’arrabatta inutilmente).
Dice in un passo non troppo significativo … Mio padre e mia madre lavoravano almeno dieci ore al giorno, erano onesti fino al midollo, votavano comunista. Forse questo poco avrebbe significato di più dell’intero libro (ma allora il libro non lo si scrive?).
Trevi è un ottimo scrittore ma gli consiglierei, intanto, di lasciar stare la letteratura e di fare qualche seduta da uno psicanalista (sull’elenco di libri che Trevi ha letto per compilare il romanzo, posto alla fine di esso, meglio stendere un velo pietoso).
di Alfredo Ronci
Dunque si sa, le case editrici fanno di tutto per omaggiare i propri scrittori cercando anche di vendere qualche copia in più e Ponte alle Grazie è andata anche oltre stilando una serie di encomii della migliore intellighenzia nostrana. Risultato? Potrebbe trattarsi di un nuovo evento letterario (visto, in genere, quali sono negli ultimi anni) e invece per il sottoscritto, sempre che a qualcuno interessi la mia opinione, è stata una delusione.
Innanzi tutto questo libro non lo ritengo un romanzo vero e proprio, e nemmeno un omaggio sentito e pieno di grazia e ironia (come direbbe qualcuno di quelli interpellati), ma una specie di diario intimo di un uomo alle prese con le imperfezioni del padre.
Ma io l’amavo, e per me amare significa accettare l’enigma di una persona in quanto tale, non sono venuto al mondo per sciogliere nodi o scovare tesori.
In realtà sembra davvero che Trevi voglia scovare tesori. Come quando convince suo padre a partecipare ad un evento in cui sono coinvolti vecchi alunni di scuola e dove sembra che la presenza abbia l’effetto di svegliarlo. O quando trova, in mezzo a tante scartoffie, Il libro dei mutamenti di Jung, dove anche una nota o una cancellazione o chissà cosa rientrano nello specchio d’indagine di Trevi (tralascio le inezie su come il padre portava la macchina o sulla collezione di sassi su cui il figlio, anche qui, s’arrabatta inutilmente).
Dice in un passo non troppo significativo … Mio padre e mia madre lavoravano almeno dieci ore al giorno, erano onesti fino al midollo, votavano comunista. Forse questo poco avrebbe significato di più dell’intero libro (ma allora il libro non lo si scrive?).
Trevi è un ottimo scrittore ma gli consiglierei, intanto, di lasciar stare la letteratura e di fare qualche seduta da uno psicanalista (sull’elenco di libri che Trevi ha letto per compilare il romanzo, posto alla fine di esso, meglio stendere un velo pietoso).
di Alfredo Ronci
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