RECENSIONI
Javier Marquez Sanchez
La festa di Orfeo
Gargoyle books, Pag. 292 Euro 17,00
Fisher proseguì. "Sì niente è rimasto uguale dopo la guerra. Come possiamo farci atterrire da un vampiro dai tratti signorili come Bela Lugosi, dopo aver saputo quello che i nazisti hanno fatto nei campi di sterminio?".
Considerazione più che lecita e che potrebbe gettare un'ombra sull'horror in generale e sul seguito che questo ha sempre avuto tra i lettori e non solo lettori. In ogni caso non vorrei allontanarmi troppo dal 'dettato' anche se, paradossalmente, il nazismo ha sempre esercitato il suo fascino (Mario Pirani scrisse anni fa un saggio in proposito) anche sul mondo dell'avventura, pensiamo allo stesso Indiana Jones, su quello dell'esoterismo, pensiamo agli studi di Giorgio Galli e sul quello dell'inconscio in generale.
In questo libro non si parla né di Hitler né di Terzo Reich (ci ha pensato la ristampa di uno dei primi libri di Bolaňo a farlo), ma di un film maledetto che, se visto, porta alla pazzia.
Prima di esternare considerazioni sulla validità dell'operazione, mi preme sottolineare che il volume ha un'ottima introduzione, realizzata da quella straordinaria coppia, che noi orchi intervistammo anni fa, e cioè Franco Pezzini e Angela Tintori, che sa praticamente tutto sulla cinematografia dell'orrore e similia, tanto che se vi vestite da Dracula in occasione del carnevale, rischiate di essere riconosciuti e magari anche inseriti direttamente nei loro aggiornatissimi e specialistici studi.
Bando alle ciance e alle boutade: la prefazione dei due è essenziale per la comprensione de La festa di Orfeo.
Intendiamoci, non è che se si ignora il pezzo vi arrabattate nel dubbio: siamo sempre di fronte ad un'operazione commerciale e furba per la quale non ci vuole un quoziente intellettivo superiore alla media, ma la lettura è necessaria per capire al meglio questo 'calcolatissimo' romanzo e soprattutto le mode d'employe.
Javier Marquez Sanchez, che si definisce scrittore per vocazione e giornalista per necessità, crediamo si sia divertito al gioco dell'estrazione: nel senso che, come per i grandi sorteggi, abbia inserito in una palla di vetro tante biglie quante sono le sue conoscenze della cultura del fantastico e dell'avventura, e poi ne abbia scelto una decina a caso.
E questa lotteria ha selezionato, in ordine non certo alfabetico, Sherlock Holmes e il dottor Watson (per l'occasione rispettivamente i personaggi di Andrew Carmichael e Harry Logan), il vampirismo, il satanismo, il cinema di serie B, la pellicola maledetta, il professore eremita, il complottismo e pure, permettetemi la citazione sempre cinematograficamente 'spuria', una sorta di spia venuta dal semi-freddo.
I lettori di questa segnalazione non pensino che si voglia essere cattivi: au contraire, lo scrittore e giornalista spagnolo ha fatto un lavoro certosino, ha realizzato una sorta di bignamino del genere (anzi di più generi, ma inevitabilmente collegati tra loro) per offrire un prodotto sì prevedibile, ma tutto sommato godibile nella sua resa.
Rimane, e lo diciamo con tutta franchezza, un romanzo per i cinefili di un certo tipo (ma sì, quelli che hanno riabilitato anche Bombolo e la Fenech) e quelli che ancora vogliono sognare con avventure che rimandano al secolo del positivismo. E ripetiamo: nulla in contrario. Anzi.
di Alfredo Ronci
Considerazione più che lecita e che potrebbe gettare un'ombra sull'horror in generale e sul seguito che questo ha sempre avuto tra i lettori e non solo lettori. In ogni caso non vorrei allontanarmi troppo dal 'dettato' anche se, paradossalmente, il nazismo ha sempre esercitato il suo fascino (Mario Pirani scrisse anni fa un saggio in proposito) anche sul mondo dell'avventura, pensiamo allo stesso Indiana Jones, su quello dell'esoterismo, pensiamo agli studi di Giorgio Galli e sul quello dell'inconscio in generale.
In questo libro non si parla né di Hitler né di Terzo Reich (ci ha pensato la ristampa di uno dei primi libri di Bolaňo a farlo), ma di un film maledetto che, se visto, porta alla pazzia.
Prima di esternare considerazioni sulla validità dell'operazione, mi preme sottolineare che il volume ha un'ottima introduzione, realizzata da quella straordinaria coppia, che noi orchi intervistammo anni fa, e cioè Franco Pezzini e Angela Tintori, che sa praticamente tutto sulla cinematografia dell'orrore e similia, tanto che se vi vestite da Dracula in occasione del carnevale, rischiate di essere riconosciuti e magari anche inseriti direttamente nei loro aggiornatissimi e specialistici studi.
Bando alle ciance e alle boutade: la prefazione dei due è essenziale per la comprensione de La festa di Orfeo.
Intendiamoci, non è che se si ignora il pezzo vi arrabattate nel dubbio: siamo sempre di fronte ad un'operazione commerciale e furba per la quale non ci vuole un quoziente intellettivo superiore alla media, ma la lettura è necessaria per capire al meglio questo 'calcolatissimo' romanzo e soprattutto le mode d'employe.
Javier Marquez Sanchez, che si definisce scrittore per vocazione e giornalista per necessità, crediamo si sia divertito al gioco dell'estrazione: nel senso che, come per i grandi sorteggi, abbia inserito in una palla di vetro tante biglie quante sono le sue conoscenze della cultura del fantastico e dell'avventura, e poi ne abbia scelto una decina a caso.
E questa lotteria ha selezionato, in ordine non certo alfabetico, Sherlock Holmes e il dottor Watson (per l'occasione rispettivamente i personaggi di Andrew Carmichael e Harry Logan), il vampirismo, il satanismo, il cinema di serie B, la pellicola maledetta, il professore eremita, il complottismo e pure, permettetemi la citazione sempre cinematograficamente 'spuria', una sorta di spia venuta dal semi-freddo.
I lettori di questa segnalazione non pensino che si voglia essere cattivi: au contraire, lo scrittore e giornalista spagnolo ha fatto un lavoro certosino, ha realizzato una sorta di bignamino del genere (anzi di più generi, ma inevitabilmente collegati tra loro) per offrire un prodotto sì prevedibile, ma tutto sommato godibile nella sua resa.
Rimane, e lo diciamo con tutta franchezza, un romanzo per i cinefili di un certo tipo (ma sì, quelli che hanno riabilitato anche Bombolo e la Fenech) e quelli che ancora vogliono sognare con avventure che rimandano al secolo del positivismo. E ripetiamo: nulla in contrario. Anzi.
di Alfredo Ronci
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