RECENSIONI
Filippo D'Angelo
La fine dell'altro mondo
Minimum fax, Pag. 328 Euro 15,00
Agli inizi del XVIII secolo, viveva a Gifu un intagliatore di nome Tomokazu, maestro dei netsuke di soggetto animale. Una mattina Tomokazu uscì di casa in abiti leggeri, come se volesse andare al bagno pubblico, e per tre o quattro giorni di lui non si seppe più nulla. Quando ormai i familiari e i vicini di casa cominciavano a disperare per le sue sorti, l'uomo ricomparve e spiegò il motivo della propria assenza. Dovendo realizzare il netsuke (una miniatura) di un cervo, si era inoltrato nei boschi della montagna e, senza mai toccare cibo, si era dedicato a osservare, con la massima attenzione, la vita di quegli animali. Si dice che Tomokazu abbia realizzato il netsuke del cervo basandosi su ciò che aveva visto in montagna... Non era raro che per intagliare una figurina ci volesse un mese, o addirittura due (da Un'eredità di avorio e ambra di Edmund de Waal).
Gli italiani, che non sono mai stati grandi incisori di miniature, in realtà son sempre passati per grandi poeti, santi e navigatori. A questa categoria ormai vecchia e sorpassata, considerati i tempi, aggiungerei anche quella degli universitari, nonostante la scuola del nostro paese, in generale, non goda di ottima salute.
Perché si dira? Perché oltre all'arte del poetare, del navigare e a quella più impegnativa della miracolistica e della fede, il frequentar studi post liceali – sulla cui utilità poi possiamo dibattere quanto vogliamo - , sembra appassioni a tal punto le nuove generazioni che in men che non si dica stanno trasformando la nostra letteratura giovanile ed esordiente in una serie di cronache universitarie nemmeno fossimo ai 'fasti' del tempo del GUF (Giovani Universitari Fascisti).
Avevo fatto appena in tempo a godere delle imprese goliardiche in quel dell'Università Tor Vergata di Roma redatte da uno scrittore di talento, Fabrizio Patriarca, con Qualcosa abbiamo fatto (potremmo aggiungere dopo i due punti... sì studiare) che m'imbatto in nuove e strabilianti avventure di tal Filippo D'angelo, anch'esso esordiente che, con La fine dell'altro mondo ci racconta dei suoi trascorsi studenteschi, poco convinti tra l'altro, e delle sue etero avventure amorose nonostante le incestuose avances della sorella.
Potrei domandarmi: che ce ne cale? Francamente nulla, e non c'è nemmeno uno stile grintoso e convincente ad assistere la storia. Macché.
E' dunque questo il futuro della nostra letteratura, persa tra mocciani disastri pseudo sentimentali e mestizie da malinconico viale d'autunno della meglio gioventù?
Suggerirei agli editori di cambiare strada prima che tutto questo gli si rivolga contro e determinasse un'angosciosa empasse intellettuale.
Ah dimenticavo: in questa occasione edita Nicola Lagioia. Il più promettente, secondo la nostra critica, under quaranta che ci sia in circolazione.
Fermatelo prima che possa fare danni ancora peggiori.
P.S. Qualcuno si chiederà: ma la tiritera iniziale? Semplice: il miniaturista giapponese osservava con attenzione la natura e riproduceva. L'angolo di visione del giovane letterato indigeno è sempre lo stesso. Se magari torcesse la testa e guardasse meglio cosa accade intorno e non si limitasse a chiedersi se Cyrano oltre al nasone avesse anche un ottimo talento narrativo...
di Alfredo Ronci
Gli italiani, che non sono mai stati grandi incisori di miniature, in realtà son sempre passati per grandi poeti, santi e navigatori. A questa categoria ormai vecchia e sorpassata, considerati i tempi, aggiungerei anche quella degli universitari, nonostante la scuola del nostro paese, in generale, non goda di ottima salute.
Perché si dira? Perché oltre all'arte del poetare, del navigare e a quella più impegnativa della miracolistica e della fede, il frequentar studi post liceali – sulla cui utilità poi possiamo dibattere quanto vogliamo - , sembra appassioni a tal punto le nuove generazioni che in men che non si dica stanno trasformando la nostra letteratura giovanile ed esordiente in una serie di cronache universitarie nemmeno fossimo ai 'fasti' del tempo del GUF (Giovani Universitari Fascisti).
Avevo fatto appena in tempo a godere delle imprese goliardiche in quel dell'Università Tor Vergata di Roma redatte da uno scrittore di talento, Fabrizio Patriarca, con Qualcosa abbiamo fatto (potremmo aggiungere dopo i due punti... sì studiare) che m'imbatto in nuove e strabilianti avventure di tal Filippo D'angelo, anch'esso esordiente che, con La fine dell'altro mondo ci racconta dei suoi trascorsi studenteschi, poco convinti tra l'altro, e delle sue etero avventure amorose nonostante le incestuose avances della sorella.
Potrei domandarmi: che ce ne cale? Francamente nulla, e non c'è nemmeno uno stile grintoso e convincente ad assistere la storia. Macché.
E' dunque questo il futuro della nostra letteratura, persa tra mocciani disastri pseudo sentimentali e mestizie da malinconico viale d'autunno della meglio gioventù?
Suggerirei agli editori di cambiare strada prima che tutto questo gli si rivolga contro e determinasse un'angosciosa empasse intellettuale.
Ah dimenticavo: in questa occasione edita Nicola Lagioia. Il più promettente, secondo la nostra critica, under quaranta che ci sia in circolazione.
Fermatelo prima che possa fare danni ancora peggiori.
P.S. Qualcuno si chiederà: ma la tiritera iniziale? Semplice: il miniaturista giapponese osservava con attenzione la natura e riproduceva. L'angolo di visione del giovane letterato indigeno è sempre lo stesso. Se magari torcesse la testa e guardasse meglio cosa accade intorno e non si limitasse a chiedersi se Cyrano oltre al nasone avesse anche un ottimo talento narrativo...
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