RECENSIONI
Edgar Hilsenrath
La fiaba dell'ultimo pensiero
Marcos y Marcos, Pag.534 Euro 18,00
Scriveva Lia Levi su Che cos'è l'antisemitismo? Per favore rispondete (Mondadori): Considerare gli ebrei come tutti ricchi è uno dei pregiudizi più diffusi tra la gente, e spesso anche tra quelli che hanno un atteggiamento di simpatia per il popolo ebraico (...)A nessuno verrebbe in mente di dire che i cristiani sono tutti ricchi perché sono ricchi Rockfeller e Agnelli (pag.29-30)
Risponde lo scrittore tedesco Edgar Hilsenrath (ricordate il romanzo Il nazista e il barbiere? – sempre Marcos y Marcos – no? Beh andate in libreria e compratelo. Noi orchi lo abbiamo già trattato in una sinagoga) con La fiaba dell'ultimo pensiero: "Chi fa i grossi affari in Turchia? In quali mani sono il commercio e l'artigianato? Chi si riempie la pancia a spese del popolo turco?" "Gli armeni" disse il muterassif. E anche il kaymakam assentì e disse:"Gli armeni" (Pag.158)
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta il genocidio degli Armeni.
Nella loro mancanza di fantasia [gli storici, N.d.R.] andranno alla ricerca di cifre per determinare il numero degli assassinati, per poterli in certo modo registrare, e cercheranno parole che definiscano il grande massacro e lo inquadrino pedantemente. Non sanno che ogni uomo è unico e che anche lo scemo del villaggio di tuo padre ha diritto a un nome. Chiameranno il grande massacro strage di popolo o strage di massa, e gli eruditi tra loro diranno che si chiama genocidio. Qualche cacasenno dirà che si chiama armenicidio e l'ultimo cretino di specialista scartabellerà nei dizionari e infine dichiarerà che si chiama olocausto (pag.186-7).
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta la storia di un popolo massacrato senza apparenti motivi: "Dunque è possibile che un motivo immotivato sia in realtà un motivo, e che questo motivo noi non lo conosciamo?"
"Questa sarebbe una possibilità efendi".
"Non potrebbe essere che nemmeno il governo conosca il motivo e non sappia assolutamente perché perseguita gli armeni?"
"Sarà questo, efendi". (Pag. 123).
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta di indizi "irrilevanti" costruiti per la stampa : "Però gli armeni vogliono riportare al presente la fiaba del regno armeno. Sperano, con l'aiuto dei russi di poter fondare qui uno Stato armeno, qui, nel cuore della Turchia:"
"Esistono prove in questo senso?"
"Esistono indizi" rispose il mudir. "Indizi del tradimento armeno, che conducono in direzione di una prova".
"Ma questa prova c'è o non c'è?
"E' irrilevante" disse il mudir. "Rilevante è solo la fede, la fede nella prova, che si basa su indizi credibili. Capisce?".
"Non del tutto" disse il giornalista austriaco. (Pag.156)
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta di pretesti infondati: "Be', Meddah, la successione di piccoli e grandi massacri dall'inizio dei tempi. E tutti sono fondati. Per ciascuno è esistito un pretesto. E per ciascuno pretesto un'accusa. Adesso capisco, Meddah, perché un'accusa non conta poi molto". (Pag.448).
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta storie vere: Sono il narratore di fiabe, dissi. Chiamami Meddah. E dissi: Le fiabe che racconto non sono fiabe, sono storie vere. E poi raccontai alla mia ombra quello che avevo visto. (Pag.455)
P.S. Ho preferito che fossero le parole del libro stesso a "elaborare" una recensione, una volta tanto. Ho preferito che fossero le parole del libro a suggerirci che tutt'ora si perpetrano genocidi. Ma decidete voi fatti da chi e ai danni di chi. Io lo so.
di Alfredo Ronci
Risponde lo scrittore tedesco Edgar Hilsenrath (ricordate il romanzo Il nazista e il barbiere? – sempre Marcos y Marcos – no? Beh andate in libreria e compratelo. Noi orchi lo abbiamo già trattato in una sinagoga) con La fiaba dell'ultimo pensiero: "Chi fa i grossi affari in Turchia? In quali mani sono il commercio e l'artigianato? Chi si riempie la pancia a spese del popolo turco?" "Gli armeni" disse il muterassif. E anche il kaymakam assentì e disse:"Gli armeni" (Pag.158)
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta il genocidio degli Armeni.
Nella loro mancanza di fantasia [gli storici, N.d.R.] andranno alla ricerca di cifre per determinare il numero degli assassinati, per poterli in certo modo registrare, e cercheranno parole che definiscano il grande massacro e lo inquadrino pedantemente. Non sanno che ogni uomo è unico e che anche lo scemo del villaggio di tuo padre ha diritto a un nome. Chiameranno il grande massacro strage di popolo o strage di massa, e gli eruditi tra loro diranno che si chiama genocidio. Qualche cacasenno dirà che si chiama armenicidio e l'ultimo cretino di specialista scartabellerà nei dizionari e infine dichiarerà che si chiama olocausto (pag.186-7).
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta la storia di un popolo massacrato senza apparenti motivi: "Dunque è possibile che un motivo immotivato sia in realtà un motivo, e che questo motivo noi non lo conosciamo?"
"Questa sarebbe una possibilità efendi".
"Non potrebbe essere che nemmeno il governo conosca il motivo e non sappia assolutamente perché perseguita gli armeni?"
"Sarà questo, efendi". (Pag. 123).
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta di indizi "irrilevanti" costruiti per la stampa : "Però gli armeni vogliono riportare al presente la fiaba del regno armeno. Sperano, con l'aiuto dei russi di poter fondare qui uno Stato armeno, qui, nel cuore della Turchia:"
"Esistono prove in questo senso?"
"Esistono indizi" rispose il mudir. "Indizi del tradimento armeno, che conducono in direzione di una prova".
"Ma questa prova c'è o non c'è?
"E' irrilevante" disse il mudir. "Rilevante è solo la fede, la fede nella prova, che si basa su indizi credibili. Capisce?".
"Non del tutto" disse il giornalista austriaco. (Pag.156)
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta di pretesti infondati: "Be', Meddah, la successione di piccoli e grandi massacri dall'inizio dei tempi. E tutti sono fondati. Per ciascuno è esistito un pretesto. E per ciascuno pretesto un'accusa. Adesso capisco, Meddah, perché un'accusa non conta poi molto". (Pag.448).
La fiaba dell'ultimo pensiero racconta storie vere: Sono il narratore di fiabe, dissi. Chiamami Meddah. E dissi: Le fiabe che racconto non sono fiabe, sono storie vere. E poi raccontai alla mia ombra quello che avevo visto. (Pag.455)
P.S. Ho preferito che fossero le parole del libro stesso a "elaborare" una recensione, una volta tanto. Ho preferito che fossero le parole del libro a suggerirci che tutt'ora si perpetrano genocidi. Ma decidete voi fatti da chi e ai danni di chi. Io lo so.
di Alfredo Ronci
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